Prende ormai piede il revival della musica americana di quasi un secolo fa,
l'azione di recupero di quelle sonorità che per un periodo hanno caratterizzato
le String band e le Jug band americane, che liberamente univano country, bluegrass
e neri richiami provenienti dal Mississippi. Tra i giovani paladini di questa
sorta di resurrezione, oltre alla piuttosto recente South Memphis String Band,
ritroviamo i Carolina Chocolate Drops, che hanno unito forze e passione
per credere in un progetto che dura da cinque anni, in una produzione discografica
di quattro album con significative collaborazioni sparse, tra cui la più riuscita
con Alvin Youngblood Hart (in una formidabile veste acustica) per la colonna sonora
del film "The Great Debaters" di (e con) Denzel Washington, un film considerato,
ottusamente, non adatto al pubblico italiano e pertanto non distribuito. Formati
in un'area del Piedmont (il Research Triangle) i Carolina sono costituiti dalla
mente del ventottenne Dom Flemons (chitarra, national, bajo, jug, armonica, rullante
e voce, con all'attivo due album da solista di puro country blues), dal ritmo
di Justin Robinson (violino e voce), dalla meravigliosa voce di Rhiannon Giddens
(banjo e violino) e dal parziale inserimento in questo album di Sule Greg Wilson
(percussioni).
Con l'appassionato patrocinio della Music Maker, il fresco
trio si è affermato anche in Francia (grazie anche alla joint con la Dixiefrog)
e recentemente anche in Inghilterra (di qualche settimana fa il tour in Uk) scuotendo,
con questa nuova pubblicazione "Genuine Negro Jig", l'opinione pubblica (segnalato
con elogi anche dal The Gardian). Molto più fruibile, ma allo stesso tempo non
dotato di momenti solenni come la precedente produzione (in particolare presenti
in "Heritage" 2007), questo Genuine Negro Jig non coglie il risultato
atteso e potenzialmente emerso negli ultimi album. L'evoluzione del trio non è
mai stata completamente esaltante, a tratti anche ripetitiva e monotona (oggettivamente
tipico del genere proposto), a differenza invece di elementi come passione, spirito
e impegno, che hanno contraddistinto quanto ascoltato finora. Peculiarità che
unite ad un evidente talento ci portano tuttavia ad apprezzare diversi momenti
di questo nuovo album, da quello rappresentato da episodi più emblematici, fedeli
alla missione revival, come l'introduttivo strumentale
Peace Behind The Bridge, trasferito da Etta Baker Banjo, a momenti
zeppi di tradizione come Your Baby Ain't Sweet Like Mine,
una riadattata jug song di Charlie Jackson, Snowden's
Jig all'origine chiamata Genuine Negro Jig e Cindy
Gal imparata da Joe Thompson.
Merita una citazione considerevole
la voce di Rhiannon Giddens, brava al violino, ma ancora più dotata alla
voce, sua la sensuale interpretazione di Why Don't You
Do Right, ripresa facendo un po' il verso a Jessica Rabbit. L'unico
brano autografo è Kissin'And Cussin' (Justin
Robinson), ispirato a Ike e Tina Turner, che ci accompagna piacevolmente fuori
dagli schemi canonici. Momento non solitario visto che ci sono diversi passaggi
pindarici (ci sarà lo zampino della Warner?) come la versione, molto utilizzata
dal vivo, di Hit'Em Up Style, curioso e riuscito
adattamento di un brano di successo di Blu Cantrell, in cui Justin Robinson si
cimenta al beatbox, mentre in chiusura si ripesca Trampled Rose da Real Gone di
Tom Waits, versione buona, ma senza entusiasmi. Strano invece ritrovare per la
terza volta Trouble In Your Mind, traccia
iper-utilizzata nei precedenti album, un traditional ripreso dagli archivi della
Old Hat Records. Si resta nell'insieme soddisfatti a metà e non basta la presenza
alla produzione di uno come Joe Henry, tra i più noti riesumatori di anime
in circolazione, che invece di trasmettere più calore al tutto tende quasi a inibire
e a raffreddare gli spiriti. In quest'occasione bisogna leggere il suo nome per
capire che ci ha davvero messo il suo blasonato zampino. (Antonio Avalle)