Riassumere la
carriera di Charlie Musselwhite, uno dei più longevi
ed influenti armonicisti blues, è quasi un must ad ogni sua
uscita, ma anche un’impresa per niente semplice. L’ottantunenne
musicista originario del Mississippi ha ricevuto 13 nomination
ai Grammy, tra cui la sua ultima fatica discografica
Mississippi Son,
e 33 Blues Music Awards. Nel 2014 ne ha vinto uno per
la sua collaborazione con Ben Harper (l’album Get Up),
nel 2010 è stato inserito nella Blues Hall of Fame
e nel corso degli anni ha collaborato con una lista di artisti
fra i più vari e disparati, non da ultimo John Lee Hooker
suo amico intimo e testimone di nozze. Un palmares di tutto
rispetto.
La sua avventura musicale iniziò nei lontani anni Sessanta,
dopo che Charlie si stabilì a Chicago, e dove fu parte integrante
della rinascita del blues insieme ad artisti del calibro di
Mike Bloomfield e Paul Butterfield, seguendo mostri sacri
come Little Walter, Muddy Waters e Howlin’ Wolf. Il suo primo
disco, il seminale Stand Back!, uscì nel 1967 quando
aveva solo 22 anni e lasciò un segno indelebile nel blues
e nell’approccio all’armonica (ascoltatevi Christo Redemptor
e poi possiamo riparlarne). Per un vezzo, Musselwhite
si trasferì a San Francisco quello stesso anno. Contemporanei
come Butterfield e Bloomfield seguirono l'esempio e furono
accolti nella scena della controcultura intorno al mitico
Fillmore West.
Dopo quasi sei decenni di carriera e di vita sulla strada,
il grande armonicista esce questo 16 maggio con il suo ultimo
lavoro, Look Out Highway, con la sua caratteristica
miscela di Delta e Chicago blues. Già dall’attacco della title
track che apre il disco capiamo dove si va a parare e ci sentiamo
subito a casa. Musselwhite invecchia, ma il suo timbro all’armonica
è inconfondibile, caldo e ricco come ce lo aspetteremmo. Non
fraintendiamo però: si tratta di brani nel solco della tradizione
del blues elettrico, che risultano anche contemporanei e freschi,
come viene dimostrato in Ghosts of
Memphis,dove
Musselwhite ospita il rapper Al Kapone, per un crossover tra
la black music di un tempo e quella di oggi. L’incipit di
Look Out Highway è quasi heavy, le svisate di armonica
fanno da contraltare agli altri strumenti più cadenzati e
diretti.
Ma l’armonica non è lo strumento attorno a cui gira tutto
il disco: infatti, Sad Eyes,
che rimanda al county blues e a RL Burnside, si apre con un
riff di chitarra molto definito mentre l’organo fa da tappeto
sonoro. Ovviamente non poteva mancare il più classico richiamo
al blues di Chicago e Storm Warning
è il perfetto esempio di come Musselwhite sia un maestro del
genere e sappia padroneggiarlo senza essere pedante e scolastico,
così come accade parimenti con lo shuffle di Highway 61.
Charlie si cimenta anche nella chitarra nello strumentale
Blues Lounge, dove suona la slide.
Registrato al Greaseland Studio di Kid Andersen a San Jose,
in California, il disco vede per la prima volta la presenza
di tutta la band di lunga data del musicista riunita per le
session dell’album: quest'ultima è composta da Matt Stubbs
alla chitarra, Kid Andersen al piano e Randy Bermudes al basso.
Se non è certo un periodo facile per il blues - i cicli e
ricicli musicali in questo momento non favoriscono il genere
- vero è che dischi come questo aiutano molti giovani ad avvicinarsi
all’armonica e al genere. Dunque lunga vita al blues, soprattutto
se chi lo suona alla veneranda età di 81 anni ci regala un
disco come questo Look Out Highway, tradizionale ma
assolutamente godibile anche ai giorni nostri.