Valerie June
Pushin' Against A Stone
[Sunday Best/ PIAS  2013]

www.valeriejune.com


File Under: black & white

di Gianni Del Savio (10/06/2013)

Immaginiamo qui di ripercorrere, in un viaggio nel tempo, passaggi della musica, scritta suonata e cantata, in particolare quella al disotto della Mason-Dixon line, transitando da vari luoghi: baracche, juke joints, rioni, il lento e mormorante avvio verso la funzione religiosa, o uscita da essa, un musicista accovacciato in un vicolo, con un'acciaccata chitarra o un banjo, o quant'altro dia un minimo supporto al canto, o infine un back porch con l'irrinunciabile barbecue del sabato, o di qualsivoglia serata. Bene, quelli potrebbero essere tempi e luoghi in cui (ri)trovare Valerie June: viene da un'area rurale del Tennessee, non lontana da Memphis, e cresce dove si suona, si ascolta, si balla tutto quello che nasce dalla creatività popolare, con le molteplici influenze (bianche e black) che nel tempo alimentano anche la più sofisticata musica urbana di luoghi come Nashville, dove - con la produzione di Dan Auerbach e Kevin Augunas - la June incide questo disco d'esordio, che in alcuni titoli testimonia la vita non facile di cui esso si alimenta (apre con Workin' Woman Blues…).

Concentrato di antichi sapori, di freschezza esecutiva - soprattutto nella qualità sonora - di taglio cantautorale (provate a dire di no all'evocazione jonimitchelliana che ispirano On My Way e la versione acustica di Somebody To Love in coda al disco). Workin' Woman Blues, appunto: tema forte e svolgimento blues, folk, spiritual, country; chitarra e percussioni e fiati, e una voce acuta e nasale a tratti infantile, a volte "sfuocata" dall'eco, e che - confermeranno gli altri brani - ricorda in vario modo Esther Phillips, Shirley Goodman, Ruth Brown. Potrebbe piacere a Memphis Minnie. Nella prima delle due splendide versioni della ballad Somebody To Love, l'immaginiamo come una street singer (suo il banjo) alla quale vengono in aiuto il violino, un coro, e l'hammond di Booker T. Jones(!). Un (mid)tempo valzer riproposto in The Hour e nell'eccellente Tennessee Time, miscela country e (coralmente) spiritual. Twined Twisted vanta invece il classico, un po' scarno, humus cantautorale, canto (echizzato) e chitarra, in parte riproposto in Trials, Troubles, Tribulations, con doppia e più calda voce.

Sorprendono un po' meno Wanna Be On Your Mind, marcato mid-tempo in area new soul con archi, e la stessa, terzinata Pushin' Against A Stone che ha uno svolgimento più prevedibile, pur tutt'altro che banale. Un crescendo emozionalmente coinvolgente e diversificato arriva dalla ritmica blues-boogie e coralità spiritual di You Can't Be Told, dal canto iniziale acappella di un country-blues, poi sostenuto da una tagliente dobro, in Shotgun, e dall'impeccabile, appalachiana, On My Way, che al termine (dopo un minuto "cieco") regala la già citata, magnifica, ripresa acustica (banjo) della commovente Somebody To Love, quasi il lamento di una bimba o il rimpianto di un'adolescente. Grande chiusura per un album antico e attuale, stimolante per tipo di miscela e freschezza esecutiva.


    


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