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texan rock blues
di Pie Cantoni (17/05/2020)
Albert Collins, Lightnin'
Hopkins, Blind Lemon Jefferson, Billy Gibbons, Freddie King, Johnny Winter,
i fratelli Vaughan, T-Bone Walker, Buddy Whittington, sono solo alcuni
dei chitarristi comunemente associati al Texas Blues, genere particolarmente
prolifico e molto meno eterogeneo di quello che si potrebbe pensare dall’etichetta
attribuita ai bluesman dello Stato della stella solitaria. Shawn Pittman
viene anche lui messo nella schiera dei chitarristi texani, nonostante
sia nativo dell’Oklahoma, ma stabilmente residente a Dallas dagli inizi
degli anni Novanta. E proprio dalla città texana ha mosso i primi passi
sui palchi accanto a famosi musicisti della scena locale come Sam Myers,
Mike Morgan e Hash Brown.
Il fatto che abbia studiato nel Booker T College lo citiamo solo per l’invidia
che provoca a noi ex studenti di scuole dedicate ad oscure poetesse locali,
licei intitolati a presidenti sconosciuti o che richiamano sotto varie
forme Madonne e Santi, e università ridotte a poco più di codici fiscali.
Anche se poi, a pensarci bene, il college probabilmente, più che essere
dedicato ai grandi Booker T & the MGs, era stato nominato in onore dello
scrittore ed educatore afromericano Booker T. Washington. Ad ogni modo,
dal suo primo album, Blues From Dallas sono passati ventiquattro
anni e una lunga schiera di altri dischi, collaborazioni (di cui una nel
‘99 con Susan Tedeschi). Nel 2000 incise il suo disco Full Circle
con la mitica sessione ritmica dei Double Trouble (SR Vaughan), per prendersi
poi una pausa di riflessione dal 2004 al 2008. Nel 2018, con il disco
Everybody Wants To Know, inizia a lavorare con l’accoppiata padre/figlio
insieme a Erkan Ozdemir al basso e Levent Ozdemir alla batteria, duo che
lo accompagna tutt’oggi nel disco Make it Right, registrato
in una veloce sessione di due giorni a Copenaghen.
Il primo brano è Done Tole You So, boogie sporco alla ZZ Top, senza
particolari virtuosismi o guizzi musicali. Finger on the Trigger rientra
sempre nell’alveo del Texas Blues, mentre Make
it Right è un classico blues veloce e adrenalinico fortemente
saturato. Sicuramente le radici texane della musica si sentono, così come
però l’influenza del filone boogie e trance blues che origina da John
Lee Hooker in poi. E se There Will be a Day ruba il riff alla chitarra
di Hubert Sumlin in Killing Floor, la successiva
How Long cerca di rifarsi a Texas Flood del grande SRV.
E via discorrendo, per dodici brani, ben eseguiti, molto di maniera, un
po’ monotoni ma che si fanno ascoltare pur senza gridare al miracolo.
Il Texas andrà avanti a sfornare tanti bluesman e noi saremo sempre ben
pronti ad accoglierli. Certo che i nuovi Stevie Ray Vaughan o il nuovo
Johnny Winter non si trovano né sotto i cavoli e nemmeno li porta la cicogna.
Sulla loro provenienza, la scienza non si è ancora espressa chiaramente.