Fabrizio Poggi
Angeli perduti del Mississippi
Storie e leggende del blues


[Meridiano Zero]
pp. 212



E' colmo di elementi noti e meno noti, curiosità e mistero, questo libro con cui l'armonicista pavese Fabrizio Poggi si avvicina di nuovo alla letteratura, dopo le canzoni imbevute di queste stesse tradizioni e leggende intorno alla musica nera nel suo precedente lavoro discografico, il bellissimo Oh Mercy. E se alle storie del blues Fabrizio si era già abbandonato con la pubblicazione nel 2005 di "Il soffio dell'anima: armoniche e armonicisti blues", stavolta la passione cede al fascino di farsi spazio tra di esse per decodificarne il linguaggio e le parole stesse con cui quelle storie ci sono state tramandate nelle canzoni. E proprio come il gioco di rimandi dell'oralità da cui proviene allora, il vocabolario del blues ci apre, nella sua carica semantica, a nuove storie e leggende perdute nel Mississippi, dalla differenza tra i termini "hoodoo" e "voodoo" alla relazione col blues di artisti quali Leadbelly o Bob Dylan, esempi a cui si aggiungono le innumerevoli espressioni gergali che hanno dato il titolo a canzoni sì come a generi musicali e conferito importanza ai luoghi geografici, da Mellow Down Easy a Stone Fox Chase o, per dirla con le parole della prefazione di Ernesto De Pascale "..inizia con Alabama e termina con Zydeco".

Come il fiume che le alimenta, Poggi ne traccia ancora una volta le innumerevoli diramazioni, mettendosi in disparte quel tanto che basta al cantastorie per dare spazio a quel che racconta, più con l'estro artistico del narratore che col piglio altezzoso del saggista. Ne viene fuori una godibile opera compilativa, intessuta di narrazioni raccolte via via lungo la strada di chi vive l'esperienza musicale, tra l'altro direttamente, oltre che avvalendosi delle informazioni raccolte in un pugno di libri, consumati con l'ardore dello studioso. Sicchè neppure infinita, quanto piuttosto sincera e affatto scontata è la bibliografia alla fine del testo, con un indice analitico che fa onore all'opera in una serie di connessioni invitanti alla lettura, viaggio antropologico che non ubbidisce alle ferree regole accademiche o a ulteriori catalogazioni, ma solo al sentimento di un lungo elenco di canzoni, artisti, terminologie di un abbecedario emotivo.

Il risultato di Angeli perduti del Mississippi è quindi un glossario che ben risponde ai tipi delle "mappe musicali" per la Meridiano Zero, consultabile all'occorrenza e libera lettura senza un ordine preciso, ma che potrebbe ben racchiudere in sé tutto l'amore di Poggi per l'idioma afroamericano attraverso il contrasto emergente dalla frase in quarta di copertina (raccolta dal muro di un vecchio negozio di dischi del Mississippi): "chi non ama il blues ha un buco nell'anima". A noi colmarlo.

(Matteo Fratti)

 


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