Riccardo
Lestini People
Are Strange Un poeta di nome Jim Morrison [Les
Flâneurs Ed., pp.. 494]
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a cura di Roberto Giuli -
Questo libro inizia ben prima delle prime pagine
del primo capitolo. La copertina, per esempio, spiazzante per il suo
rifuggire dal classico scatto di rito, e sì che ce ne sono a migliaia,
a cominciare da quelli di Joel Brodsky; o la stessa dedica, anch’essa
di rito, “A Jim compagno di giochi”, perché dovremmo senz’altro
ricordarci dei nostri complici di tanti pomeriggi trascorsi con gli
amici virtuali, personali eroi del rock’n’roll. Che Jim Morrison,
professione poeta, questo era, un cantante. O no?
“Siamo politici erotici, fondamentalmente siamo una blues band, ma il
nostro è un atto politico”, è una dichiarazione, forse, fragorosa nel
suo rilascio, stordente nella sua consapevolezza. Un libro su Jim, uno
degli artisti più “spiazzanti” del ventesimo secolo, ma quale (?), lo
sciamano, regista, il leader di una band in “primo piano sullo sfondo”,
lo scrittore maledetto, il cantante dal “sottile riverbero dell’animo”,
l’uomo dal destino ineluttabile, o quel volto “da un milione di dollari”
stampato sulle t-shirts? Quale che sia, su di esso sono stati scritti
innumerevoli libri. O forse no? Di sicuro sono stati versati fiumi di
inchiostro, sprecati sovente per gli aspetti più fotoromanzeschi, “club
27” o roba simile, fino a particolari imbarazzanti sugli ultimi giorni
del grande artista.
C’è assolutamente ben altro in questo eccellente testo dal titolo People
Are Strange. Un poeta di nome Jim Morrison e non ce n’erano
di dubbi, dati passione, ricerca e curriculum dell’autore, Riccardo
Lestini. Una scrittura avvincente, che da un lato e senza rinunciare
alla scansione cronologica, trascina il lettore attraverso la vicenda
di un ragazzo inquieto con l’arte nel cuore (“un grande concerto nella
testa”), il quale inciampa, forse per caso, nel rock’n’roll, ma che
poi affronta il “lavoro” con insospettabile consapevolezza; e c’è dall’altra
una profonda disamina dei testi e il tentativo, certamente riuscito,
di restituire al Poeta il peso specifico che merita, allo stesso tempo
quei tratti umani, intimi, spesso sottostimati in altri contesti.
A totale conforto del lettore, Lestini narra la storia distillando alcuni
momenti focali, gli anni della prima gioventù (“non abbiamo alcuna idea
di cosa scrisse”), la Venice Beach del 1965, anno dell’incontro con
Ray Manzarek, il Sunset Strip, i vari capitoli discografici, “sul tetto
del mondo”, quando i Doors erano l’act più richiesto, la passione per
la letteratura europea e per il vecchio continente in generale, bilanciata
da radici forse crudeli, fino alla partenza per Parigi e al triste epilogo,
scavando contemporaneamente a fondo del personaggio Morrison (anzi “persona”),
immaginario collettivo compreso; a beneficio di un racconto di grande
completezza, denso e irresistibile. Molto più di una biografia, qualcosa
di diverso; non può mancare sullo scaffale..