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Lou Reed
Il Re di New York

Will Hermes
Lou Reed. Il Re di New York
[minimumfax, pp. 771]

Dopo aver ascoltato Lou Reed per la prima volta, Suzanne Vega ha detto: “Cominciai a capire che potevo sperimentare. Si poteva scrivere una canzone senza un ritornello né una melodia. Non c’erano vincoli”. Sì, Lou Reed è stato l’artefice di una rivoluzione copernicana e Will Hermes ha bisogno di una biografia notevole e imponente per spiegarlo.

Sono settecento pagine abbondanti e non tutte paiono così indispensabili: la ricostruzione delle radici famigliari che nei secoli arrivano fino in Polonia è macchinosa e fin troppo dettagliata. È vero che la cultura mitteleuropea avrà un peso significativo nell’espressione di Lou Reed, ma la sua proiezione verso il futuro meritava un altro slancio che viene compresso tra l’elettroshock, Delmore Schwarz, l’università e le origini primordiali di una personalità complessa.

Con l’arrivo dei Velvet, la storia prende tutto un altro ritmo. Hanno cambiato il volto del rock’n’roll e Will Hermes puntualizza che per loro “l’attitudine estetica punk era un modo per sopravvivere in un mondo che voleva a tutti i costi ucciderti: il punto non era glorificare il punk, e neanche mandare affanculo il mondo, ma essere onesti sulle trategie che le persone adottano in una situazione disperata” [...]

Leggi la recensione completa, dal blog di BooksHighway:

bookshighway.blogspot.com/2024/01/will-hermes.html


L'ABC di Lou Reed

- a cura di Marco Denti -

A come Laurie Anderson, lo “strano angelo” che arriva sui titoli di coda e abbraccia Lou Reed fino alla fine. Affinità elettive, complicità intellettuale, una casa tutta bianca e l’oceano a due passi. Questo è l’amore.

B come Berlin, l’apoteosi della decadenza e della lussuria, tutto un impero del rock’n’roll eccessivo e traballante.

C come chitarra, indivisibile da Lou Reed. Valgano le scene finali di Get Crazy (Flippaut, per noi) un film di Allan Arkush dove Lou Reed interpreta “un cantante folk metafisico” (molto Dylan) e attraversa la città incollato alla sua Stratocaster. Indimenticabile.

D come David Bowie, che con Lou Reed e Iggy Pop, ha formato per Will Hermes “un think thank del rock’n’roll”. Sì, la definizione è giusta.

E come elettroshock. Uno spazio bianco.?

F come Factory. Nessun dubbio sul ruolo di Andy Warhol, ma quello era tutto un mondo a parte che ha fornito l’humus ideale ai Velvet, e non solo a loro.

Growing Up In Public non è soltanto un disco da riscoprire, ma un modo di vivere che Lou Reed ha spesso pagato sulla propria pelle.?

H come Halloween Parade, una delle canzoni più drammatiche dell'album New York. Mentre la cantava a Boston, venne interrotto da un tizio che urlava: “Che schifo! Suona un po’ di rock’n’roll”. La risposta di Lou Reed arrivò in un lampo: “Questo è rock’n’roll. È il mio rock’n’roll. Se non ti piace il mio rock’n’roll perché non te ne vai? Fatti ridare i soldi, coglione”. Applausi.

I come I’m Waiting For The Man. Will Hermes spiega molto bene che la canzone “racconta il rituale da criceto sulla ruota per procurarsi la dose dallo spacciatore, the man, che Reed fa rimare graziosamente con twenty-six dollars in my hand”. William Burroughs approva nell’ombra.

J come John Cale, un altro genio, diceva del songwriting di Lou Reed: “I suoi testi raccontavano la vita in modo letterario, ben articolato e duro, come in un romanzo. Le sue canzoni possedevano una qualità letteraria eccezionale e io ne ero affascinato”. Anche noi, tutto sommato.

K come Kill Your Sons e Sex With You Parents: la famiglia come terreno di scontro simbolico e politico, ma in quelle parole c’è molto di più.

L come Lower East Side, un’enclave di New York attraversata da “dirty blvd”, senza soldi, senza niente e dove è successo tutto.

M come Metal Machine Music. Secondo Will Hermes, “Reed deve aver pensato che fosse una mossa concettuale fantastica”. L’album, costruito solo con il feedback degli ampli, era “aggressivo e ipnotico”, estremo e pure doppio. Fastidioso e disturbante finché si vuole, ma senza Metal Machine Music non sarebbero esistiti nemmeno i Suicide o i Sonic Youth.

N come Nico: bellissima, inarrivabile, tragica.

Ornette Coleman è stato uno dei punti di riferimento di Lou Reed, che aveva una formazione musicale e letteraria enorme, non bisogna dimenticarlo e Will Hermes ne fornisce un’ampia e dettagliata panoramica.

P come Patti Smith, che, con una certa eleganza, ha detto in A Book of Days: “Non ho sempre capito l’intensità dei suoi stati d’animo, ma ho capito la devozione di Lou per la poesia e la natura travolgente delle sue performance”.

Q come Robert Quine. Bootleger dei Velvet, grande chitarrista con Richard Hell e poi con Lou Reed con cui creò un’apoteosi elettrica e trascinante in The Blue Mask e Legendary Hearts. En passant, lo ricordiamo anche nell’esordio solista di Lloyd Cole e in Downtown Train di Tom Waits.

R come Rock’n’Roll Animal. Nella ricostruzione di Will Hermes, “se qualcuno si chiedeva ancora quale versione di Reed avrebbe avuto più successo commerciale, il poeta drammatico di Berlin o il personaggio mostruoso e fuori controllo che interpretava dal vivo, Rock’n’Roll Animal dava la risposta definitiva”. Il titolo dice tutto, poi basta l’intro di Sweet Jane.

S come Sweet Jane, appunto. Sono quattro accordi, ma in uno show televisivo con Elvis Costello Lou Reed spiegava che uno doveva essere suonato come se fosse invisibile. Ne rimangono tre, e sono pure troppi.

T come Transformer ed è sufficiente la descrizione della copertina di Will Hermes: “Il volto di Reed è simile a una maschera, lo sguardo malinconico è rivolto verso l’alto mentre imbraccia la chitarra: sarebbe diventata un’immagine leggendaria e per un po’ avrebbe plasmato il suo personaggio”.

U come U2, una delle infinite rock’n’roll band che gli sono debitrici. Proveranno a ricambiare collegandosi via satellite, Lou Reed approvava The Joshua Tree e, in effetti, se ascoltate bene The Blue Mask contiene già Bullett The Blue Sky.

V come Velvet Underground. Nella sua Rock Encyclopedia, Lillian Roxon diceva che “nel 1966-76 erano quanto mai lontani dal mondo di incenso e menta piperita e lecca-lecca e anche dalla protesta giovanile. Il loro era l’offuscato mondo sotterraneo delle droghe e delle perversioni sessuali, della dipendenza da eroina e della completa perdita di speranza che ne seguiva. Loro si occupavano di violenza e morte”. Un ritratto fedele, tutto sommato.

W come Walk On The Wild Side. Tutto il milieu della Factory e di New York in una canzone. Diffidate dalle imitazioni, l’originale resta irraggiungibile.

X come Xmas in February, o qualsiasi altra canzone di New York, un capolavoro che aprirà le porte della lunga stagione della maturità, compresi Magic & Loss, Set The Twilight Reeling ed Ecstasy.

Y come Your Love. Una delle primissime canzoni scritte da Lou Reed, iniziava così: “Non mi sono mai sentito un uomo vero finché tu non mi hai amato”. C’è qualcosa di vero, che lo seguirà per tutta la vita, fino alla fine.

Z come Frank Zappa su cui Lou Reed nutriva molti dubbi, ma per noi sono entrambi giganti che hanno cambiato le regole, per sempre.



    


 


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