Ruggero Marinello
Danzando a piedi nudi. Le rivouzioni di Patti Smith
Selene edizioni

pp. 143


Le rivoluzioni di Patti Smith, come suggerisce il sottotitolo di questo ultimo volume della collana Distorsioni, sono state infinite, perchè ancora oggi questa artista è dentro la storia dei nostri tempi, vive il quotidiano, affronta i mali dell'America e del mondo con una coerenza che appartiene davvero a pochi "eletti" del rock'n'roll. Forse ci è riuscità perchè ha rotto, fin dall'inizio, gli schemi di questa stessa musica, così come Danzando a piedi nudi, il libro del nostro Ruggero Marinello, mette in luce attraverso sensazioni e riflessioni fatte da un fan piuttosto che da un critico. Nel 1975 "una ragazza esile e magra scrutava il mondo dalla copertina in bianco e nero di un disco di musica rock". Horses squarciava l'universo del rock'n'roll incrociando poesia e ribellione, tenerezza e crudeltà. Nella livida New York degli anni settanta Patti Smith non era un'eccezione, ma la sua figura si stagliava su tutti i coetanei Attraverso le riflessioni di chi quella stagione l'ha vissuta, anche nelle sue più torbide cadute, esce un racconto quasi "impressionista" nel suo svolgersi. Ruggero Marinello ci racconta la storia di Patti Smith passando tra la sua anti-carriera e i suoi modelli, così importanti: quelli letterari (Arthur Rimbaud, Jean Genet), quelli artistici (Jackson Pollock), quelli musicali (Jim Morrison, Rolling Stones ecc.), non dimenticando i tanti indimenticabili compagni di viaggio (Robert Mapplethorpe, Tom Verlaine, Fred Sonic Smith e l'intero Patti Smith Group)
(Fabio Cerbone)
 

Roberto Baggiani
Huntsville Blues


Aliberti editore


Un viaggio lungo e dettagliato nella città americana, o meglio texana, dove è avvenuto il più alto numero di esecuzioni della pena capitale. Roberto Baggiani, descrivendo minuziosamente la funzione politica delle carceri (pubbliche e private) e della pena di morte all'interno del sistema americano, elabora un documento diretto, lineare, pieno di dati ma anche di suggestioni e di emozioni, che è un chiarissimo atto d'accusa contro la pena di morte. Molto credibile perché la scelta dell'autore di Huntsville Blues è stata quella di andare a vedere e a vivere direttamente, quasi a respirare l'aria, dei luoghi dove tanto il sistema carcerario quanto la pena capitale sono una fonte di benessere e le architravi di tutto un sistema sociale. Il libro, come si può intuire non è una lettura piacevole e in alcuni punti (dove vengono setacciate le radici costituzionali della pena di morte) ha anche una complessità non relativa, ma la sua utilità è indiscutibile. Dalla citazione iniziale di Ellis Unit One di Steve Earle (che nella lotta alla pena di morte si è sempre distinto per l'impegno e il coraggio) fino a quella di Albert Camus nel finale, Huntsville Blues è un viaggio che, dall'interpretazione dei documenti legali agli agghiaccianti resoconti delle esecuzioni passando per gli immancabili (e macabri) gadget dei turisti, fa pensare. E non poco
(Marco Denti)
   

Paul Morley
Metapop

ISBN edizioni
pp.410


Un autentico tour de force attraverso la storia della cultura pop, nel senso più ampio possibile. Citazionismo a profusione, classfiche e incontri immaginifici scandiscono il tempo e lo spazio illusorio di questo Metapop, testo che incrocia con profondità e preparazione, ma al tempo stesso con fantasia e provocazione, musica e filosofia, alto e basso, serio e faceto. Paul Morley, ex critico musicale inglese dello storico New Musical express, nonchè discografico e talent scout, svela nel cammino tortuoso di queste pagine la sua formazione: cresciuto musicalmente nel fervido periodo a cavallo tra rivoluzione punk e la new wave, accosta con noncuranza tutti i linguaggi del pop. Cosa hanno in comune I Am Sitting in a Room di Alvin Lucier, oscuro capolavoro del minimalismo sonoro e dello sperimentalismo moderno, con la scintillante canzoncina Can't Get You Out of My head della diva australiana Kylie Minogue? E' il pretesto per inziare uno strano viaggio, dentro una macchina lanciata a tutta velocità verso la città del futuro pop, incrociando filosofi (Wittgenstein), musicisti (Kraftwerk) e continue eccitazioni dei sensi. Un libro complesso, a volte fin troppo "intellettuale", costruito su diversi piani di linguaggio che incrociano narrativa, recensione, interminabili liste e stralci di interviste. Difficile da penetrare, eppure potrebbe cambiare la vostra percezione del concetto di pop music, anzi di cultura occidentale tutta
(Fabio Cerbone)

 

(a cura di) Paul Zollo
Songwriters
Minimum Fax
pp.339


Cercare di sviscerare modelli, idee, metodi e discipline sulla misteriosa e affascinante arte dello scrivere canzoni, non deve essere un lavoro semplice visto che si tratta di tradurre sulla carta idee indissolubilmente legate alla musica, all'ispirazione momentanea, ad un fugace passaggio di note e parole che, all'improvviso, s'incontrano e si fondono. Paul Zollo, a sua volta cantautore dilettante, nel tentativo di creare una mappa logica dell'arte di scrivere canzoni ha allineato una nutrita serie di interviste monotematiche che vengono tradotte e pubblicate da minimum fax in Songwriters. Nel primo volume (è già prevista una seconda puntata), Paul Zollo cerca di carpire i segreti e le sfumature dell'arte del songwriting parlando al lungo con autori di canzoni che hanno segnato la storia della musica moderna come Joan Baez, Jackson Browne, David Crosby, Merle Haggard, Carole King, Graham Nash, Randy Newman, Van Dyke Parks, Lou Reed, Pete Seeger, Paul Simon, Brian Wilson e Neil Young e Bob Dylan che, con la consueta vena iconoclasta, sembra smontare tutte le intenzioni dell'autore e del suo libro: "Non c'è una logica. Non c'è una regola. E' per questo che è così affascinante. Non c'è nessuna regola". Forse ha proprio ragione lui perché giunti alla fine di Songwriters si ha l'impressione che scrivere le canzoni sia una magia, più che un arte.
(Marco Denti)


<Credits>