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Dave Evans
Elephantasia
[Earth Recordings 2023]

Sulla rete: firerecords.com/earth-records

File Under: folk opus


di Fabio Cerbone (14/12/2023)

Un altro tassello si va ad aggiungere alla preziosa ricostruzione artistica portata avanti dalla Earth recordings intorno alla figura di Dave Evans, misconosciuto folksinger di origini gallesi. Dopo avere riacceso l’interesse grazie alla pubblicazione dell’esordio del 1971, The Words in Between, l’etichetta propone adesso l’altrettanto mitizzato seguito di Elephantasia, di un anno successivo, per la prima volta ristampato in vinile (e naturalmente cd) a cinquant’anni abbondanti dalla sua incisione. All’epoca del tutto trascurato, duemila copie diffuse come carbonari dalla minuscola casa discografica dell’amico e produttore Ian A. Anderson, l’album conferma la levatura di maestro dimenticato del folk inglese di Evans, chitarrista dalla tecnica ammaliatrice sullo strumento acustico, ma anche cesellatore di melodie e liriche che lo caratterizzano con una personalità propria, senza subire il contraccolpo degli accostamenti con i campioni del genere di quella stagione.

La sua improvvisa scomparsa nell’aprile del 2021, proprio quando The Words in Between aveva restituito un po’ di giustizia all’opera musicale di Evans, nonché gli attestati di stima di giovani musicisti alle prese con la sua eredità, come è stato il caso dell'americano Steve Gunn, aumenta il dispiacere per l’oscurità a cui sono andati incontro questi lavori discografici, sebbene Dave Evans avesse consapevolmente deciso di defilarsi dalle scene verso la metà dei Settanta (avrebbe inciso ancora due album tra il ‘74 e il ‘76, poi il ritiro), scegliendo un’esistenza appartata. Come numerosi altri esempi di scontro tra vita, arte e commercio, Evans non era forse preparato e neppure intenzionato a seguire certi "rigidi" percorsi del music buisiness, ma ci restano le composizioni di Elephantasia a elogiarne le gesta, in un disco che fin dal principio appare più strutturato e composito rispetto al citato debutto.

La linea rimane quella di un brit-folk dalle trame “tradizionaliste” (That’s My Way, i ricordi di St. Agnes Park) dettate dall’intricato fingerpicking del protagonista sullo strumento, le stesse che animavano allora maestri quali Davy Graham, Bert Jansch o il più contemporaneo Michael Chapman, eppure lanciato verso nuove scoperte melodiche, come sembra suggerire la splendida serenità della ballata Only Blue collocata in apertura, chitarra e piano in dialogo costante. Evans coinvolse nelle registrazioni, sempre curate da Ian A. Anderson per la sua etichetta The Village Thing, una band locale di ispirazione prog-folk, gli Squidd, dove svettava il pianista Steve Swindells (in seguito negli Hawkwind), oltre a John Merritt al basso e Rodney Matthews alla batteria, quest’ultimo anche autore dell’immaginifico e colorato disegno di copertina di Elephantasia.

Ne derivò un interplay più ricco e multiforme, dove Evans poteva giganteggiare in alcuni passaggi strumentali (valga per tutti la stessa fantasia acustica della title track, per non dire del vertiginoso gioco di scale e armonici di Ten Ton Tasha), ma soprattutto espandere la tavolozza dei colori musicali, attraversando la delicatezza del folk inglese di una Lady Portia che facilmente lo accosta a icone sacre come Nick Drake, per passare all’evocazione vaudeville di Beauty Queen e alla dolce nostalgia di una Earth, Wind, Sun & Rain che sarebbe piaciuta al Paul McCartney più infatuato della vecchia Inghilterra, riuscendo persino a penetrare nelle trame di una ballata irrequieta che guarda intensamente all’America del folk blues, come annuncia la presenza dell’armonica in una movimentata On the Run e ancor di più nel finale a tinte roots di Take Me Easy.

Fa quasi rabbia pensare alla “ingiusta” amnesia che hanno subito per cinquant’anni queste registrazioni: Elephantasia completa idealmente il quadro folk bucolico avviato da The Words in Between e sembra reclamare a gran voce il recupero dell’intero catalogo musicale di Dave Evans che manca ancora all’appello.


    



<Credits>