The Southern Thing 
La seconda generazione del Southern Rock 

a cura di Luca Volpe


# C'era una volta il Southern rock...

A dispetto della confusione che regna oggi, bisogna - come dice Egg Shen interpretato da Victor Wong in "Grosso guaio a Chinatown" - "mettere Ordine in questo caos". Il rock sudista è una variante di quello hard mescolata al country tradizionale statunitense e radicatasi nelle zone meridionali della nazione. La sua nascita fu una positiva reazione di stimolo (senza contrapposizioni) all'hard britannico più mistico che cominciava ad attecchire negli USA, patria di nascita dell'intera famiglia della musica dura con gli esordi di Blue Cheer e Iron Butterfly. Led Zeppelin, Deep Purple e Uriah Heep facevano il loro percorso in una direzione che avrebbe spinto allo sviluppo parallelo del Metal nascente, e ciò venne compreso da una serie di gruppi che voleva poter stare in più scene commerciali possibili, mentre lo sperimentalismo metal lo impediva: ovvero il country tradizionale e il mondo (allora unito) di rock e blues. Gli inventori dello stile furono i blasonatissimi, ricchi e sfortunati Lynyrd Skynyrd che condussero dal 1972 al 1977 le danze. La loro intuizione si muoveva a partire anche dall'intensità gospel tramandata dai gruppi soul e montata ad un livello di parossismo paragonabile al garage degli anni Sessanta.

Le tematiche divennero manifesto di uno stereotipo, quello della fauna umana che popola la provincia e si riunisce nei bar che tanto frequentavano, una sorta di mai del tutto civilizzata frontiera con la sua ritualità, i suoi tipi umani e le storie che oscillavano fra risse attorno a tavoli da biliardo e amori con procaci donne locali. Più di tutti gli stili del rock duro, quello sudista è un mondo maschile che sconfina nel maschilismo (rarissimi i casi in cui le donne non sono che coriste in questi gruppi), ovvero il mondo dei cosiddetti "Redneck", contadini che furono i soldati degli Stati Confederati durante la guerra civile statunitense, un conflitto che di fatto non terminò, con lunghi strascichi di guerriglia per tutto il decennio 1870 e con movimenti e tradizioni di revanscisti e revivalisti da allora, a dimostrare la fragile unità dei cinquanta stati. Il riferimento all'epopea Dixie, bandiera compresa, è quel senso di fascinazione che solo gli sconfitti possono emanare in chi è in cerca di un'espressione identitaria. A livello musicale gli intellettualismi della costa est, con la sua tradizione folk cantautorale e progressista e la rivoluzione hippie della psichedelia della costa ovest, vennero prese a pretesto per sospingere masse reazionarie di abitanti del sud a identificarsi in questa musica potente, sferzante e debitrice del rock'n'roll in quell'ironia che la rese in breve uno stile unico e riconoscibilissimo.

I gruppi erano anche loro parte di questo sentire che oscillava fra la molle pinguedine di J.J. Cale (che fu autore dell'inno "Call Me the Breeze") e il potente passo della tenacia proletaria che avrebbe fatto la fortuna di Springsteen, ma vennero condotti in una direzione estetica dominata dal tradizionalismo, da un umore che dopo averlo sollevato e guidato, gli sfuggì di mano. La confusione cominciò così e perdura da allora. A dispetto dell'opinione comune, molti grandi artisti sono collaterali e non parte di questo particolare tipo di musica: rock country Charlie Daniels, la Marshall Tucker band e i Doobie Brothers; rock blues di stile boogie gli immensi ZZ Top; hard classico il funambolico Ted Nugent; e rock blues tradizionale i più lontani di tutti, l'Allman Brothers Band.

L'equivoco maggiore fu sempre con questi ultimi, per via degli omaggi (fra cui il celeberrimo inno "Freebird") resi loro da vari gruppi sudisti e dell'origine geografica (comune ad altri progetti equivocati). Il blues da bar dei fratelli Allman era una versione parallela ma meno avanguardista dei Grateful Dead, un soffice nastro di suoni che avvolgeva l'ascoltatore in lunghe jam o in brevi trasfigurazioni del country e mancava loro quell'energia barbarica che contraddistingue da sempre il rock sudista. Ma il brodo primordiale comune, le tecniche di produzione e la tendenza alla semplificazione che sfocia nel banalizzare (nemesi della vera critica musicale), creò il lungo qui pro quo che tutt'ora permane. Per anni vari gruppi tentarono con poco successo di costruire il proprio posto al sole, poi la fine imprevista dei Lynyrd Skynyrd aprì uno spazio in cui s'infilarono in molti, e fino all'inizio degli anni Ottanta tutto procedette con valanghe di soldi. Ma l'arrivo di una nuova estetica (quella musicalmente riassumibile come "periodo del rullante riverberato"), portò ad una crisi che alcuni superarono con una trasformazione, e altri ne furono travolti.

Il sorgere del metal (specie nelle varianti Heavy e Glam) da un lato e dell'AOR dall'altro, mise questi gruppi nella difficile situazione del terzo incomodo, delineando uno stile che pur essendo parente di questi tipi di musica non aveva la potenza dei primi e la raffinatezza dei secondi, con in più i suoni datati e sorpassati. Il pubblico di riferimento richiedeva essenzialmente una delle due strade, mentre quelle Crossover cominciarono a divenire più seducenti a decennio inoltrato, nonostante i grandi e talvolta redditizi esempi di Mother's Finest, i progetti di George Clinton, Police, Mission of Burma, Mahogany rush, Man at Work, Killing joke e Robert Palmer delineassero potenti nuove prospettive artistiche. Il problema per i gruppi sudisti era che quelle proposte non davano l'idea di un suono unitario e granitico, quindi non erano ancora una tradizione i cui stilemi fossero immediatamente comprensibili da tutti e condivisibili da molti. Ciò chiedeva il pubblico del southern rock, e i gruppi sudisti hanno sempre ben compreso tale richiesta perché da quel pubblico emergevano. Inoltre il country tradizionale (pensato come retroterra dove ritirarsi eventualmente) si ritraeva dagli approcci con il rock dopo i fasti del country rock che tanto aveva fruttato nel decennio precedente, e anche quella strada era sbarrata. Quando arrivò, il cosiddetto Cowpunk era tecnicamente e ideologicamente lontanissimo da loro, e quindi l'aggancio fu impossibile.

I Molly Hatchet, protagonisti assoluti del periodo 1978-1980, subirono più di tutti l'andamento delle classifiche e i mutamenti della musica cosicchè, a partire dai 38 Special, una parte dei gruppi decise di alleggerire il suono e marciare verso l'hard melodico che emergeva con i Toto. La scelta resse per buona parte del decennio, ma alienò in parte i sostenitori più tradizionalisti. A metà anni Ottanta i Georgia Satellites tentarono un primo revival dei suoni classici che continuò per un buon quinquennio, e non è dato precisamente sapere se (non sciogliendosi come fecero) sarebbero diventati il gruppo più importante del rock degli anni 1990, ma ci sono buone ragioni di supporlo: sul finire degli anni 1980, mentre il Grunge bussava alle porte, la riunione dei Lynyrd parve rivitalizzare l'interesse per l'hard sudista. Fu un sortilegio discografico: i vecchi volponi che ricrearono i il gruppo e lo promossero dal 1987, non badarono allo sviluppo della scena attirando sui "redivivi" di Jacksonville tutta l'attenzione. L'operazione dopo trent'anni non ha fruttato molto: del nuovo repertorio pochi dischi si salvano e sul lato economico le vendite che superano il disco d'argento sono quelle delle antologie dei classici del 1972-1977 e di qualche video.

La decadenza che portò il rock alla situazione odierna si palesò proprio nel momento in cui i Georgia Satellites potevano prendere le redini. A inizio anni Novanta si consumò il naufragio verso l'underground di diverse scene fino ad allora sulla cresta dell'onda, e il rock sudista che non versava in buone condizioni seguì il destino dei suoi cugini (hard classico, melodico, metal heavy, glam eccetera). L'ascesa della musica alternativa (figlia tramite Husker Du da un alto e R.E.M. dall'altro) dalle cantine ai dischi di diamante (i Nirvana) fece dimenticare chi erano i miti di quei gruppi e li contrappose proprio a quegli stessi miti o ai loro discendenti. Il tutto venne proposto alle masse come uno scontro di attitudini, e non a caso la musica sudista mantenne un rilievo per l'aspetto country, mentre l'elemento hard che la accomunava ai "colpevoli" (Van Halen, Ratt, Aerosmith, Quiet Riot eccetera) doveva essere con loro dimenticato.

Le jam band di ispirazione Allman (Gov't Mule, Black Crowes e Widspread Panic decretarono nei fatti che il rock sudista era un elemento per costruire nuove architetture) ebbero nuova linfa, e dall'altro lato il cantautorato country alla Ryan Adams tributa all'hard dei redneck sentiti omaggi, ben tenendo la sua strada separata da esso. Non bastano tentativi generosi come quello dei Preacher Stone per rimettere in piedi una scena intera: tutto il rock (e il metal) stanno rischiando di sparire. L'estrema degenerazione dei pronipoti dei Dinosaur Jr, quell'Indie oggi ambiguamente di moda (ambiguo perché la moda non è mai indipendente), ottiene riscontri e successi tali che i suoi figli più famosi (Coldplay) dichiarano con supponenza che il rock (di cui si sono nutriti per tanto tempo spiritualmente da ascoltatori e professionalmente da musicisti) sia morto. Se il rock sarà in grado di porre fine a questo "sfacelo", forse sarà anche per il recupero della caparbietà, della rivincita, dell'ironia e della potenza che i sudisti hanno evocato in tanti bei dischi. Alla faccia di Chris Martin.

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Atlanta Rhythm Section

Gli inizi dell'attività dell'Atlanta Rhytmn Section risalgono al 1972, ma il terzo disco li rivelò interpreti di una versione rock country infarcita dell'intuizione degli Allman Brothers. Il disco seguente lì portò nel blues, con vortici avvolgenti di jam, antipasto del successivo periodo. Nel 1976 giunse la conversione attraverso Red Tape, un saltellante lavoro arioso e pieno di brio, che era più posato all'interno di una scena che si andava surriscaldando. La paura di perdere il treno li trasformò in un gruppo irriconoscibile e ciò arrise loro il successo commerciale nel finire del decennio, nonostante la musica divenuta banale e insipida. Tornarono ad un formato meno pop nel 1981 con Quinella, un decente disco che però entrò a fatica in classifica. Sembrarono eclissarsi, finché nel 1989 si ripresentarono con lavoro infarcito di tentazioni country rock heartland e di hard melodico, Truth In A Structured Form. Il titolo suggerisce la profonda verità, un'opera certosina di suoni e arrangiamenti, canzoni che mescolano in una forma ibrida il formato della ballata e dell'inno stradale con raffinatezza totale. Un nuovo mancato apprezzamento di pubblico sembrò distruggerli, ma il gruppo aspettò un altro decennio e nel 1999 pubblicò Eufaula, che proseguiva il discorso del disco precedente su toni più dimessi e cupi. Falcidiati dagli eventi come molti altri della scena (ad oggi diversi membri fissi o transitati in passato in formazione sono morti), il gruppo continua ad esibirsi dal vivo con indefessa determinazione.



    

Black Oak Arkansas

Strana creatura i Black Oak Arkansas: dediti ad un particolare rock blues posto a metà strada fra il Captain Beefheart (compresa la voce assai simile del cantante Jim Dandy) meno sperimentale e i Canned Heat, vennero sempre associati alla scena quando non ne facevano parte (negli anni Settanta). Cominciarono un percorso di avvicinamento dominato da scossoni imprevisti (fra cui il disco di stile metal heavy The Black Attack Is Back del 1986), finché giunsero a destinazione con un particolare umore luciferino nel 1999, grazie all'album The Wild Bunch, suggello sudista di una grande carriera (sottovalutata).


    

Hydra

Fra i primi ad esordire sulla scia dei creatori, furono gli Hydra col disco omonimo del 1974. Aggiungendo un pizzico di Cream e di rock britannico alla ricetta sudista ed escludendo pianoforte ed organo dalla loro formazione, si fecero esponenti di un suono ancora più diretto e violento, dominato da un boogie implacabile. Erano capaci anche di lunghi brani d'atmosfera al limite del soul del decennio precedente, grazie alla voce quasi nera del cantante. In seguito si spostarono su territori più tradizionali, perdendo smalto.


    

Blackfoot

Autentico gruppo parallelo agli Skynyrd sono i Blackfoot, mediocre formazione anch'essa di Jacksonville, nata con quattro membri di ascendenza nativa americana, gruppo che cercava di superare i maestri esasperando tutto ciò che presentavano nei loro lavori. Loro autentici discepoli (al punto che il leader Medlocke partecipò a varie registrazioni storiche e oggi è in formazione) esordirono nel 1975, e a parte l'assenza di tastiere proponevano in tutto e per tutto i tratti che rendevano famosi i cugini. Dopo vari dischi poco originali, finalmente nel 1981 rilasciarono una prova del loro vero talento su Marauder, che spostava l'asse su alcune coordinate di Hard classico. Ma il loro capolavoro fu il disco dal vivo dell'anno seguente, Highway Song, con le loro canzoni suonate con un'intensità da far impallidire molti gruppi Hardcore contemporanei. Vennero così notati dal tastierista Ken Hensley, transfuga dagli Uriah Heep che si unì loro, ma il risultato fu il fiacco Siogo. Lasciatisi coinvolgere anche loro come altri gruppi contemporanei dalla sintetizzazione del suono, nel 1984 abbassarono i toni e fecero di Vertical Smiles un'imprevedibile svolta quasi ai limiti del rock glam più sintetico. I successivi album del decennio furono molto inferiori (per l'assenza di Hensley), e il gruppo con l'entrata di Medlocke negli Skynyrd parve giunto alla fine, quando nel 1994 After the Reign fu il loro improvviso ritorno, un bel lavoro che spazzava via con ironici umori country gli ultimi tremendi dischi.



    

Point Black

I texani Point Blank proposero una solida interpretazione dello stile (molto ancorata al blues classico) dal 1976 con l'album omonimo. Raffinarono la ricetta indurendo il tutto dopo il 1977, arrivando due anni dopo con Airplay a composizioni massicce non molto originali ma funzionanti. Privi di tastiere per anni, con il nuovo decennio le introdussero. Il risultato fu American Exce$$ del 1981, per certi aspetti troppo vario e quindi privo di direzione, ma per lo più impostato su accenti melodici che rinnegavano il percorso precedente. Il successivo On a Roll del 1982 ricalibrò l'indagine elettronica, con innesti sintetici che dialogavano con la tradizione, in una maniera analoga al Neil Young di Trance o ai Wall of Voodoo, ma in chiave sudista. La mostruosa attività dal vivo (centinaia concerti l'anno) finì per prosciugare la loro energia, e li portò allo scioglimento proprio quando stavano raccogliendo i frutti della loro fatica. Dopo oltre tre decenni, la riunione del gruppo portò a Fight On!, un lavoro senza direzione che zoppica in tutte le direzioni tentate. Nel 2014, con una campagna di sovvenzionamento di sostenitori fra gli affezionati, i Point Blank hanno inciso Volume 9!, eccellente lavoro dalle tinte quasi metal che rende giustizia ad un gruppo fra i più sottovalutati.



    

Molly Hatchet

Anch'essi floridiani ma di Jacksonville; esordio nel 1978 all'indomani della fine dei Lynyrd; i più famosi dopo di loro, i più particolari di tutti; la trasformazione più clamorosa; le copertine dei loro dischi disegnate dal pittore Frank Franzetta così contrastanti con l'idea di rock sudista… oppure no? La scena dopo il disastro aereo aveva la cima vacante, loro la occuparono. Così simili ai predecessori ma diversi e originali, durante la prima fase l'idea fu quella di una musica che partiva dalle stesse premesse stilistiche degli altri gruppi, ma con uno spirito diverso: esprimere una qualità ancestrale e barbarica, più poetica della media di Redneck, camionisti e pistoleri, non rinnegandoli ma tracciando una linea di collegamento con un passato tribale anglosassone evocato in seguito dai gruppi metal epic. Così la loro musica fu sempre la più ossimorica: i più metal di tutti e la svolta AOR più radicale fra tutte quelle che avverranno negli anni 1980, pari passo all'atteggiamento truce e le interpretazioni raffinate di altri artisti (Allman, Bobby Womack, Bonnie Tyler). L'esordio del 1978 conteneva i primi classici, in un brodo primordiale che la produzione non esaltava pienamente. L'anno dopo Flirtin With Disaster fu la consacrazione esplosiva, con il suo stile debitore di uno scattante rock'n'roll reso quasi epico dai toni possenti del gruppo; sembravano destinati a diventare dei cloni dei Lynyrd, ma il cantante Danny Joe Brown ebbe problemi di salute e lasciò il gruppo.

Il sostituto Jim Farrar non impresse nessun cambio di rotta, e Beatin' the Odds inaugurò con successo il decennio. Nel 1981 Take No Prisoners continuò sulla strada tracciata con decisione, ma al pubblico il gruppo sembrava si stesse impantanando nella ripetitività di uno stile a metà strada fra la propria indole e il ricalcare i maestri. La stasi venne superata da una misura drastica: il ritorno di Danny Joe Brown e l'arrivo di una nuova sezione ritmica (compreso il batterista delle leggende del Crossover, i Mother's Finest). No Guts...No Glory cedeva alle pressioni del pubblico con uno stile tremendamente debitore dei Lynyrd. Tali misure nel lungo periodo non pagano, perciò fu necessario un nuovo cambiamento: il ritorno del vecchio batterista, una chitarra in meno e una tastiera in formazione, suoni sintetici e dinamiche sfacciatamente tendenti all'AOR. Il risultato fu il capolavoro del 1984 The Deed Is Done, in cui la loro dinamica epica raggiungeva livelli altissimi. Lo stato di grazia venne immortalato sul fantastico disco dal vivo Double Trouble dell'anno seguente: la dimensione live fu quella che li consacrò fra i migliori esponenti del rock sudista e tutt'ora produce gli esiti più dignitosi della loro discografia. Nonostante ciò, il pubblico non sembrava più interessato al quel tipo di musica: la discesa nelle classifiche per un gruppo che aveva esordito con il fuoco fu tremenda, e nel 1989 provarono a riaffacciarsi sulle scene con un mix di elementi presi dall'ultimo periodo e dal primo. Lightning Strikes Twice fu un risultato commerciale deludente, ma nonostante le buone intenzioni e un certo ritorno a sonorità blues, ai Molly Hatchet mancava della stabilità nella formazione (un altro chitarrista si era defilato) per essere credibili, e inoltre l'album aveva lasciato passare troppo tempo in un periodo di densissimi cambiamenti.

Dopo alterne vicende il gruppo si ripresentò con un nuovo cantante (ma guidato da Danny Brown) per Devil's Canyon, del 1996, e un suono infarcito di hard classico, con lunghi brani che sarebbero stati ottimi per i Magnum degli anni 1980. Il gruppo divenne un altro: nessuno della formazione originale era rimasto, e questo nuovo gruppo registrò nel 1998 Silent Reign Of Heroes, disco di transizione verso una nuova esistenza: metal. Allungando la struttura delle composizioni e appesantendole, i Molly Hatchet 2 si consegnano alla storia come il gruppo per cui è stata coniata la dicitura di metal sudista. Il rientro di Dave Hlubek ad una chitarra dà una minima continuità al progetto originale, ma il gruppo è oramai creatura di Bobby Ingram, una creatura che marcia addirittura verso il Metal più epico (alla Manilla Road e Manowar).



    

38 Special

La famiglia Van Zant trovò il primo sostituto alla scomparsa di Ronnie con Donnie e i suoi 38 Special. Il gruppo si connotava differentemente da altri per il doppio cantante (oltre al sopracitato, il polistrumentista Don Barnes). Esaminando la loro storia vien il dubbio se si tratti principalmente di progetto sudista con periodi AOR o il contrario. La dimensione dal vivo li consacra con i Molly Hatchet come i vertici dello stile, complici alcuni ottimi bootleg dalle registrazioni impeccabili. L'esordio all'indomani del disastro offriva un derivativo prodotto del gruppo del fratello mancato, ma l'anno dopo con Special Delivery e un pugno di canzoni disimpegnate (talvolta ironiche talaltra notturne) il passo mutò nella direzione di una vena più personale. Il seguente Rockin' Into The Night fu un esempio di contaminazione con il rock hard festaiolo che andava di moda nel 1979. La mossa stimolò l'industria a promuoverli così, nonostante il titolo, Wild-Eyes Southern Boys fu una completa trasformazione in un hard da classifica, remunerativo ma insapore e decretò l'inizio del loro successo. La strada verso l'hard melodico venne spianata completamente da Special Forces nel 1981: posto a metà fra gli umori caldi sudisti e la perfezione sonora dell'AOR, inaugurò il periodo di trasformazione che coinvolse i più importanti gruppi della scena; con questo importante rinnovamento, divenne uno dei capolavori del genere. Partendo da questo punto, cominciò un processo fra i due cantanti che portò Barnes a guidare sempre di più il gruppo sul versante del'AOR. Il percorso di trasformazione trovò compimento su Tour de Force, nel 1983: il gruppo era diventato completamente di hard melodico, con un umore rilassato che lo avvicinava alle atmosfere West coast, sempre su buoni livelli. A metà decennio i 38 Special si rivelavano al mondo come autentica potenza nelle esibizioni: Wild Eyed and Live! fu un saggio di questa capacità, che ripuliva l'approccio parasintetico per regalare dinamiche più paragonabili all'hard classico. Per un ritorno di composizioni di rock sudista, bisogna attendere il 1997 con Resolution: un disco malinconico e stradaiolo, un bel richiamo a Tom Petty e un deciso ritorno alle origini, fatto con passione. A confermare lo stato di grazia è il bel Live at Sturgis del 1999, ma passano gli anni e a inizio millennio i 38 Special avevano inciso un disco in più di un decennio. Drivetrain nel 2004 fuga ogni dubbio: semplicemente, privi di idee. L'uscita di Van Zant per motivi di salute non fa morire il gruppo, e come eredità per il futuro lascia la bella esibizione Live in Texas, che nel 2011 indica come la band sia comunque in buona salute per la missione in cui brilla di più: i concerti dal vivo.


Dickey Betts

Dickey Betts nel complesso dei fratelli Allman era sempre stato l'uomo sottovalutato: prima con Duane poi da solista, la sua costruzione di contrappunti alle melodie di tastiere e della preponderante chitarra del genio scomparso, erano passate in sordina nell'opinione collettiva di pubblico e critica rispetto ai flussi avvolgenti delle melodie principali. Nel suo esordio solista del 1977, ribadì la sua inclinazione più hard rispetto a gospel e soul amati da Gregg. Nulla di eccezionale, ma un buon disco che sembrò dargli slancio. Le classifiche stranamente non accettarono questo prodotto di compromesso fra il gruppo d'origine e la potenza dei Lynyrd. Il successore fu un concept, bolso e fiacco, registrato orribilmente. Dopo un decennio passato senza scossoni (e senza vette) nel gruppo d'origine, si riaffacciò nel 1988 con il chiassoso e infuocato Pattern Disruptive, forte di una commistione fra gli incandescenti suoni del passato e le tecniche di registrazione e produzione dell'epoca.



    

Rossington Collins Band

L'esercizio della storia fatta con i se non è inutile speculazione, ma capacità di unire la fantasia e il senso razionale della conoscenza storica in una ragionevole proiezione, per ridisegnare interi scenari o addirittura epoche, creando ipotesi immaginarie che in fondo aiutano a comprender meglio passato e presente. La creazione dei sopravvissuti al disastro aereo del 1977 che distrusse i Lynyrd portò alla nascita nel 1980 della Rossington-Collins band, e diede il via ad una serie di progetti che sono tutti abbracciati sotto l'ombrello di ciò che avrebbe potuto fare il gruppo originario nel decennio in cui furono sciolti. Con l'ausilio vocale della futura moglie di Rossington, Dale Krantz, Anythime, Anyplace, Anywhere è un bel disco molto fedele alle origini del gruppo, che crea un sontuoso hard impreziosito da una vena soul quasi misticheggiante e da un blues raffinato che poco sa di anni 1980. L'anno dopo This Is The Way fin dal titolo conferma la scia impostata dal predecessore, e fa del progetto l'unico degno di nota dominato da una voce femminile. Purtroppo il sodalizio si incrinò per la morte della moglie di Collins, e ciò lo traumatizzò al punto che portò il chitarrista in una situazione di tensione con i coniugi Rossington; il tutto portò all'uscita della coppia e il gruppo divenne il progetto solista del chitarrista superstite. Nel 1983 Here, There And Back continuava la missione iniziata, lontano dall'accettare gli stilemi nuovi di influenze e suoni che stavano attraversando anche gli altri gruppi. Inferiore ai precedenti, il disco mostrava un certo recupero di sonorità più country. Dopo la fine del progetto solista di Collins, mentre un altro superstite faceva hard melodico (Artimus Pyle), i coniugi Rossington formarono il loro gruppo: nel 1986 Returned To The Scene Of The Crime apriva all'estetica ottantiana, in certi punti appesantendo in altri alleggerendo la loro consueta ricetta, il tutto con una certa verve che sperimentava sugli arrangiamenti; due anni dopo Love Your Man li trasportò definitivamente nell'hard melodico. Allen Collins morì nel 1990, mentre i coniugi stavano allestendo con altri membri il ritorno dei Lynyrd Skynyrd. Dalla loro storia e dagli esiti della riunione, risulta probabile che negli anni 1980 se niente fosse avvenuto in quel tragico 1977, il gruppo avrebbe continuato senza scossoni la strada che aveva tracciato fino a quel punto. Nota di rammarico è il non sentire da quasi trent'anni Dale Krantz con la sua potente voce in versione solista.


Danny Joe Brown, cantante dei Molly Hatchet, uscì dal complesso per motivi di salute ma dopo un'iniziale ripresa fondò il suo progetto solista aiutato da uno dei chitarristi (Duane Roland). L'unico lavoro inciso contiene varie sfumature del gruppo d'origine, ma è in realtà un sentito omaggio ai Lynyrd. In contemporanea e analogamente alla Rossington-Collins, Johnny Van Zant (fratello minore del defunto cantante dei Lynyrd) iniziò la carriera solista all'insegna della tradizione famigliare. Il suo personale tocco fu di dare una sfumatura AOR ad un modo di fare musica derivato palesemente dalla formazione maggiore, come si avverte su No More Dirty Deals. Il disco assume così dei connotati simili all'hard classico, ed è godibile nonostante discutibili richiami pieni di patetismo alla figura del fratello defunto (cosa che ripeterà in seguito). Il successivo Round Two approfondì quelle dinamiche, ma senza molta inventiva. Brickyard Road del 1990 lo riporterà su livelli accettabili.

Più che dei georgiani Doc Hollyday, bisogna citare il capolavoro Son Of The Morning Star del 1993. Prima e dopo tale data, il gruppo ha dato alle stampe dischi di nessuno spessore, vuoti e imitativi. Lì invece domina una musica tesa e raffinata, che aveva imparato le lezioni di hard classico e melodico senza pudori e li mescolava alla radice di provenienza.

A metà anni 1980 i fratelli Van Zant ebbero l'idea di associarsi in un duo che portasse il loro glorioso nome, ma il risultato fu più piatto di una sogliola. Nel 1985 il suono sintetico dell'AOR poteva aiutare o meno il gruppo a seconda dei punti di vista, ma sono le composizioni a risultare insipide e senza gusto. Le strade dei due si separarono a seguito delle deboli vendite per riunirsi un decennio dopo all'insegna di un country tradizionale.



    

Georgia Satellites

La scena sembrava si stesse convertendo in massa all'AOR quando esplosero i Georgia Satellites. L'EP del 1985 fu fin dal titolo la dichiarazione del loro intento maggiore (una sorta di revival), ma con il seguito omonimo del 1986 adattarono il rock sudista alle tecniche di registrazione del decennio e ristabilirono i canoni dello stile alla luce del mondo cambiato. Due anni dopo, con un compromesso fra Gun Club e Motley Crue rilasciarono Open All Night, uno dei manifesti del Rock blues del decennio in cui sembrava avessero abbandonato la scena più sudista. Ricombinando gli esiti il primo disco col secondo e aggiungendo una vena cantautorale, In The Land Of Salvation And Sin fu il loro capolavoro definitivo, che chiudeva di fatto gli anni 1980. Sembravano indirizzati a diventare fra i più importanti gruppi del periodo, quando Dan Baird decise di lasciarli per la carriera solista. Lo scioglimento fu inevitabile (essendo lui la colonna portante del gruppo), ma si riformarono tre anni dopo e da allora sono attivi. L'unico timido tentativo senza Baird fu il disco Shaken Not Stirred, bel lavoro molto tendente al country giunto purtroppo in un momento di disinteresse totale per quello che poteva diventare uno dei più importanti gruppi rock di fine secolo.



    

Dan Baird

Finiti i Georgia Satellites, Dan Baird lanciò il suo progetto solista con un primo assalto nel 1992, Love Songs For The Hearing Impaired. Assolutamente alieno dalla musica alternativa del periodo, il disco portava a compimento il processo di filologia delle origini, depurando le canzoni dalla produzione ottantiana per riportarle su una base più originaria. Il seguito dell'operazione giunse ben quattro anni dopo, Buffalo Nickel, con un tono più cantautorale e debitore stretto di Bob Seger. Dopo un'altra lunga pausa, Baird ritorna con un disco nel 2003, Out of Mothballs, privo di direzione. Dopo i lavori con i Bluefields, nel 2013 Circus Life è un controverso tentativo che mesce alla carenza d'idee e un inasprimento vocale inaspettati, un certo brio e gaiezza scoppiettanti. Ironicamente Get Loud, uscito due anni dopo, è l'altra faccia della medaglia: pacatezza e composizioni finalmente più riuscite (grazie ad un buon lavoro con l'immissione di atmosfere più country).


Chris Hicks

Nessuno si sarebbe aspettato che Chris Hicks, chitarrista transitato nella Marshall Tucker Band (risposta rock country ai fratelli Allman) e nei 38 Special esordisse solista nel 1998 con Funky Broadway. Un disco ottimo dalla produzione più in stile tardi anni 1980 che tipica dell'era del dominio della musica alternativa. Potenza, raffinatezza e groove per un rock sudista contraddistinto dall'ottima voce calda e avvolgente dell'artista. Dieci anni dopo si spostò su uno stile più cantautorale.



    

Preacher Stone

Miglior progetto sudista degli ultimi venti anni: i Preacher Stone della Carolina settentrionale portano una ventata d'aria grazie al tono più scuro della media sposato ad un delicato equilibrio fra tradizione e innovazione, sull'esordio omonimo del 2009. Nell'anno successivo, Uncle Buck's Vittes sposta l'accento su dosi massicce di hard classico e suoni da metal heavy (forse troppo patinati), ma sempre mantenendo buoni livelli. Quattro anni dopo Paydirt consegna all'ascolto un passo falso: ottima produzione, ma estrema pesantezza di suoni e composizioni già vecchie e stanche, cercando un ponte fra Lynyrd e Bon Bovi ma senza la carica degli esordi. Si attendono novità.


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# Percorso discografico

Atlanta Rhythm Section
1976 Red Tape (Polidor)
1989 Truth In A Structured Form (Imagine)

Blackfoot
1982 Highway Song (Live) (ATCO)
1984 Vertical Smiles (ATCO)
1994 After The Reign (Wildcat Records)

Point Blank
1982 On A Roll (MCA)
2014 Volume 9! (Sostenitori Dal Basso)

Molly Hatchet
1978 Molly Hatchet (Epic)
1978 Flirtin With Disaster (Epic)
1984 The Deed Is Done (Epic)
1985 Double Trouble Live (Epic)
1998 Silent Reign Of Heroes (CMC/SPV)

38 Special
1981 Special Forces (A&M)
1985 Wild Eyed And Live! (Bootleg)
1997 Resolution (Razor & Tie)
2011 Live From Texas (38 Special Records)

Dickey Betts
1977 Dickey Betts (Arista)

Rossington-Collins
1981 Anytime, Anyplace, Anywhere (MCA)
1986 Returned To The Scene Of The Crime (Atlantic)

Georgia Satellites
1986 Georgia Satellites (Elektra)
1989 In The Land Of Salvation And Sin (Elektra)

Dan Baird
1992 Love Songs For The Hearing Impaired (Def American)
2015 Get Loud (Jcpl)

Preacher Stone
2009 Preacher Stone (Autoprodotto)



<Credits>