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  Edward Abbiati
To the Light
[Appaloosa/ IRD 2023]

Sulla rete: lowlandsband.com

File Under: three chords and the truth


di Fabio Cerbone (06/10/2023)

C’era una luna ritratta in copertina sul precedente Beat the Night, e una luce da raggiungere dopo avere attraversato il buio del dolore, e c’è un sole che risalta su quella di To the Light, obiettivo conquistato dopo essersi rialzati. Anche la grafica - in entrambi i casi curata da Deborah Maggioncalda - conferma il legame fra i due album di Edward Abbiati, ex voce e leader dei Lowlands che torna alla produzione solista con una manciata di canzoni che rappresentano l’altra faccia della medaglia, un percorso simmetrico dal prevalere acustico all’abbondanza elettrica, dall’anima delle ballate all’energia del rock'n'roll, ma soprattutto dal tenore privato di Beat the Night alla ricerca di una condivisione della strada, dei sentimenti, dei propri stessi errori e sconfitte, in questo To the Light.

L’album conferma anche la capacità di Abbiati di non nascondere le emozioni, di tradurle in un linguaggio rock immediato e romantico che non fa mistero dei suoi punti di riferimento, quella linea che dalla Minneapolis di Replacements e Soul Asylum approda sul Jersey Shore di Springsteen e Southside Johnny, magari passando per la Nashville di Steve Earle. In questo senso l’apertura con Three Chords and the Truth riassume più di mille spiegazioni e contiene quella vecchia massima (attribuita al songwriter country Harlan Howard) che bene si adatta a chiunque voglia mettere in chiaro la propria scelta, artistica e esistenziale, a costo di pagarne il prezzo. L’attacco di basso (Enrico Fossati) ha un’anima punk, lo sviluppo è coerente e finisce per trascinare anche la successiva Nothing Left to Say, dove cominciano a emergere i contrubuti essenziali di Maurizio “Gnola” Gliemo, ormai spalla chitarristica fondamentale, che dalle sue radici southern blues si adatta e trasforma con Abbiati in un’arma elettrica più tagliente, mentre l’ospite Joey Huffman (guarda caso un’esperienza con i Soul Asylum) all’organo Hammond offre colori e respiro alle canzoni.

E c’è una lunga lista di amici e ospiti internazionali a impreziosire questo lavoro, ma non per inutile sfoggio personale, quanto per condividerne l’approccio e il sound, tutti nella stessa direzione: dalla batteria di Winston Watson (Bob Dylan, Giant Sand), presente in quattro episodi (al resto ci pensa Mattia Martini), alla lap steel di Mike "Slo Mo" Brenner (Magnolia Electric Co., Marah), fino agli ottimi arrangiamenti degli archi curati da David Henry, senza tralasciare alcuni compagni di strada come Stiv Cantarelli (The ACC), Marco Diamantini (Cheap Wine) e Francis Carnelli (Mama Bluegrassband).

Ognuno entra in gioco e fa la sua parte, lasciando però al centro le canzoni di Edward Abbiati, che affrontano passaggi della propria esistenza, scavano nei ricordi, sembrano trarre degli insegnamenti e poi si rimettono in marcia: Just About Now lascia entrare dalla finestra la brezza leggera dei fiati e degli archi in dialogo con la chitarra solista di Gnola e si rivela uno degli episodi più riusciti; le altrettanto convincenti Coast of Barcelona e To the Light potrebbero uscire dalla stagione più matura dei Mats o dal primo Paul Westerberg solista; Going Downtown alza il tiro e chiama alla rivolta con un suono rock blues più crudo, mentre Rags (London W12 1998) è un momentaneo placarsi dell’anima con il suo docile respiro country folk dettato da dobro (Brenner) e accordion (Francesco Bonfiglio).

To the Light rappresenta così una sorta di cammino a tappe, personale e musicale, ribadito dal trittico finale, esattamente nella direzione di quel bagliore, con un crescendo nei suoni e negli arrangiamenti: la tromba di Max Paganin accompagna lo “sforzo” di Stairs to the Stairs, intensa ballata elettrica che allarga la sua melodia strada facendo e che piacerebbe parecchio ai dimenticati Marah (Abbiati fu complice del primo arrivo in Italia della band americana, diversi anni fa); One Step at a Time, un passo alla volta, ci si rimette così in piedi con la spensieratezza di un rock’n’roll dalle accese tonalità soul; di nuovo in strada, l’oscurità alle spalle, il messaggio è infine di speranza, una Love Note da spedire a chi ci sta attorno e ci vuole bene, nel brano più corale dell’intero album, una piccola “Born to Run”, si passi il paragone, per Edward Abbiati, che sembra ricordare a se stesso e a chi lo ascolta cosa davvero conta nella vita.


    

 


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