Cesare Carugi
Here's to the Road
[Roots Music Club/IRD  2011]

www.cesarecarugi.com

File Under: Americana, roots rock

di Fabio Cerbone (19/01/2012)


La strada, quella strada, prima di tutto. E il romaticismo di quel rock che si nutre dei margini senza vergognarsi del suo essere "fuori tempo", almeno secondo le regole (imposte) di chi ha già tracciato il presunto futuro del rock'n'roll. Cesare Carugi ha ben presente il mestiere del songwriter e dove lo potrebbe infine condurre, nonostante l'asfalto e le indicazioni di Here's to the Road non finiscano affatto, come si potrebbe pensare, in qualche small town americana, semmai nel centro di Cecina, Toscana, luogo da cui ha ripreso i fili della sua passione, grazie ad una recente produzione discografica (l'esordio con l'ep Open 24 hours). Poco importa questo scarto geografico, perché parlando di periferia, storie e sentimenti personali, Cesare mette a frutto il suo immaginario formatosi sui migliori testi d'oltreoceano, risultando credibile e superando ogni sorta di preconcetto o rimostranza. Il disco, infatti, restituisce un suono, una personalità che per interpretazione, arrangiamenti, fedeltà alle proprie ispirazioni non solo raggiunguno gli espliciti modelli di riferimento dell'Americana e del country rock d'autore, ma sembrano tracciare un proprio punto di partenza, al tempo stesso indicando una via all'intera, agguerrita scena italiana.

Non ci sorprende più scoprire lavori della qualità di Here's To the Road al di fuori dei canali ufficiali e più sbandierati: ci piace pensare che una parte del merito vada anche condivisa con la nostra comunità, che in questi anni ha aggregato e acceso i riflettori su musicisti italiani spesso più preparati e profondi nei loro amori musicali rispetto a tanti outsider della stessa provincia americana. Here's to the Road rientra in questi obiettivi e risplende di alcune piccole perle di rock stradaiolo, fra tempi medi e ballate elettriche che mettono insieme il sound del country rock, la generosità di Tom Petty, la scrittura blue collar (e la presenza dell'ospite Michael McDermott nella pianistica, struggente Dakota Lights & the Man Who Shot John Lennon ne è una conferma) e infine un carattere già formato da anni di passione. Cesare Carugi dal canto suo offre una vocalità non così comune per il genere, limpida e assai credibile (limite che ha spesso affossato tentativi simili in Italia) che nei primi sei brani di Here's to the Road incassa una sequenza quasi impeccabile.

Pur con tutti i limiti di una produzione indipendente (ad ogni modo bilanciata e attenta al cuore del songwriting) Too Late to Leave Montgomery, Blue Dress e Goodbye Graceland tracciano un sentiero di parole e immagini inequivocabile, mentre London Rain si fregia persino di una melodia sottilmente malinconica che guarda anche al di fuori dei territori dell'Americana. Il piccolo miracolo però si chiama Caroline ed è una delle ballate folk rock più intense che siano girate di recente, impreziosita dal violino di Fulvio T. Renzi e dalle backing vocals di Giulia Millanta. Proprio queste familiari presenze, soptrattutto per chi frequenta queste pagine, sono il segnale di quella evocata comunità: le collaborazioni con Riccardo Maffoni (in una 32 Springs che echeggia Jersey sound) e Massimiliano Larocca (l'asciutta chiusura folkie di Cumberland) tra gli altri sono il sintomo di una visione comune e naturalmente anche una parte della responsabilità che ha attirato Cesare Carugi fuori dal suo guscio. Ci piace pensare allora che Here's to the Road sia soltanto l'inizio, per una maturazione tutta in divenire.

 


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