Enrico Cipollini
Stubborn Will
[Over Studio 2016]

www.enricocipollini.com

File Under: Ferrara, Texas

di Fabio Cerbone (05/09/2016)

Evidentemente sotto la corazza di pietra del rock'n'roll covava da tempo un cuore da sensibile folksinger. Abbiamo conosciuto Enrico Cipollini per la sua militanza negli Underground Railroad, band ferrarese dedita ad un roccioso ripasso di sonorità settantesche, evoluzioni hard blues e piglio sudista, dei quali segnalammo a suo tempo l'interessante Growing Tree. Nell'educazione sentimentale di Cipollini si celava però anche l'altra faccia di quelle lontane stagioni, la tradizione folk e blues da cui tutto è partito, le radici del suono americano che hanno condotto alla strada maestra. Stubborn Will è il completamento di questa maturazione, passata attraverso l'ep Songs from the Shelter e ora modellata su tredici brani dall'impronta acustica, alternando ballate uggiose e temperamento roots con l'apporto di pochi fidati interventi esterni, tra i quali si distinguono il violino e la voce (nel duetto di One Way Street) di Chiara Giacobbe.

Una bella pronuncia inglese, dolce e profonda, tocchi di dobro e slide, il gesto musicale di Stubborn Will sembra collocarsi tra il deserto di Ry Cooder, la desolazione springsteeniana di Nebraska e quelle centinaia di songwriter che hanno raccontato l'altra America, qui evocata costantemente nei suoni e nelle suggestioni, seppure le storie narrate da Enrico siano personali. La foto si potrebbe presumere sia uno scatto sulle rive del Po, viste le origini del musicista, ma potrebbe anche essere il Delta del Mississippi, o meglio ancora uno scorcio del Rio Grande, distanze e luoghi invocati nello strumentale introduttivo Choirs, e quindi sviluppati in delicati temi folkie, al passo di un leggero picking acustico in No Going Back, e malinconiche visioni alternative country (il tramonto western di Nobody).

Lavorando di sottrazione, asciugando il sound in un esercizio di arrangiamento coraggioso (quando resta l'osso della canzone, occorre che l'anima di quest'ultima cammini da sola), Enrico Cipollini segue un percorso di coerenza stilistica che richiede attenzione anche, forse soprattutto, per i silenzi e le confessioni: la steel di Evelyne trasporta nelle distese del Texas, Last Night Train soffia polvere dal South West americano, Do What You Can si infanga nelle acque limacciose blues, mentre la pianistica A Dream and a Girl saluta persino con inediti orizzonti californiani alla Jackson Browne. Lungo il tragitto molti episodi che hanno il merito di mantenere una languida atmosfera, raccolta e coesa come si diceva, anche a costo di apparire a tratti un po' ripetitiva.

Abbiamo comunque acquisito una nuova promettente voce, abile sia negli aspetti strumentali sia in quelli del songwriting, in quel bacino di musicisti italiani innamorati dell'immaginario a stelle e strisce.


    

 


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