Paolo Ercoli è uno dei rarissimi musicisti
italiani a suonare la chitarra resofonica “squareneck”, più conosciuta
come dobro, oltre la chitarra acustica, il mandolino e la pedal steel.
Attivo da un trentennio, è un session man molto richiesto, non solo
in Italia, e da anni porta in giro per il nostro paese cantautori principalmente
anglosassoni come tour manager e come collaboratore sul palco. Tra loro
ricordiamo Eric Andersen, Annie Keating, Bocephus King, Kevin Welch,
Jono Manson, Richard Lindgren, Radoslav Lorkovic, Orphan Brigade, Tim
Grimm, Steve Forbert e tanti altri. Dopo essere rimasto sempre in retrovia,
finalmente ha portato a termine con pazienza e perseveranza un progetto
solista limpido e coraggioso, dedicato alla sua passione per il dobro,
dimostrandone la validità non solo in ambito country.
La bontà del lavoro di Paolo trova riscontro nella presenza di tanti
colleghi, compreso il grande Jerry Douglas, l’artista che lo
ha iniziato al dobro e che nelle note del cd esprime il suo apprezzamento
per il fatto che in Italia ci sia un musicista professionista specializzato
in questo strumento. Nell’album, ogni due o tre brani, è presente
un interludio, cioè un piccolo intervallo di ispirazione tradizionale
eseguito con la chitarra Weissemborn. Dopo la brillante title track
strumentale che apre il disco, in cui Paolo si alterna al mandolino
e alla resonator guitar, si prosegue con Wrong
Side Of The Ocean introdotta dalla voce di Rado Lorkovic,
un up-tempo in cui spiccano il violino di Luka Bulla e il mandolino
di Martino Coppo, e con la ballata folk Scarlet
Town di Gillian Welch, cantata da Claudia Buzzetti, in cui
la resonator dialoga con la tabla e con il basso. Il primo interludio
precede Hall The Best, scritta da Andy Hall (Infamous Stringdusters)
che partecipa all’esecuzione di questo gioioso e scatenato bluegrass
insieme al mandolino di Sierra Hull e al dobro del marito Justin Moses,
e il country Remember Me in cui si alternano le voci di Paolo
e di Veronica Sbergia, mentre la pedal steel si incrocia con la chitarra
di Max De Bernardi.
Oltre alle covers ci sono sette composizioni autografe come la scanzonata
Cheating Kind con la voce di Abbie Gardner (Red Molly) e l’armonica
di Beppe Semeraro e il country-blues The Ballad
Of Tommy Dixon con Scarlet Rivera al violino e Jimmy Ragazzon
all’armonica, mentre tra i brani altrui è opportuno ricordare la raffinata
Nardis di Miles Davis con Jerry
Douglas al dobro e Raffaele Kohler alla tromba, una delle vette del
disco e il western-swing Panhandle Rag dal repertorio di Bob
Wills. Why Not è chiuso dal rock di Someday We Will
in cui si alternano le voci di Jono Manson, Jaime Michaels, Malcolm
Holcombe, Doug Seegers, Thom Chacon e tanti altri amici che non hanno
voluto mancare alle registrazioni di un album del quale il suo autore
può essere sicuramente orgoglioso.