inserito 07/02/2011

Luciano Federighi - On The Streets Of Lonelyville  [Pus(H)in Records  2010]  
Gianluca Salvadori & Friends -
Due Passanti  [Pus(H)in Records  2010]


In un suo libro del 1996 intitolato Cielo di terremoto (edito da Pacini, editore anche della collana Fanclub sponsorizzata da Rootshighway) Luciano Federighi (storica firma della rivista Musica Jazz) inscenava una sorta di road story per gli Stati Uniti a base di jazz e blues, dove la storia finiva quasi per essere un pretesto per raccontare una terra dove società e musica finiscono sempre per coincidere. Lui d'altronde al blues e al jazz ha dedicato molti saggi e anche alcuni dischi, (15 Minutes & 30 years è passato anche sulle nostre pagine), il primo dei quali (In A Blizzard Of Blue ) fu edito nel 1989 dalla mitica etichetta varesotta Splasc'h. E proprio la storica casa di tanti grandi dischi del jazz italiano si è recentemente sdoppiata in una co-marca chiamata Pus(H)in Records, dedita a sperimentare territori al di fuori del jazz. On The Streets Of Lonelyville infatti è l'ultima opera di Federighi, un disco nato per essere blues, ma che finisce per impantanarsi presto nel fango del Mississippi, garantendogli a questo punto il titolo di Dr. John italiano vista la somiglianza della voce. Ma Lonelyville è quasi un luogo della mente, dove s'incontrano tutte le culture musicali americane, citato indifferentemente da Frank Sinatra, Porter Wagoner o Georgie Jones come si apprende dal retro-copertina, ma è anche il luogo di queste 14 canzoni autografe (a parte la jazzata From 12:30 To Forever), che tra blues (Too Much Of A Good Thing), New Orleans funky (la frizzante Unlock The Door To Baltimore) e tanto del Dr John più innamorato del jazz, ci porta in un viaggio lungo (55 minuti) nella musica d'oltreoceano, attraverso la lezione di un professore in materia e di uno stuolo di ottimi musicisti italiani. Didattico, ma con passione. (  7)
(Nicola Gervasini)

www.pushin-records.com

Visto che su queste pagine parliamo spesso e volentieri di un ex pilota di elicotteri militari (Kris Kristofferson), perché non volgere lo sguardo anche sulla musica nostrana e scoprire così le canzoni di Gianluca Salvadori, un vecchio pilota di aerei di caccia del nostro esercito. Fiorentino, classe 1948, Salvadori è uno strano caso di pensionato che invece di passare gli anni di riposo imbesuendosi davanti alla tv, ha deciso di dare corpo ad una mai sopita (e mai sviluppata) passione musicale. Se Musica e Sudore del 2009 era un timido approccio al mondo discografico, Due Passanti, prova a buttarsi nella mischia con più convinzione e una buona produzione che unisce in un mix affascinante musicisti di estrazione jazz e folk. I riferimenti sono quelli da Premio Tenco, con una Quei Famosi Cinque Ottavi che sembra un brano del primissimo Capossela, qualche ritmo sudamericano che non manca mai in queste occasioni (Una Notte Surreale, quasi in zona Fabio Concato), ma soprattutto una decisa influenza della scuola genovese di Fossati (Tempo di Passaggio) e De Andrè (Sogno Clandestino). Salvadori si destreggia bene con i versi, ha una vocalità da cantautore classico che usa in maniera ligia ai dettami del genere, e quando affronta il tema del volo a lui caro (La Musica dell'Aeroplano, impreziosita da un bell'arrangiamento d'archi) finisce anche per diventare originale. Nell'economia del cd manca forse qualche stacco ritmato che movimenti lo scorrere dei testi, nonostante Tre Parole abbia i toni della commedia non solo nel testo (la storia: un impiegato di banca si scatena in un tango con una sudamericana in una magica notte latina, ma rovina il tutto con un sonoro peto sul più bello…), e Notte Turca ironizza molto su una avventura erotica sul Bosforo. Due Passanti è un disco fatto di poesia, delicatezza e ironia, e naturalmente qual vago tocco jazz che rappresenta da sempre il bollino D.O.C. del cantautorato nostrano. (  6.5)
(Nicola Gervasini)

www.gianlucasalvadori.it

 


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