inserito 19/02/2010


M. "Gnola" Glielmo & J. Ragazzon
Blues, Ballads and Songs  [Good Company 2010] 8
Lorenzo Bertocchini Hearts of Stone. Some Bruce Springsteen Songs  [Gomb  2009] 6.5

La strada principale fa una curva e lo sterrato si dirama verso i campi. Ma al "crocicchio" solitario della foto in copertina a Blues, Ballads and Songs di Gnola - Ragazzon è un po' più difficile che un chitarrista incontri il diabolico personaggio che a mezzanotte gli accorda la chitarra e lo trasforma nel più leggendario chitarrista blues di tutti i tempi. Maurizio Glielmo (in arte "Gnola" allora) e quel diavolo di Jimmy (Ragazzon dei Mandolin Bros, invece) ci hanno provato lo stesso, e che fosse a Beulah, Mississippi, o al più probabile incrocio di una risaia nel pavese non fa la differenza, visto che il loro sodalizio artistico si firma tra l'Italia e l'America ed è proprio questo, appunto, il vero "cross road" della loro vicenda musicale (l'uno di ritorno da una breve tournèe americana con la cantante Sandra Hall, l'altro dai più celebri e recenti International Blues Challenge di Memphis con la sua italian roots band, unica candidata). Nessun'altra intenzione quindi, se non quella di un comune intreccio musicale a suggellare un patto fatto di una manciata di brani, scelti in base al gusto di una vita e al puro divertimento senza fronzoli di sorta. Strumenti da strada, una chitarra acustica, un'armonica e un ancor più solida chitarra resofonica, l'elettrica dove opportuno e un pugno di amici della compagnia (Riccardo Maccabruni all'accordion, Joe Barreca al basso, Roger Mugnaini al piano, Elisa Monti e Ileana Rinaldi ai cori) a far così dell'album in questione un canzoniere selezionato tra arrangiamenti di pezzi mai comuni e quattro delle migliori tracce autografe a firma Glielmo (la chiusura sul palesato omaggio a Sonny Landreth di Slidin To Your Door), Ragazzon (la più bella Scarlet quanto alle "ballads" del titolo) o a quattro mani (la più tradizionale Run and Hide e il limpido ragtime Lazy Boy). Il resto apre sugli Everly Brothers di Bye Bye Love passando da Sonny Terry e Brownie McGhee (Confusion), distinguendosi per la (van)morrisoniana Brown Eyed Girl ad hoc per la voce di Ragazzon così come Something Broken diventa il cantato di John Hiatt e il solismo di Landreth nell'unica persona di Gnola, in un sentito tributo all'artista di The Tiki Bar Is Open. Seguono i nomi di Farrell, Bacharach, Anderson, rivelando altre chicche che ci piace ricordare nella Marie Marie di Dave Alvin quanto in Don't Think Twice It's All Right di Bob Dylan. A metà, un'incisione live dal milanese Nidaba Theater rivela in Ragazzon un armonicista più che di pregio, e se il resto del disco non lascia dubbi sui due come binomio d'eccezione, il traintime - harp nel traditional Freigh Train Boogie ne riconferma un'altra volta l'indomito blues feeling da un insolito incrocio della provincia italiana.
(Matteo Fratti)

www.myspace.com/gnolabluesband

www.mandolinbrothersband.com

Che la musica di Bruce Springsteen occupasse un posto molto speciale nel cuore di Lorenzo Bertocchini era evidente sia dall'ascolto dei suoi lavori di studio, sia soprattutto dalle sue esibizioni dal vivo con o senza i fedeli Apple Pirates. Seppure per nulla rinchiuso in un ghetto da piccolo blue collar hero (la varietà di stili e il piglio fra New Jersey e South West di Uncertain Texas e Whatever Happened Next dimostravano esattamente il contrario), il musicista varesino ha sempre onestamente riconoscuto le proprie ispirazioni e una dipendenza da un immaginario rock che ben conosciamo. Non sorprende dunque vederlo alle prese con questo omaggio intitolato Hearts of Stone, sedici cover del Boss e una dedica finale (l'autografa Hey Bruce) che forse servono allo stesso Bertocchini per fare ordine nelle sue passioni. Bisogna insomma partire dall'idea che queste canzoni siano state registrate innanzi tutto per un "amico", per un compagno che ha scritto la colonna sonora della tua vita senza rendersene conto, come tutti i grandi artisti hanno la forza di fare. Bruce Springsteen rappresenta sopratutto questo per Lorenzo Bertocchini, che lo spiega con affetto nelle stesse note interne del nuovo cd: una rivelazione, una guida, l'unica ragione per cui Lorenzo ha deciso di prendere in mano una chitarra la prima vota che sentì Bobby Jean alla radio. Da qui a pensare che Hearts of Stone sia un disco necessario, in special modo per gli estimatori dello stesso Springsteen, ce ne passa, anche se l'onestà di Bertocchini si è palesata nel non inseguire un modello impossibile, ma piuttosto nell'adattare una scaletta su misura del suo stile. La voce è infatti decisamente più sussurrata, intima e folkie, non possiede (come potrebbe altrimenti) il carisma a il sacro fuoco soul dell'originale. Ecco allora Used Cars e Factory, Meeting Across The River, Incident On 57th Street (con l'ospite Erin Sax Seymour) e The Angel (duetto con l'amico Elliott Murphy), declinate per chitarre acustiche, organo e piano (Luca Fraula e Roberto Maschiocchi ai comandi) in una atmosfera generale che viaggia in direzione di una ballata morbida e rootsy (molto efficace in tal senso Ricky Wants A Man Of Her Own), a tratti un po' crepuscolare. La formula funziona, anche quando ci sono di mezzo Sherry Darling e Working On The Highway, per forza di cose più scalpitanti. Certo, non si tratta di versioni "definitive" ma Bertocchini ha mostrato se non altro il sentimento (e l'intelligenza) di scovare canzoni poco abusate, alcune davvero peculiari: avrebbe soltanto giovato una sintesi maggiore (troppe diciasette tracce), ma Hearts of Stone è figlio della passione e non del calcolo.
(Fabio Cerbone)

www.lorenzobertocchini.com

www.myspace.com/lbap

 


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