M. "Gnola" Glielmo & J. Ragazzon Blues,
Ballads and Songs [Good
Company 2010]
8
Lorenzo Bertocchini Hearts
of Stone. Some Bruce Springsteen Songs
[Gomb 2009]
6.5
La strada principale fa una curva e lo sterrato si dirama verso i campi.
Ma al "crocicchio" solitario della foto in copertina a Blues, Ballads
and Songs di Gnola - Ragazzon è un po' più difficile che un chitarrista
incontri il diabolico personaggio che a mezzanotte gli accorda la chitarra
e lo trasforma nel più leggendario chitarrista blues di tutti i tempi.
Maurizio Glielmo (in arte "Gnola" allora) e quel diavolo di Jimmy
(Ragazzon dei Mandolin Bros, invece) ci hanno provato lo stesso, e che
fosse a Beulah, Mississippi, o al più probabile incrocio di una risaia
nel pavese non fa la differenza, visto che il loro sodalizio artistico
si firma tra l'Italia e l'America ed è proprio questo, appunto, il vero
"cross road" della loro vicenda musicale (l'uno di ritorno da una breve
tournèe americana con la cantante Sandra Hall, l'altro dai più celebri
e recenti International Blues Challenge di Memphis con la sua italian
roots band, unica candidata). Nessun'altra intenzione quindi, se non quella
di un comune intreccio musicale a suggellare un patto fatto di una manciata
di brani, scelti in base al gusto di una vita e al puro divertimento senza
fronzoli di sorta. Strumenti da strada, una chitarra acustica, un'armonica
e un ancor più solida chitarra resofonica, l'elettrica dove opportuno
e un pugno di amici della compagnia (Riccardo Maccabruni all'accordion,
Joe Barreca al basso, Roger Mugnaini al piano, Elisa Monti e Ileana Rinaldi
ai cori) a far così dell'album in questione un canzoniere selezionato
tra arrangiamenti di pezzi mai comuni e quattro delle migliori tracce
autografe a firma Glielmo (la chiusura sul palesato omaggio a Sonny Landreth
di Slidin To Your Door), Ragazzon
(la più bella Scarlet quanto alle
"ballads" del titolo) o a quattro mani (la più tradizionale Run
and Hide e il limpido ragtime Lazy
Boy). Il resto apre sugli Everly Brothers di Bye
Bye Love passando da Sonny Terry e Brownie McGhee (Confusion),
distinguendosi per la (van)morrisoniana Brown
Eyed Girl ad hoc per la voce di Ragazzon così come Something
Broken diventa il cantato di John Hiatt e il solismo di Landreth
nell'unica persona di Gnola, in un sentito tributo all'artista di The
Tiki Bar Is Open. Seguono i nomi di Farrell, Bacharach, Anderson, rivelando
altre chicche che ci piace ricordare nella Marie
Marie di Dave Alvin quanto in Don't
Think Twice It's All Right di Bob Dylan. A metà, un'incisione
live dal milanese Nidaba Theater rivela in Ragazzon un armonicista più
che di pregio, e se il resto del disco non lascia dubbi sui due come binomio
d'eccezione, il traintime - harp nel traditional Freigh
Train Boogie ne riconferma un'altra volta l'indomito blues
feeling da un insolito incrocio della provincia italiana.
(Matteo Fratti)
www.myspace.com/gnolabluesband
www.mandolinbrothersband.com
Che la musica di Bruce Springsteen occupasse un posto molto speciale nel
cuore di Lorenzo Bertocchini era evidente sia dall'ascolto dei
suoi lavori di studio, sia soprattutto dalle sue esibizioni dal vivo con
o senza i fedeli Apple Pirates. Seppure per nulla rinchiuso in un ghetto
da piccolo blue collar hero (la varietà di stili e il piglio fra New Jersey
e South West di Uncertain Texas e Whatever Happened Next dimostravano
esattamente il contrario), il musicista varesino ha sempre onestamente
riconoscuto le proprie ispirazioni e una dipendenza da un immaginario
rock che ben conosciamo. Non sorprende dunque vederlo alle prese con questo
omaggio intitolato Hearts of Stone, sedici cover del Boss
e una dedica finale (l'autografa Hey Bruce)
che forse servono allo stesso Bertocchini per fare ordine nelle sue passioni.
Bisogna insomma partire dall'idea che queste canzoni siano state registrate
innanzi tutto per un "amico", per un compagno che ha scritto la colonna
sonora della tua vita senza rendersene conto, come tutti i grandi artisti
hanno la forza di fare. Bruce Springsteen rappresenta sopratutto questo
per Lorenzo Bertocchini, che lo spiega con affetto nelle stesse note interne
del nuovo cd: una rivelazione, una guida, l'unica ragione per cui Lorenzo
ha deciso di prendere in mano una chitarra la prima vota che sentì Bobby
Jean alla radio. Da qui a pensare che Hearts of Stone sia un disco necessario,
in special modo per gli estimatori dello stesso Springsteen, ce ne passa,
anche se l'onestà di Bertocchini si è palesata nel non inseguire un modello
impossibile, ma piuttosto nell'adattare una scaletta su misura del suo
stile. La voce è infatti decisamente più sussurrata, intima e folkie,
non possiede (come potrebbe altrimenti) il carisma a il sacro fuoco soul
dell'originale. Ecco allora Used Cars
e Factory, Meeting
Across The River, Incident On 57th
Street (con l'ospite Erin Sax Seymour) e The
Angel (duetto con l'amico Elliott Murphy), declinate
per chitarre acustiche, organo e piano (Luca Fraula e Roberto Maschiocchi
ai comandi) in una atmosfera generale che viaggia in direzione di una
ballata morbida e rootsy (molto efficace in tal senso
Ricky Wants A Man Of Her Own), a tratti un po' crepuscolare.
La formula funziona, anche quando ci sono di mezzo Sherry
Darling e Working On The Highway,
per forza di cose più scalpitanti. Certo, non si tratta di versioni "definitive"
ma Bertocchini ha mostrato se non altro il sentimento (e l'intelligenza)
di scovare canzoni poco abusate, alcune davvero peculiari: avrebbe soltanto
giovato una sintesi maggiore (troppe diciasette tracce), ma Hearts of
Stone è figlio della passione e non del calcolo.
(Fabio Cerbone)
www.lorenzobertocchini.com
www.myspace.com/lbap
|