I Groovers sono una
band storica della scena rock italiana, storica per impegno sociale
e tendenza musicale. Come loro sicuramente la Gang dei fratelli Severini
e forse pochi altri. Così, fra un album e l'altro, fra pezzi originali
e covers (da segnalare Factory e Stolen Car da That's All Folks!!, oppure
Hey Hey My My dal lontano Lost Ballads), la band approda con uno stile
differente, ma comunque schierato, a A Handful Of Songs About
Our Times Volume 1, settimo "lp" della serie. L'album lascia
per strada le sonorità più roots-rock ed il proletariato musicale per
concentrarsi questa volta su un sound dedito all'indie-rock moderno
ed alle sonorità pop che governano l'underground americano in quest'ultimo
periodo. Ovviamente nulla di banale: si parla di contaminazioni orientate
a Wilco ed Eels (Another Rainy Morning) e al genio più scanzonato
di David Byrne (I Keep Flying). Prodotto da Daniele Denti
(già con Settore Out e Gianna Nannini), A Handful Of Songs About Our
Times Volume 1 parla inglese ed è rivolto ad un pubblico attento alla
musica quanto alle liriche, tutte blue-collar ed espresse in un linguaggio
fluente e diretto. Anche stavolta una cover, Working Class Hero.
La veste completamente acustica del brano di John Lennon regala un pathos
notevole ed impegna Michele Anelli in un cantato palpitante.
Nascosti dietro ad un velo minimale, i toni si sviluppano spesso quieti,
condividono acustico ed elettrico (My Words Don't Have Two Faces),
arrivano dritti, soprattutto nel tormentone "Ash, Dust, Hush"
della conclusiva Peace Is My Name. I disturbi sonori di Men
And Dust rispecchiano una lirica tagliente (…stai seduto ed io
mi alzerò…non sparare ed io vivrò…), così come il pianoforte spezza
per un istante le catene chitarristiche di Release Me. L'impegno
artistico è dimostrato a più riprese anche da brani come Noise And
Silence (un parlato nostalgico), She's A Different Girl (violino
e hammond) e Let The Good Things Roll (lascia che le cose
girino…con tastiere, chitarre e tanto basso, quello di Evasio
Muraro: un brano coinvolgente), mai banali. Volutamente lontani
dai passati standard stradaioli ed operai di Springsteen e Earle, i
Groovers battono un sentiero a noi poco consono, forse sperimentale,
almeno nel binomio testi-musica. Un bene. Un lavoro decisamente positivo
e convincente
(Carlo Lancini)
www.thegroovers.net
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