inserito 03/04/2009


Legendary Kid Combo
 Viva la Muerte  [Vinylsick/ Self 2008] 7
Johnny Duk & Acoustic Sessions Band The River Of Dreams  [Johnny Duk  2009] 7
Fabulous Daddy Do You Feel a Wanderer? [Fabulous Daddy 2008] 6.5
E.Z. Riders Experienced Zydeco Riders [E.Z. Riders  2008] 6

Cockabilly? Perchè no, l'importante è entrare in sintonia con il mondo allucinato e teatrale dei Legendary Kid Combo, che ci invitano ad assaporare la loro miscela di country-punk-psychobilly-bluegrass-folk-gothic-balkanica ("e una spolverata di ironia" ci tengono ad aggiungere loro). Insomma, un po' come assistere ad un concerto di Johnny Cash di spalla ai Gun Club durante un "medicine show", anche se, a cominciare dal nome, il primo e imprescindibile punto di riferimento per questi cinque ragazzi italiani ma dai fantasiosi nomi da Far West (Don Bat, voce e chitarre, Lucky Luke, voce e acustiche, el Sentenza, banjo e steel, Big Boss, contrabbasso, Dr. Cyclops, batteria) sembra essere quello dei Legendary Shack Shakers, altra combriccola di "fulminati" sovvertitori delle radici che abbiamo imparato a conoscere con regolarità sulle pagine del sito. Simile infatti la miscela di scalpitante punk e marcette country diaboliche, qui per giunta accresciute in parodia dall'idea di dedicare undici ubriache canzoni al tema della morte, con personaggi fittizi che si muovono nella leggenda. Mary Blunder e Marianne Hedergaard si agitano su ritmi forsennati e voci distorte; Ivanov Sergej si apre sulle note di O Ciciornia e fruga in qualche melodia balanica (così accade anche nel canto marinaio di Sailor Stuk The Greek) prima di farla sposare con il banjo; Eddie Montana possiede un gusto sudista più accentuato che diviene canto gospel sguaiato in Billy "Big" Joey; The Ghost Of Tom Pity fruga ancora nell'old west con un piano da saloon guizzante; Oliver And Jenny Knox è puro country noir con chitarroni twangy; Unknown chiude il sipario, è proprio il caso di dirlo, tra fisarmoniche, cori da osteria e bicchieri alzati al cielo. Il richio a volte è la macchietta, probabilmente eccessivi, eppure trascinanti: Viva la Muerte è il loro secondo lavoro sulla lunga distanza dopo Booze Bucks Death & Chicks del 2007, grazie ai quali i Legendary Kid Combo si impongono come la western party band definitiva.
(Fabio Cerbone)

www.kidcombo.com

Se decidete di farvi un giro per l'Europa, non fate l'errore di transitare velocemente e distrattamente per il Canton Ticino. Oltre ad essere la Svizzera terra sorprendente in tema di spettacoli naturali, i nostri vicini di casa sono da sempre anche bacino di larga utenza di suoni e cultura americani. Fabio Ducoli, in arte Johnny Duk, viene da Faido, ha una passione non nascosta per Bruce Springsteen e tanta voglia di provare a dire la sua nel genere dopo una lunga gavetta che l'ha portato in gioventù a bazzicare anche gli ambienti sanremesi della musica leggera italiana. The River Of Dreams nasce da anni di comune passione per i suoni rurali d'oltreoceano con la violinista Claudia Klinzing, ed è composto da dodici brani che mischiano country, folk, e suoni irlandesi, con una certa somiglianza alla proposta musicale del nostrano Davide Van De Sfroos, o se preferite, allo Springsteen zona Seeger-sessions, richiamato anche nel nome della band che lo accompagna. Ci si diverte parecchio con episodi da bar come Serenade e il traditional Will You Miss Me? (When I'm Gone), ci si emoziona molto con due belle ballate folk come Desolation Land e la stessa The River Of Dreams, per le quali Duk si guadagna anche i complimenti per scrittura e interpretazione. Ci si lascia scappare un sorriso per lo strano tentativo di portare la mitica hit anni 90 dei Fastball The Way nelle desertiche atmosfere del Texas, ci si diletta anche per il suono del suo dobro e per il violino della Klinzing negli strumentali Dusty Valley e Laddy's Tune. Insomma, al di là della pronuncia inglese di Johnny che a volte tradisce un po' le origini non proprio da yankee DOC, deliziose e semplici roots-songs come My Last Wish e Something's Burning sono testimonianza di una piena maturità e capacità di maneggiare l'argomento rock. Consigliati anche come set dal vivo. Birra compresa.
(Nicola Gervasini)

www.johnnyduk.ch

Quartetto marchigiano che si definisce apertamente "rockabilly band" sulle pagine del proprio sito, non facendo mistero alcuno dell'immaginario e delle ispirazioni che lo guidano, i Fabulous Daddy si presentano all'appello dell'esordio discografico con dieci brani originali (non poca cosa per il genere affrontato, spesso ripiegato sull'interpretazione dei classici del passato) e due cover quanto meno curiose. Partendo da queste ultime si può forse avere un ritratto della versatilità della band, non necessariamente un combo dedito alla sola rivisitazione di uno stile circoscritto: la scelta di Dune Buggy (si, proprio il sucecsso degli OLiver Onions, tratta dalla colonna sonora di "Altrimenti ci arrabbiamo") è senza dubbio spiritosa, ma è l'idea azzeccata di rispolverare I've Just Seen a Face di Lennon-McCartney (una delle canzoni ritmicamente più interessanti del primo periodo dei Beatles) che fa sorgere il sospetto che l'amore per gli "oldies" dei Fabulous Daddy si sposti un poco oltre gli anni cinquanta. Lo dimostrano brani che aldilà dello stantuffo della sezione ritmica di Marco 'Mats' Mattei e David 'Blue' Bellezza e delle chitarre riverberate di Emiliano 'Chuck' De Angelis, paiono sfruttare la presenza dell'ospite Piero 'Perry' Belleggi al piano. Da qui nascono ballate dai sapori americani stradaioli (Six Miles), altre irrimiediabilmente romantiche (Waliking Down the Street) oltre ad effusioni country (Lovely Boy, I Found the Right Girl) che vanno alla radice del sound di Do You Feel a Wanderer? Il quale resta evidentemente un disco di genere, con una chiara abbondanza di spassose svisate rockabilly (I Gotta Go, la straripante Texico e Drunk With my Baby) ed un suono a tratti più scuro e denso (I'm Still in Love With You, I Promise). Per uscire da un certo recinto musicale, se ne avranno voglia e coraggio, ci sono episodi che mostrano già la via.
(Fabio Cerbone)

www.fabulousdaddy.com

Restando della terra delle Marche, ecco il trio degli E.Z. Riders, che fin dal nome sembrano giocare a carte scoperte con le proprie radici musicali: si respira infatti aria di southern rock, jam e fughe strumentali, al servizio però di un suono mai eccessivamente roccioso, da classico power-trio, semmai con qualche spiraglio su una canzone americana più tradizionale, che arriva a lambire l'esperienza del country rock (il finale con Still Blows the Wind). Experienced Zydeco Riders ha già ottenuto qualche attenzione da webzine internazionali e la produzione indipendente non ha impedito alla band di farsi notare sulle pagine del famoso retailer Cdbaby, dove potrete assaggiare qualche brano dal loro repertorio. Anima della band sono le chitarre e la voce di Alessandro Alessandrini, già con Old Tennis Shoes e Blue Dogs, questi ultimi cover band italiana dell'Allman Brothers, di una certa risonanza. Gran parte del materiale proposto dagli E.Z. Riders si regge sulla solida scuola rock blues della sua sei corde, anche se non è da sottovalutare la sezione ritmica formata dai fratelli Luigi e Rodolfo Ridolfi, il primo complice delle interessanti armonie vocali, elemento aggiunto per "alleggerire" il suono della band (Real Good Love e The Way to The Heart in apertura indicano la strada). Il quale resta senza dubbio un po' imbrigliato nella formula spartana del trio, specialmente negli episodi più dichiaratamente southern (Witchy Woman, Mean Mistreater, The Dreamer), trovando invece uno spiraglio quando insegue soluzioni più morbide (Jeremiah Johnson). Se le capacità strumentali non sono dunque in discussione, occorre tuttavia una maggiore ricerca in fase di produzione, con un sound che risulti meno "piatto", per esaltare la densità delle chitarre.
(Fabio Cerbone)

www.myspace.com/ezridersband


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