inserito 06/06/2008

Andrea Marti
Traditional Man
[Club de Musique  2008]



Mi piace, mi piace questo ragazzo dentro a discapito dell'età anagrafica, che arriva al debutto discografico solista dopo trent'anni di musica, fatta, scritta, suonata e mai incisa da lui. Per il suo approccio disincantato ed ironico nel raccontarsi e raccontare, per la bellezza delle sue canzoni, per i suoni familiari e i pards che si è scelto per questa avventura: su tutti i suoi concittadini Paolo Bonfanti con le sue chitarre, Giorgio Ravera all'Hammond, chitarre e pianoforte, Rosalba Grillo e Alessandro Pelle (la sezione ritmica della Paolo Bonfanti band) e gli altri amici che hanno lasciato anche solo un contributo, come Alberto Giordano, chitarre elettriche, Martino Coppo, mandolino, Arturo"Tato" Capelli, violino.

Le canzoni di Andrea Marti sono indubbiamente figlie del suono che si porta dietro da sempre, il country rock scoppiettante ed allegro che troviamo nell'apertura di Dust From The Page, l'intreccio elettroacustico, che ce lo rivela eccellente polistrumentista sulle corde d'acciaio, per la sottilmente malinconica Desert Ballads. Night Trains Don't Bring You Nowhere insiste in questa direzione con più decisione ed è davvero un bel sentire; Little Jimmy Again è nella sua semplicità e linearità direi quasi perfetta,c on le chitarre prima acustiche poi elettriche che si rincorrono e si fondono, un po' il leit motiv sicuramente piacevole dell'intero disco in questione. Traditional Man è più sbarazzina restando una grande canzone, un pezzo così vorrebbe averlo scritto il Darrell Scott di Alhoa From Nashville. Raincoats è un piccolo capolavoro, più introspettiva, ci svela l'anima più cantautorale di Andrea Marti con un solo all'acustica di Paolo Bonfanti davvero da brividi. Provo, Utah ha il passo di una cavalcata in cui le chitarre elettriche sono più protagoniste, ma amalgamandosi allla perfezione nel tessuto del brano non lo appesantiscono assolutamente.

Si ritorna ad atmosfere acustiche con il bel dobro che brilla sulle note di An Angel When She Sing, pregevole anche lei, mentre In Time To Come è un'altra ottima dimostrazione del talento di Andrea che qui trova veicolo nel delizioso intrecciarsi dell'acustica di Paolo Bonfanti e di quella di Giorgio Ravera con la sua. Gli unici episodi leggermente sottotono sono Three Vipers In My Heart e I Wrote A.M. On Every Wall, sterzate decise verso un rock più sanguigno fatto di elettriche sature e suono indurito la seconda, con un certo equlibrio ma staccata dalla media dell'album, almeno in termini di sonorità la prima.

Un plauso senz'altro alla Club De Musique di Courmayeur, sempre attenta a scovare queste bellissime realtà nascoste e per Andrea Marti...beh adesso che si è deciso ad aprire lo scrigno delle sue canzoni, con un risultato così che non ci faccia aspettare troppo prima di darcene altre!
(Gabriele Buvoli)

www.andreamarti.com
www.clubdemusique.com


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