inserito 14/11/2011

Mojo Filter
Mrs. Love Revolution
[Club de Musique 2011]



L'accattivante grafica vintage in copertina, curata da Ferdinando Lozza, evoca già con sintesi perfetta il raggio d'azione dei Mojo Filter, band italianissima che tuttavia si immerge in un album di ricordi che pesca a piene mani dai seventies e dall'età dell'oro del rock'n'roll, in fondo estraniandosi o meglio fregandosene delle mode imposte. Tra un ritratto di Mrs Love Revolution che potrebbe capeggiare su un qualsiasi cartellone del Fillmore di San Francisco ai tempi di Bill Graham e una sventagliata di riff che mettono insieme hard rock, blues elettrico, swamp, british invasion e psichedelia, la band non si vergogna di scegliere un'appartenenza precisa, di giocare onesta con le sue influenze. È il loro punto di forza e, per chi avesse il dente avvelenato, anche il loro tallone d'achille, se non fosse che il loro esordio sulla lunga distanza (l'ep The Spell li aveva presentati sul circuito indipendente, con buone premesse, soltanto un anno fa) suona così asciutto, compatto, integro nelle sue passioni che certe rimostranze possono per una volta anche essere accantonate.

Catturato secondo uno spirito live che bene si addice al sound del gruppo, Mrs Love Revolution testimonia la crescita dei Mojo Filter, seguendo la vecchia regola della gavetta dal vivo e di un rock'n'roll che necessita, per forza di cose, di un approccio simile: pochi orpelli e molto groove, perché se l'ambientazione deve essere calorosa e rozza, allora che lo sia nella sua dimensione più naturale. Una mano l'ha fornita non solo il buon lavoro di Mauro Galbiati in studio ma anche la lunga esperienza del songwriter Jono Manson in fase di mastering e mixaggio, lasciando intatto l'impatto crudo del gruppo, che molto punta sulla voce ruvida di Alessandro Battistini. L'occhio lungo di Manson, che sappiamo non ha mai disdegnato di apprezzare i territori del blues rock e della jam settantesca, si fa sentire e la prima collisione con Just Like A Soldier fornisce tutte le coordinate necessarie per l'intero sviluppo del disco. Nulla si inventa dentro questi binari, tutto semmai si riadatta, si rilegge e, perché no, si ricicla, purchè resti a galla la passionalità dovuta al genere.

In questa visione la band potrebbe suonare tanto allieva del classic rock di cui Mrs Love Revolution è riempito fino a straripare, quanto compagna di strada di gente come i Black Keys (magari quelli più grezzi degli esordi, provate a sentire No Comment Please). Certo, il solco tracciato dai Mojo Filter è assai netto, per cui non si può fare a meno di percepire l'ombra pesante dei Creedence nello swamp paludoso e appiccicaticcio di The River o i santini degli Stones in Ragged Companion. È tuttavia altrettanto vero che rispetto al breve ep di debutto, si registrano sorprese e tentativi riusciti di allargare l'ispirazione: da una parte quindi il passato, con il garage rock d'impatto di Lick Me Up e le trame hard blues di Gimme Me More, dall'altra invece l'inedita, apprezzabilissima danza country, un po' alticcia, di Las Vegas o ancora l'entusiasmo di una ballata dagli umori sudisti quale Liar, resa pastosa e melodica, come in altri frangenti del disco, dalla presenza di organo e piano dell'ospite Fidel Fogaroli (Verdena, Evasio Muraro).

Su questa strada la band potrebbe ancora rivelare una crescita nel futuro prossimo, una strada da battere senza esitazioni. Nel frattempo assaporiamo un diligente e sostenuto disco di onestissimo rock'n'roll, quello della serie che "ci piace sempre".
(Fabio Cerbone)

www.mojofilter.it



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