Mojo
Filter Mrs.
Love Revolution
[Club de Musique 2011]
L'accattivante grafica vintage in copertina, curata da Ferdinando
Lozza, evoca già con sintesi perfetta il raggio d'azione dei Mojo Filter,
band italianissima che tuttavia si immerge in un album di ricordi che pesca a
piene mani dai seventies e dall'età dell'oro del rock'n'roll, in fondo estraniandosi
o meglio fregandosene delle mode imposte. Tra un ritratto di Mrs Love Revolution
che potrebbe capeggiare su un qualsiasi cartellone del Fillmore di San Francisco
ai tempi di Bill Graham e una sventagliata di riff che mettono insieme hard rock,
blues elettrico, swamp, british invasion e psichedelia, la band non si vergogna
di scegliere un'appartenenza precisa, di giocare onesta con le sue influenze.
È il loro punto di forza e, per chi avesse il dente avvelenato, anche il loro
tallone d'achille, se non fosse che il loro esordio sulla lunga distanza (l'ep
The Spell li aveva presentati sul circuito indipendente, con buone premesse,
soltanto un anno fa) suona così asciutto, compatto, integro nelle sue passioni
che certe rimostranze possono per una volta anche essere accantonate.
Catturato
secondo uno spirito live che bene si addice al sound del gruppo, Mrs Love Revolution
testimonia la crescita dei Mojo Filter, seguendo la vecchia regola della gavetta
dal vivo e di un rock'n'roll che necessita, per forza di cose, di un approccio
simile: pochi orpelli e molto groove, perché se l'ambientazione deve essere calorosa
e rozza, allora che lo sia nella sua dimensione più naturale. Una mano l'ha fornita
non solo il buon lavoro di Mauro Galbiati in studio ma anche la lunga esperienza
del songwriter Jono Manson in fase di mastering e mixaggio, lasciando intatto
l'impatto crudo del gruppo, che molto punta sulla voce ruvida di Alessandro
Battistini. L'occhio lungo di Manson, che sappiamo non ha mai disdegnato di
apprezzare i territori del blues rock e della jam settantesca, si fa sentire e
la prima collisione con Just Like A Soldier
fornisce tutte le coordinate necessarie per l'intero sviluppo del disco. Nulla
si inventa dentro questi binari, tutto semmai si riadatta, si rilegge e, perché
no, si ricicla, purchè resti a galla la passionalità dovuta al genere.
In
questa visione la band potrebbe suonare tanto allieva del classic rock di cui
Mrs Love Revolution è riempito fino a straripare, quanto compagna di strada di
gente come i Black Keys (magari quelli più grezzi degli esordi, provate a sentire
No Comment Please). Certo, il solco tracciato
dai Mojo Filter è assai netto, per cui non si può fare a meno di percepire l'ombra
pesante dei Creedence nello swamp paludoso e appiccicaticcio di The
River o i santini degli Stones in Ragged Companion.
È tuttavia altrettanto vero che rispetto al breve ep di debutto, si registrano
sorprese e tentativi riusciti di allargare l'ispirazione: da una parte quindi
il passato, con il garage rock d'impatto di Lick Me Up
e le trame hard blues di Gimme Me More, dall'altra
invece l'inedita, apprezzabilissima danza country, un po' alticcia, di Las
Vegas o ancora l'entusiasmo di una ballata dagli umori sudisti quale
Liar, resa pastosa e melodica, come in altri
frangenti del disco, dalla presenza di organo e piano dell'ospite Fidel Fogaroli
(Verdena, Evasio Muraro).
Su questa strada la band potrebbe ancora rivelare
una crescita nel futuro prossimo, una strada da battere senza esitazioni. Nel
frattempo assaporiamo un diligente e sostenuto disco di onestissimo rock'n'roll,
quello della serie che "ci piace sempre". (Fabio Cerbone)