Luca Rovini & Companeros
Cuori fuorilegge
[Luca Rovini 2018]

lucarovini.com

File Under: tra il Texas e la Toscana

di Fabio Cerbone (27/09/2018)

La musica di Luca Rovini - cantautore pisano attivo da una decina d'anni su quella che potremmo definire la scena indipendente d'ispirazione roots - possiede un carattere aspro e sincero, qualcosa che riflette forse la storia stessa dell'autore, da sempre appassionato di America, di strade e storie ai margini, di sfide degne di un outsider. Il suo immaginario è anche il nostro, coincide in più punti e ci facilita il compito nell'entrare in contatto con un disco come Cuori fuorilegge, che già nel titolo sintetizza questo percorso artistico. Ne avevamo seguito i passi con Avanzi e Guai e sottolineato la maturazione, pur con tutti i limiti di una autoproduzione e di un carattere ancora naif nell'approccio vocale, nel discreto lavoro acustico che usciva allo scoperto in Figure senza età.

Oggi è arrivato il momento di una decisa sterzata elettrica, di un suono che si è fatto più marcato e stradaiolo nelle intenzioni, lasciando emergere quelle passioni per il country rock più sanguigno, per il rock'n'roll che sa di polvere e viaggi senza meta, tra un Texas vagheggiato e una più concreta Toscana. È l'album più interessante e adulto che Rovini abbia sino ad oggi realizzato, un passo avanti deciso e coerente, che si avvale di una band dal suono "di genere" impeccabile, con il dato non trascurabile delle presenze di Peter Bonta e Gary A. Crockett, due musicisti americani che possono offrire quelle sensibilità e quegli arrangiamenti che appartengono soltanto a chi questa musica l'ha masticata ogni santo giorno. Il primo, chitarrista dal tocco ficcante tra scuola country e rock blues, ma anche pianista, entra nel ruolo di produttore e marchia ciascun brano con i suoi interventi; il secondo, batterista di lungo corso e dalle collaborazioni importanti, sostituisce l'amico scomparso Stefano Costagli, parte integrante dei Companeros al quale Luca Rovini dedica l'intero disco.

Con il basso di Andrea Pavani e gli interventi degli ospiti Chiara Giacobbe (violino), Paolo Ercoli (pedal steel) e Flaco Siegals (accordion), Cuori Fuorilegge completa i colori di un quadro dove una canzone tutta italiana, nell'emotività dei testi un po' impressionisti, si associa a un sound robusto che echeggia mille dischi sbucati dalla provincia americana. Ci sono le note di Senza gambe né parole, tipica ballata da grandi spazi, e il riff affilato e bluesy di Fuorilegge a concretizzare la descrizione di cui sopra, e c'è una voce, quella di Rovini, che con tutti i limiti del caso, questa volta appare più convinta e perfettamente calata fra le immagini che evoca. Se il suono che gli gira in testa è tutto figlio di Joe Ely, di Tom Petty, del primo Steve Earle, di Dave Alvin di chissà quanti altri eroi dell'american music, il piglio da resistente e cane sciolto che emerge nelle liriche appartiene soltanto a lui, con uno stile abbastanza originale, che lavora per accostamenti e ispirazioni e non sceglie quel tratto più narrativo tipico delle sue fonti di ispirazione.

Questo rende più autentica la proposta di Cuori fuorilegge, nonostante i suoi chiari debiti verso i songwriter di cui sopra: ciò emerge nelle ballate intime e dai toni rootsy come Al tavolo di un altro, Parole in regalo, Tutti i tuoi giorni, che giocano con sentimenti sempre schietti e si avvicendano con il prevalente tono elettrico rockato del disco. Qui emerge efficace il lavoro della band, che svisa veloce fra titoli manisfesto come Vite di contrabbando e Non mi avranno mai, nella traduzione di Sei giorni sulla via (dal classico Six Days on the Road, innumerevoli versioni, compresa quella dei Mudcrutch di Tom Petty), nel passo blues da bar band texana di Non con me e in quello decisamente imbevuto di country da border town della divertente Honky Tonk Senorita, con la steel di Ercoli a caratterizzare gli accenti del brano.

Luca Rovini mantiene una spontaneità che lo mette al riparo da facili accuse di plagio: la sua penna resta spesso tagliente (il finale con Nuda sull'Aurelia), e ancora una volta questa naturalezza di gesti e musica lo rende a suo modo singolare nella proposta.


    

 


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