Boris McCutcheon & the Salt Licks
Might Crash!
[
Frogville
2013]

www.borismccutcheon.com


File Under: desert country visions

di Fabio Cerbone (03/01/2013)

Robert Kevin McCutcheon, per gli amici Boris, voleva diventare un poeta, è finito a fare il songwriter. Una storia nemmeno così inedita, a dire il vero: quanti folksinger ci siamo sorbiti alle prese con questo delicato passaggio? La differenza semmai è nelle biografie personali e McCutcheon in effetti ne possiede una che ha tutti i numeri per stuzzicare la fantasia di un buon scrittore. Intanto è nato e cresciuto nel Massachussetts, ma ha trovato terra di ispirazione musicale nella natura selvaggia del New Mexico, dove risiede e suona da qualche anno. Nel mezzo del cammino ha fatto spola con la California, dove ha studiato agraria e nuove tecniche di coltura, aprendo una piccola fattoria e lasciando del tutto i sogni da giovane studente in un college del Vermont. Nel frattempo non si è fatto sfuggire l'occasione per collaborare con Ralph Rinzler (uno dei fondatori della storica Folkaways records), conosciuto su una sperduta isoletta al largo di cape Cod.

Insomma, ce n'è abbastanza per riempire le pagine di un romanzo di Steinbeck. A maggior ragione se si colgono le sfumature di questo nuovo lavoro con i Salt Licks, band rodata al suo fianco da diversi anni: Might Crash! è una raccolta di ballate che succhia linfa dalla wilderness americana, dai paesaggi del South West e dalle vicende umane di una nazione finita dentro una nuova Grande Depressione. Lo fa con un sound secco e catturato dal vivo in studio, che nulla aggiunge e nulla toglie all'abc del genere, quel country rock polveroso e di frontiera dove Townes Van Zandt incontra John Prine e Jerry Jeff Walker, sancendo una sottile linea rossa che dalla canzone d'auotre dei seventies arriva ai giorni odierni dell'Americana. Ci sono spunti e versi intriganti nel trittico iniziale, tra una Flesh and Dream che si trascina pigra tra acustiche e steel (l'ottimo Brett Davis, da diverse stagioni l'altra metà di McCutcheon nei suoi progetti, lameno da quando lo scoprimmo nel 2003 in occasione di When We Were Big), la title track che accelera e sbuffa sulle note di un crudo honky tonk e infine una Off the Grid che ha il sapore della sabbia del deserto e la desolazione nelle vene.

Niente male, anche se molti, troppi di questi cantori americani cominciano ormai ad accontentarsi dell'essenziale e non provano mai a scombinare l'ovvio: Boris MCCutcheon ne avrebbe forse anche i numeri e le intenzioni a giudicare dalla partenza, ma in seguito preferisce la maniera (lo swing di On the Beltway), il bel quadretto alt-country (l'alticcia Booze Farm, il cantilenare rustico di Lover I'm Taken e This Town is Dead) e l'immancabile strumentale ad effetto che evochi il panorama del New Mexico (The Road to Canoncito). Ciò detto, di un disco come Might Crash! (a cui peraltro aggiunge un tocco al mix Craig Schumacher nei famosi studi Wavelab di Tucson, chiedere nel caso a Calexico e Giant Sand...) e di una band come i Salt Licks (aggiungiamoci Kevin Zoernig che con organo e piano elettrico da una bella ripassata e Loren Wise) non si può certo parlar male. Occorre però accodarsi un po' alla bella scrittura di genere, che comincia ad avere il fiato corto.



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