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Americana di
Silvio Vinci (31/10/2014)
The
Far West, un nome un programma. Diventa davvero difficile pensare quale altro
genere musicale possano suonare questi ragazzoni americani, se non la roots music
della loro terra, ovvero il country-rock, in questo caso rivisitato in chiave
moderna, con chiare influenze primi 70, profondamente ispirati non tanto dai pionieri
del genere, quanto dalla seconda generazione di "punk di campagna" che
inventò il "Paisley Underground" alla fine degli anni 80. I Far West , dalla sorprendente
scuderia Medina River Records, sono un variegato crogiuolo di musicisti provenienti
dai più svariati angoli degli Stati Uniti, con base a Los Angeles, i quali, dopo
l' esordio discografico del 2011 , con l'omonimo album (contenente, tra le altre,
la stupenda ballata Bitter Drunk & Cold che vi consiglio vivamente di andare
ad ascoltare su You Tube...) giungono alla pubblicazione di questo Any Day
Now, perfettamente incastonato nel contenitore dell'attuale country-rock
music, tra le migliori proposte ascoltabili sotto la voce "Americana".
La
band innanzi tutto: come dicevo è formata dal chitarrista e cantante solista (originario
di New York!) Lee Briante, autore del primo brano On
the road, bellissima apertura, sapori di frontiera e tantissimi richiami
al background che ispira la band e caratterizza l'intero album. Per certi versi
l'incedere e la struttura richiama lo stile di Israel Nash Gripka e per chi è
abituato a frequentare le pagine web di Rootshighway probabilmente basterà questo
paragone per inquadrare il senso di tutta la recensione. Walk
Light On This Poor Heart è da brividi, ballattona con superbo uso di
riverberi e sottofondo d'organo come piace agli amanti della Band (o più vicini,
Green On Red). Altissimo livello anche per le successive Hudson
Valley, sapientemente condita da piano e pedal steel guitar, e The
Bright Side, probabilmente votata ad hit single per le classifiche country
rock. In queste songs si tocca con mano lo spessore tecnico della band e l'elevato
standard qualitativo in fase di registrazione e produzione: gli altri musicisti
sono Robert Black (chitarra, basso), Michael Whiteside (tastiere), Brian Bachman
(batteria), Aaron Bakker (chitarre).
Leonard è un altra ballad
dal sapore vintage: c'è molto Dylan, anche nel modo di cantare, ma sopratutto
c'è da sottolineare il bel arrangiamento strumentale, con la tromba (Nick Chafee)
a ricamare su il ritornello. These Arms Will be Empty, esattamente a metà
disco, è un altra ballad, in stile Jayhawks, lo stesso che riascolteremo in un
altra perla del disco, ovvero Wichita. Words
From a Letter, pianistica e honky-tonk, è divertente, al contrario Post
and Beam suona malinconica per il crepuscolo. Wichita come anticipavo
è melodica ed ariosa su un trionfo di chitarre ad accordatura aperta. Forged
In Iron è una western-song in abito metropolitano, She's Gonna Leave Him
Too è l'ennesima ballata californiana e Across The
Bed chiude l'album con grazia e personalità. In conclusione, The Far
West suonano bene, con piglio tecnico e personalità da navigati mestieranti, alchimisti
sobri, capaci di creare gioiellini di american roots music senza tempo, in chiave
moderna ma con quegli ingredienti imparati a memoria, insostituibili -e fedeli
compagni di lavoro- per chi ha studiato a scuola i classici di Roger McGuinn,
Uncle Tupelo, Jayhawks, Fred Neil, Levoln Helm, Neil Young, Bob Dylan e John Prine.
I Far West saranno piacevoli compagni di viaggio in questi ultimi mesi dell'anno.