Bob Woodruff
The Year We Tried to Kill the Pain
[
Rootsy
2013]

rootsy.bandcamp.com
www.rootsy.nu

File Under: unknown roots rockers

di Davide Albini (21/01/2014)

Ammetto di essermi perso tutte le puntate precendenti e di non avere la minima idea di chi fosse Bob Woodruff prima di questo suo ritorno sulle scene. The Year We Tried To Kill The Pain rappresenta infatti il suo come back artistico, registrato in parte con musicisti svedesi, dopo un lungo purgatorio che lo ha visto sfiorare l'idea stessa di abbandonare per sempre la carriera musicale. Stando alle cronache Woodruff aveva tutti i numeri per emergere: newyorkese, già leader dei The Fields, un contratto sfumato con la Restless (la ricordo come interessante etichetta di punk e alternative rock negli anni Ottanta), ha avviato in seguito una fase solista grazie ad un paio di lavori che sembravano indicarlo come uno dei possibili nuovi talenti della scena country rock. L'esordio addirittura per l'Elektra con Dreams and Saturday Nights nel 1994, disco che conteneva un duetto con Emmylou Harris e diverse collaborazioni eccellenti, quindi Desire Road tre anni più tardi, sempre su major, senza grandi fortune nonostante i buoni riscontri di critica.

La delusione e l'inevitabile ritiro incombevano dietro l'angolo: da qualche tempo però Woodruff si è stabilito a Los Angeles, scrive per la televisione e la pubblicità e divide il suo tempo con l'Europa, dove ad esempio un'etichetta svedese gli ha pubblicato The Lost Kerosene Tapes 1999, registrazioni fatte a Nashville e rimaste nel cassetto. Oggi è il turno della norvegese Rootsy, che si getta a capofitto su The Year We Tried To Kill The Pain, cogliendo nel segno: disco di materiale nuovo e al contempo di riletture di vecchi brani (tra cui uno dei suoi primi singoli, lo swamp sudista di Bayou Girl), ci presenta un autore di brillante Americana e solidissime ballate dai classici profumi roots rock. Intuisco che rispetto agli esordi Woodruff prediliga oggi un approccio meno tradizionale (nella vecchie copertine appariva come un novello Dwight Yoakam anche nel look...), abbracciando il suono byrdsiano di I Didn't Know e I'm the Train, o se preferite del discepolo Tom Petty, ma il risultato non cambia. La title track sfodera una malinconica melodia e un piano traboccante di soul, mantenendosi su quei tempi medi tra Nashville e Memphis che tanto piacciono a gente come Greg Tropper (ecco un collega che si avvicina per stile e gusto, basterebbe aggiungere al piatto l'ascolto di There's Something There e I'm Losing You) o al compianto (qualcuno se lo ricorderà?) Duane Jarvis.

Feel the Way I Feel è più scura nell'uso dei riverberi del binomio chitarra-pedal steel, ricordandoci le origini country&western del musicista, la citata Bayou Girl spezza il ritmo con un arrangiamento più vivace, mentre nel finale si ritorna alla ricetta di casa Woodruff, uno che sguazza volentieri nelle ballate dosando grande senso della melodia ed eleganza roots. So Many Teardrops è un altro colpo di classe country soul con una pedal steel commovente sullo sfondo, Paint the Town Blue offre un agrodolce tocco pop inedito che sa di George Harrison (magari passando sempre per l'amico Tom Petty) e il finale (catturato dal vivo) è nella mani di If I Was Your Man.


     


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