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Appalachian country folk di
Marco Restelli (02/09/2016)
La
cantautrice di Austin Martha Fields Galloway, dopo aver pubblicato nel
2014 un interessante album di debutto (Long Way From Home), utilizzando
il nome di Texas Martha & The House Of Twang ha deciso di presentarsi per la prima
volta col suo vero nome. A ben vedere non si tratta semplicemente di un vezzo,
ma di un modo per porre l'accento da una parte sulle differenze stilistiche rispetto
alla prova precedente e, dall'altra, sul collegamento più stretto fra la musica
che ha segnato la sua vita personale sin dall'infanzia e questa dozzina di nuovi
pezzi contenuti in Southern White Lies. Si tratta di un disco, registrato
in Francia, nel quale l'artista ha voluto vestire le proprie canzoni con la musica
tipica della tradizione di famiglia proveniente dall'Appalachia - regione non
solo geografica, ma anche culturale, che si estende idealmente dal sud dello stato
di New York fino ad arrivare al nord dell'Alabama e del Mississippi - riempiendo
con dobro, banjo (Manu Bertrand) e violino (Olivier Lecerc) lo spazio che in Long
Way From Home era occupato invece dalla pedal steel guitar.
Nonostante,
in generale, non sia un amante dell'Americana più legata alla tradizione, devo
ammettere di essere stato favorevolmente colpito dall'energia che Martha Fields
riesce a trasmettere, interpretando ogni canzone col cuore e con una voce tanto
calda quanto ruvida. I temi, sempre sviscerati attraverso il vissuto dei diversi
personaggi, sono spesso molto duri, a partire dalla dipendenza dall'alcool (la
midtempo What Good Can Drinkin' Do) passando
per il tradimento coniugale (la triste ballata Dead End)
così come dalle strazianti difficoltà della vita (Hard Times) fino alla
povertà più estrema (la toccante chiusura di American
Hologram). Difficile che la memoria non evochi in qualche modo la forza
espressiva di Woody Guthrie, Dylan o della stessa Lucinda nazionale, che ai perdenti
hanno sempre dato voce. Al riguardo, la title track rappresenta sicuramente uno
degli episodi più significativi, specialmente quando nel ritornello emerge tutta
la drammaticità della protagonista del brano, con i versi "I gotta quit thinking…I
gotta quit drinking I got that sinking feeling It'll be over soon…seems all I
hear is gloom and doom….You can shoot me in the back chocke on your silver spoon".
Intensa.
Southern White Lies, tirando le somme, si distingue proprio per
questo fil rouge che in qualche modo unisce tutte canzoni di protesta e senza
dubbio appassionerà soprattutto chi si è innamorato di questo genere, che forse
più di altri è capace di mettere a nudo i nervi più scoperti della società americana.
A Martha Fields va dato anche atto di aver saputo contornarsi di una band di primissimo
livello, che ha contributo notevolmente a rendere questo disco interessante, per
tutti i motivi che in qualche modo ho enumerato in questa breve recensione.