Terry Klein
Great Northern
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Terry Klein
2017]

terrykleinmusic.com

File Under: a new songwriter from Austin

di Paolo Baiotti
(01/11/2017)

Le vie della musica sono infinite, anche in un periodo difficile per il mercato discografico. Ancora oggi, per fortuna, succede che un ex avvocato e operatore in campo politico scopra la sua vena artistica a quarant'anni. Dopo avere vissuto a Boston, Los Angeles, Ann Arbor, Charlotte e Washington DC (insomma …girando in lungo e in largo il grande paese), nel 2016 Terry Klein si trasferisce a Austin con la moglie e le due figlie e si dedica a tempo pieno alla musica. E in breve tempo viene adottato dalla comunità locale, stupendo autori navigati come Mary Gauthier e Rodney Cromwell e attirando l'attenzione del collega Walt Wilkins, cantautore e produttore (Sam Baker, Pat Green) che ha deciso di aiutarlo producendone l'esordio Great Northern, una raccolta di otto canzoni per poco più di mezzora di musica profonda e promettente.

Autore di testi significativi con immagini forti e appassionanti, Terry ha registrato Great Northern ad Austin in pochi giorni, con l'aiuto di un pugno di session men locali. Il risultato, pur non facendo gridare al miracolo, è un disco personale su temi universali come l'amore, il lavoro e la famiglia, raccontati partendo da episodi vissuti in prima persona o comunque nati da esperienze dirette. L'iniziale Watchman, il brano che ha convinto Wilkins a produrre Klein, è un mid-tempo tra country e folk, con un violino e un piano in sottofondo che assecondano un'interpretazione vocale che mi ha ricordato John Prine. L'intensa ballata Everywhere But Here è cantata con toni melodici e soffusi, con un accompagnamento sparso e sapiente di piano e lap-steel, mentre Dull Women Keep Immaculate Homes è un ironico folk parlato arricchito da una fisarmonica deliziosa.

Mary Gauthier sostiene che Better Luck Next Time sia una ballata che avrebbero potuto scrivere Springsteen, Van Zandt o Earle; forse esagera, ma la canzone ha un'atmosfera avvolgente con un arrangiamento minimale. Gli altri quattro brani vanno nella stessa direzione, con una nota di merito per la melodia semplice di Notches e per la drammatica e toccante Wasted On The Living, punteggiata da piano e chitarra, che chiude degnamente il disco.


    


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