James Scott Bullard
Full Tilt Boogie
[
Big Mavis records
2018]

jamesscottbullard.com

File Under: southern rock

di Silvio Vinci
(12/05/2018)

Fresco di stampa nel mese di aprile, Full Tilt Boogie è il poderoso ultimo tassello per James Scott Bullard, ragazzotto dal sud rurale degli Stati Uniti, nato in South Carolina da famiglia di sangue misto (irlandese, tedesco, e nativi americani), dove ha respirato ovviamente i fumi dell' alcool, origliato bluegrass, country e blues, e irrobustito il carattere con i classici del sud (Hank Williams, Elvis Presley, Allman Brothers Band, Lynyrd Skynyrd, Tom Petty). Dopo un' adolescenza passata a dare sfogo all'acne giovanile con l'hard rock dei Sabbath e degli Iron maiden, James ha messo la testa a posto ricominciando a pensar musica pescando nell'inconscio, e dando retta al papà, che non ha mancato occasione di ribadirgli quali fossero le sue radici e la musica che naturalmente sgorgava dalle sue venuzze cerebrali. Nel 2016 pubblica l'ep Box of Letters, opera infarcita di rock'n'roll e amore dichiarato e forse mal riposto. E in questi ultimi anni condivide il palco con artisti quali David Allan Coe, Butch Walker, Dex Romweber, Steel Woods, raccogliendo storie ed esperienze di vita reale, fatta di sbronze, droga, delusioni e gioie, concerti in tutto il Midwest.

Ed eccoci qui a raccontare un nuovo lavoro per James Scott Bullard, davvero tosto ed eccitante, che va messo nella stessa fila dei celeberrimi Blackberry Smoke ai quali -secondo me- si accosta sia dal punto di vista stilistico sia culturale. Produzione dei fidi Missy Davis Jones e Ken "Dakota" Jones, registrato al Southern Harmony Studio di Florence, SC, per la Big Mavis Records, con l'aiuto di Kevin Singleton (basso), Mike Knight (batteria), Justin Banks (tastiere) e Jeff Springs (chitarre), e i cori di Rebecca Morning e Jordan Adams. "All of my songs are about making bad decisions.": queste sono le parole scolpite sul suo sito web, e ascoltando la sua musica, ma non essendo di madrelingua inglese, mi viene non proprio immediato l'accostamento alla sua frase, però posso certamente dire che c'è sangue caldo e sudore in ogni traccia, e che le sacre leggi del southern rock traspaiono da ogni brano, così come c'è tutto il corredo classico del rocker del sud: jeans, occhiali da sole a specchio, capello da cowboy, gilet in pelle nera, e tatuaggi da motociclista scafato.

Lord Have Mercy è un schiaffone di chitarre ad aprire la danza, con bella melodia e cadenza da ballad tipica dei sopracitati Blackberry Smoke. Wicked Ways sarà probabilmente uno degli hit single (vedi anche il video), come la altrettanto orecchiabile The Next Tear, brani che si prestano a fare compagnia ai camionisti che viaggiano con la radio FM locale attraverso gli stati del sud. All To The Pieces e Hey Hey Mama, sono scritte con mestiere e passione, coi riferimenti stilistici ben definiti e riconducibili ai vari Petty, Allman, Steve Earle e ai più recenti US Rails. Sorprendenti arrangiamenti, di notevole gusto vintage, si apprezzano in Warpath, dove un erotico e morbido piano elettrico sostiene lo scheletro di questa stupenda ballad sudista, così come un altro elemento distintivo del blues sudista, la slide, ricama la ruspante Leavin On My Mind, che suona pressappoco come una One Way Out di Allmaniana memoria. C'e spazio per il country danzante Jesus Jail Or Texas e la rockeggiante Evil Lovin, a rendere davvero piacevole e divertente questo lavoro, che non smette di eccitarmi fino alla finale Back to You , con l'organo Hammond e le chitarre elettriche che armonizzano e scorrono lisce.

Una vera sorpresa, James Scott Bullard, che non mancherà di sorprendere anche tutti i lettori di Rootshighway, abituali consumatori di rock americano.


    


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