The Lasses
Undone

[The Lasses 2019]

thelasses.bandcamp.com

File Under: simple folk melodies

di Fabio Cerbone (02/11/2019)

Riassumono la loro filosofia musicale e l’approccio alla tradizione dichiarando che la folk music non è qualcosa che riguarda la perfezione, il talento o la ricerca del migliore arrangiamento, semmai l’espressione di un racconto in musica, il sentirsi connessi fra persone cantando della gioia e delle tristezze della vita. Tutto molto lodevole, in linea con un certo purismo acustico che ha riscoperto in questi anni il ricco patrimonio della canzone popolare, in questo caso divisa fra le radici irlandesi e celtiche e quelle in seguito maturate dall’immigrazione in America. A ribadire il concetto Sophie Janna e Margot Merah, duo di voci e chitarre che compongono l’anima del progetto The Lasses, nato durante una serie di session spontanee in un pub, The Mulligans, della loro città natale, Amsterdam, e poi sviluppato attraverso tre dischi di studio (l’esordio nel 2012 con l’omonimo album) e uno dal vivo.

L'attaccamento alla tradizione è fuori discussione, così come le intenzioni di risultare le più sincere e scarne possibili, pochi strumenti ad abellire i suoni, un corno francese suonato da Morris Kliphuis, il violino di Mirte de Graaff, una manciata di chitarre elettriche, mandolino e dobro nelle mani del produttore Janos Koolen. La contraddizione è che quella perfezione di cui si parlava in apertura in verità è più volte sfiorata: Undone non è disco dalla fattura grezza, rurale, come potrebbero far presagire le promesse, non abita insomma i luoghi oscuri del folklore, sia esso americano o di ascendenza celtica, è semmai una carezzevole sequenza di angeliche interpretazioni acustiche, attraversate da una sottile e agrodolce malinconia autunnale, nel quale risaltano i toni cristallini degli strumenti e soprattuto l’intreccio garbato delle voci di Sophie e Margot, che decidono di aprire la scaletta con il canto a cappella di Undone in Sorrow.

Tre originali, tre tradizionali e sette cover pescate da un vasto canzoniere nel quale trovano posto piccoli capolavori come Motherland di Natalie Merchant, il classico Who Knows Where The Time Goes di Sandy Denny e altri ripescaggi assai meno conosciuti, come Torn Screen Door del cantautore scozzese David Francey e What Do You Do With What You Got del dimenticato Si Kahn. Fra il materiale autografo delle Lasses emergono il docile ondeggiare della pianistica Hunter Moon, seguita dal walzer leggiadro di Here Now, con violino e mandolino a punteggiare la melodia antica, mentre Bowley’s Dance introduce anche una timida chitarra elettrica e un suono vagamente jazzy. Tutte sono accomunate, dicono le stesse The Lasses, dal desiderio di recuperare il sangue freddo perduto, di innalzare momenti di libertà e gioia nei tempi duri. L’effetto di Undone è senza dubbio rappacificante e le voci di Sophie Janna e Margot Merah un riparo dalle brutture del mondo, anche se vorremmo che la prossima volta si prendessero qualche rischio in più.


    


<Credits>