Dopo sei anni dall’ultimo
disco di inediti, Tennesse, con in mezzo alcuni Ep (The Devil
Is His Name e Live At The Building, entrambi del 2016),
David Newbould, cantautore d’origine canadese ma ora trasferitosi
a Nashville, ritorna sulla scena americana con Sin & Redemption,
un disco pieno di chitarre, cori orecchiabili e tutta una serie di elementi
che rendono l’album assolutamente fresco e godibile in ogni suo aspetto.
Questo nuovo lavoro è un viaggio all’indietro nel tempo che rivaluta le
scelte fatte dal cantautore in passato, analizzando le possibilità avute
e le rinunce fatte, ma nonostante tutto, Newbould vuole restare positivo
e senza amarezze (“…but you have to stay positive. That’s the only way
you’re going to make it to the end”- così ha affermato prima della pubblicazione
del disco).
E nel concreto questo affiora nelle canzoni: brani come Smiling
In The Rain (in cui collabora alla chitarra elettrica Dan
Baird, cantante e ex leader dei The Georgia Satellites) o Long
Road To Barstow, che potrebbero essere velate da toni dimessi e malinconia,
si rivelano invece musicalmente ottime canzoni, che scorrono leggere esattamente
come le altre. L’inizio con l’omonima Sin & Redemption e Sensitive
Heart fa partire subito col botto il cantante canadese, in due brani
dominati dall’elettrica e dalla sua voce calda. Inoltre David ha inserito
composizioni diverse tra di loro, ma che coesistono molto bene: due esempi
estremi sono la dura e rockettara Diamonds In
The Dark e la dolce - quasi da colonna sonora con l’accompagnamento
di archi sullo sfondo - L.A. Dreams. Il possibile rischio di creare
un’accozzaglia è scongiurato, perché vince infine la qualità. L’ultima
traccia è sorprendente, perché il cantante decide di non chiudere in maniera
classica con una ballad lenta, come la citata L.A Dreams, ma preferisce
invece inserire Oh Katy (Just Gettin’ By), un brano dai toni decisamente
pop, che si fa ascoltare volentieri.
Si potrebbe paragonare il nuovo album ad un libro in cui ogni capitolo
narra una vicenda diversa, ma nel quale il protagonista è sempre lo stesso.
Anche se in realtà il cantautore sostiene di avere più un taglio registico
che di scrittura, elemento che ha permesso al nostro di partecipare a
diverse colonne sonore di serie televisive piuttosto celebri (Dawson’s
Creek e Criminal Minds). Comunque il livello è sempre alto e pieno di
spunti interessanti. Non ho punti a sfavore da rilevare, anzi mi verrebbe
solo da dilungarmi sui pregi. Certo, non si tratta di un’opera che diventerà
immortale, ma sicuramente merita almeno quaranta minuti del vostro tempo.
Un piccolo tesoro per il vostro 2019. Buon ascolto.