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canadian folksinger
di Luca Volpe (22/05/2021)
Mai si finirà di trovare
nel Canada la nazione che nel rock partorisce i musicisti insieme originali
ed eleganti. La lista è lunga, e anche artisti che paiono distanti dal
country come quelli del metal più aggressivo (Voivod, Devin Townsend)
hanno questo in comune con Bryan Adams, Rush, Aldo Nova, The Band, Neil
Young, Crash Test Dummies e Colter Wall. Questo genius loci si è espresso
attraverso decenni e stili ed è giunto a noi attraverso l’opera d’una
base sulla quale si reggono i grandi nomi e un sottobosco di artisti attivo
e vitale nel quale è fiorito questo bel disco. Chi conosce Rob Lutes?
Ben pochi, se pure un sito come Rate Your Music, che incensa assurdi finto
passatisti come The Weeknd o i 1975, dà poca attenzione a questo onesto
cantautore di Montreal. Troppo onesto e comune per orecchie e menti sofisticate
di molti contemporanei; su RootsHighway, dove piace l’autenticità, questo
rafforza l’interesse per la sua proposta musicale.
Non è un novellino, ma intelligentemente ha inciso 7 dischi in 21 anni.
L’evoluzione dello stile segue delle coordinate di tipo diverso dalla
media: nel 2000, suonava come si faceva nel 1995; nel 2005 come nel 2000;
nel 2010 come nel 2005; nel 2015 ha iniziato a suonare lontano dall’oggi,
lontano dal passatismo che imita senza respirare l’aria del passato. Rob
Lutes ha coniato una musica personale, con un suo respiro che coglie un
classicismo, quello del rock country di CS&N e della Band con elementi
di Leonard Cohen, e il tutto viene vissuto con un distacco alternativo
"novantiano" che riallaccia il mondo glorioso del rock ai primordi
della musica ottocentesca. E’ difficile far ciò senza sembrare l’ennesimo
gruppo bluegrass, o un primitivista, o una jug band, è dura essere elettroacustici
con un sapore preciso. Il merito va anche al gruppo di bravi accompagnatori:
il chitarrista Rob MacDonald, il tastierista Bob Stagg, il bassista Solon
McDade, il batterista Mario Telaro e Annabelle Chvostek ai cori.
Come Around comincia con Knives,
un brano che imposta il disco in modo elegante, fra i ghirigori dell’acustica
e il basso da jug mentre la voce roca e calda di Lutes gioca sorniona
in toni confidenziali. Lightning alza il tono della voce verso
colori malinconici ed epici, mentre la batteria conduce tutti saldamente.
In My Time of Dying potrebbe essere un brano di J.J. Cale, non
fosse che è privo di quel calore pulsante del compianto genio. Fisherman’s
Rest potrebbe piacere a Chris Stapleton, segno dell’aggancio con le
migliori tendenze contemporanee. Come Around si snoda attraverso
brani tetri senza essere mortiferi e calmi senza essere immobili, ma le
due gemme del disco sono l’omonima ballata suonata con passo felpato e
la stupenda Work of Art, un brano
che riesce a tessere un legame anche con il pop e lo ingloba, annullandone
i peggiori difetti.
Un lavoro per climi autunnali e instabili, per ridare senso alla vita
negli schizoidi tempi attuali, con canzoni che riflettono staccandosi
dal resto ed elaborando il proprio sè.