[Home]
 
 
Acquista (#pubblicità)
Condividi
     
 

Owen Temple
Rings on a Tree
[El Paisano 2023]

Sulla rete: owentemple.com

File Under: texan roots troubadour


di Remo Ricaldone (19/12/2023)

Dieci anni sono veramente tanti dall’ultima uscita discografica di Owen Temple, uno dei migliori cantautori texani della fine degli anni Novanta e dei primi anni Duemila. Era il 2013, infatti, quando veniva pubblicato Stories They Tell che suggellava un bel trittico sotto la produzione di Gabriel Rhodes (con Dollars and Dimes del 2009 e Mountain Home di due anni dopo), inframezzato da un intenso live allo storico Saxon Club di Austin. Owen aveva esordito nel 1997 sotto l’egida del grande Lloyd Maines, che lo aveva supportato e fatto conoscere attraverso il sorprendente debutto intitolato General Store, seguito dal solido Passing Through, che confermava tutte le grandi doti descrittive del protagonista, il quale inaugurava poi il millennio passando attraverso la produzione di Phil Madeira in quel di Nashville con Right Here And Now (2002) per poi tornare quattro anni dopo nelle mani di Mr. Maines incidendo l’ottimo Two Thousand Miles.

In questi dieci anni però Owen non si è fermato, ha continuato a scrivere, a fare musica dal vivo, con il periodo covid che certamente non ha aiutato e ora Rings On A Tree fa il punto della situazione, chiudendo questo lungo silenzio e raccogliendo materiale composto con la collaborazione di nomi importanti della scena tra folk e country del Lone Star State, da Walt Wilkins a Nathan Hamilton, dal compianto Hal Ketchum a George Ensle e Jamie Lin Wilson, tra gli altri, in un viaggio che copre quelli che possiamo chiamare ‘The Missing Years’ citando il grande John Prine, dal 2013 al 2023. Rings On A Tree è un lavoro lungo (quasi un’ora), profondamente meditato, composito e ricco in cui ritroviamo un autore dalla scrittura adulta, da una ricerca della melodia che non si è persa negli anni, ma che qui ha trovato la sublimazione passando da un country-folk di eccellente qualità a brani in cui emerge l’amore per certo roots-rock come in Can’t Stop Won’t Stop dal ritmo che rimanda al più classico JJ Cale.

La produzione questa volta è affidata a Gordy Quist (Band Of Heathens), ma non cambia le carte in tavola e ripropone un suono pieno ed ispirato, grazie anche alla presenza strumentale di sidemen espertissimi come il batterista Rick Richards, Geoff Queen che risulta sempre brillante a pedal steel, dobro e chitarra elettrica, dal notevole contributo dello stesso producer a chitarre e basso, al fiddle e al mandolino di Noah Jeffries e alle armonie affidate ai coniugi Tina e Walt Wilkins. L’album è diviso idealmente in tre porzioni: Big Bang, Pantheon e Tree Of Life, anche se le differenze non è che si notino particolarmente, in un percorso dove si incontrano le fascinazioni del border in Churches And Cantinas e le gustose colorazioni southern dell’accoppiata Virginia And Hazel e Are We There Yet.

Un graditissimo ritorno quello di Owen Temple, un personaggio che negli anni ha contribuito a rendere più ricca e genuina la scena texana, scena che ha regalato a chi è sensibile al cantautorato ‘roots’ emozioni autentiche.


    


<Credits>