File Under:
American rock band from Nashville di
Paolo Baiotti (31/05/2013)
Si è parlato di supergruppo a proposito dei Bluefields…beh, non esageriamo!
Al massimo, con tutto il rispetto, un supergruppo di "sfigati" un po'
come gli US Rails. Stiamo parlando di musicisti che amiamo, ma che non sono da
massima serie, semmai da retrovie, gente che lavora duro da anni per ritagliarsi
uno spazio e che magari in passato ha avuto dei momenti di popolarità anche rilevante.
E' il caso di Dan Baird (basso e voce), che ha guidato i Georgia Satellites
per un decennio negli anni ottanta, ottenendo vendite di rilievo con l'album d'esordio
e un paio di storici singoli. Più recentemente Dan ha inciso con gli Homemade
Sin che comprendono un paio di ex Satellites, fedeli a un rock and roll energico
profumato di southern rock.
Warner E. Hodges (chitarra e voce) è stato
una delle anime di Jason & The Scorchers, grande speranza del country alternativo
di Nashville venato di punk e di radici; in seguito ha suonato con Iggy Pop ed
Eric Ambel, è tornato negli Scorchers, ha realizzato un disco solista e ha collaborato
con Baird negli Homemade Sin. Quanto a Joe Blanton (voce) i suoi trascorsi comprendono
gli hard rockers Royal Court Of China e collaborazioni in ambito country, mentre
l'ultimo arrivato, il batterista Brad Pemberton che ha sostituito Steve Gorman,
proviene dai Cardinals di Ryan Adams. L'esordio Pure dello scorso anno prometteva
molto bene: un disco di rock tosto, trascinante, debitore delle esperienze precedenti
di Baird e Hodges, con una buona qualità di scrittura e una sorprendente tenuta
nell'ora abbondante di durata, risultato positivo di un lavoro di gruppo, non
la somma di composizioni e idee soliste in quanto i tre scrivono insieme e si
alternano alla voce.
Il recente Ramshakle lascia un'impressione
positiva solo a metà: più corto e compatto, parte bene con il rock cadenzato di
Don't Blame Me, bissato dalla sporca Twistin'
In The Wind tra Faces e Georgia Satellites, dalla riuscita ballatona
Sweet Medusa e dalla sgangherata Give My Broken
Heart a Break. L'hard rock pesante e banale di Wake It Up è
il primo passaggio a vuoto, seguito dal piacevole strumentale Red River Stomp
che ricorda il Jimmy Page zeppeliniano. Peccato che la seconda parte abbassi la
valutazione del dischetto: Heart Like A Muscle Car sembra
un'outtake degli Ac/Dc…non che sia un delitto, ma neppure un merito particolare,
Suicide Doors è un rock banale, Toxic Hootenanny un pastrocchio
aspro e mal riuscito. Fortunatamente l'acustica The Dick
Mulcahey Bypass ci riporta ad un suono tra roots e country, ma complessivamente
non andiamo oltre una stentata sufficienza.