Tim Grimm
The Turning Point
[
Cavalier Music
2013]

www.timgrimm.com


File Under: folk rock, Americana

di Davide Albini (16/10/2013)

Lo avevamo lasciato alla prese con un sentito omaggio alla figura di Tom Paxton, oggi il cantautore dell'Indiana Tim Grimm torna a pubblicare materiale inedito, confermando la profonda vena acustica e rurale della sua musica. The Turning Point - disco numero sei in carriera, se non ho fatto male i conti - è prodotto in casa a Bloomington con un team di musicisti poco appariscenti ma di grande valore, tra cui spiccano le chitarre di Jason Wilber (ex collaboratore di John Prine), il banjo di Rebecca Ree-Lunn e l'armonica di Jan Lucas, che insieme allo stesso Grimm firma la dolcissima saga narrata in Family History. Folk rigoroso e sapori old time si intrecciano in questo album dai tratti Americana d'autore, una caratteristica inevitabile se si scorge la formazione del musicista: amico di lunga data di Ramblin' Jack Elliott (al quale dedica, citando tra gli altri anche Kerouac, Johnny Cash e Bob Dylan, King of the Folksingers, un hillbilly dalle tinte scure), animatore di una ricca scena locale con cui ha ideato il progetto Wilderness Plots (canzoni ispirate dai racconti di Scott Russell Sanders, ambientate nel Midwest ai tempi dela Guerra Civile), Grimm dedica molta attenzione alle storie, ai personaggi e alle parole, forse trasferendo un po' della sua esperienza di attore in California (ha recitato in diversi film e serie televisive) nella cura dei testi.

In questo senso siamo alle prese con uno storyteller di razza, dalla voce densa e avvolgente, vagamente imparentata con John Gorka e Jeff Black, al quale non si richiedono numeri speciali per catturare l'attenzione. Spesso la musica di The Turning Point è intima, quasi austera, certamente molto ancorata alla tradizione: in gran parte si tratta di una sequenza di ballate, che passano dalla dolce malinconia folk rock di The Lake agli arpeggi di Rovin Gambler, brano che ricorda lo Steve Earle più maturo di questi anni. Anche nella scelta degli argomenti, Grimm si lascia ispirare da vicende comuni, fatti personali, ambienti familiari ma anche da agganci con la storia passata: la stessa The Turning Point ripesca, in uno stile da una murder ballad, un omicidio del 17° secolo in una cittadina olandese, mentre Anne In Amsterdam richiama le impressioni dell'artista americano durante la visita del museo dedicato ad Anna Frank, entrambe le canzoni ispirate dal forte legame di Grimm con l'Europa e i Paesi Bassi, sorta di seconda casa e sede della stessa etichetta Cavalier.

In altre occasioni al centro ritorna la selvaggia natura americana, i grandi paesaggi del Midwest e la dura scorza dei suoi abitanti, farmers alle prese con un sogno perennemente spezzato: commovente The Canyon, con il suono antico di una concertina ad accompagnare la melodia, l'accorata dedica di Indiana, con violocello, banjo e violino (la brava Jordana Greenberg) e la scopiettante Blame It on the Dog, finale old time country e un'aria da vecchio portico che ci racconta le comiche sfortune di un uomo, tutte addossate alla presenza di un cane dal manto nero. Se un difetto va ricercato in The Turning point è probabilmente la sua eccessiva uniformità, un carattere folk quasi inflessibile. Io però resto dell'idea che autori come Tim Grimm ce li dobbiamo tenere stretti.


     


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