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southern
gumbo di
Marco Poggio (02/10/2013)
Costretti, come d'altronde molti loro concittadini, dall'apocalittico passaggio
dell'uragano Katrina ad abbandonare la natia New Orleans, per riparare infine
in quel di San Francisco, il mandolinista Aaron Wilkinson e il chitarrista Chris
Mulè, decidono qui di proseguire il loro percorso musicale, traendo anzi nuova
linfa vitale, nonché ritmica, dall'incontro con altri due "conterranei evacuati";
il bassista Sam Price e il batterista Garland Paul. Dopo un EP, omonimo e registrato
in loco, e l'atteso ritorno nell'amata Big Easy nel 2007, concomitante con due
album (Wishing Well e Good To You), ben accolti dalla critica, i nostri arrivano
oggi alla prova della maturità. Prodotto da John Porter, Cane Sugar
esemplifica infatti al meglio la loro evoluzione stilistica; ciò che ne deriva
è un patchwork sonoro nel quale si avverte senza dubbio il variopinto imprinting
della propria terra d'origine, rimescolato tuttavia con abbondanti dosi di southern
rock, country e folk, in un amalgama appropriatamente battezzato, dalla band medesima,
Bayou Americana.
Il tutto viene qui condensato in un pugno di brani, frutto
democratico del songwriting di Wilkinson e Mulè, tanto di pregevole fattura compositiva,
quanto mai derivativi nel loro richiamare spettri sonori di antiche ed illustri
compagini. Fantasmi come quelli dei primigeni Little Feat, facenti qui capolino
tanto nell'effervescenza percussiva di Johnny Come Home,
quanto nella "negritudine" di una Change My Ways,
tra il palpitare funky della sezione ritmica e i torridi contrappunti dei fiati.
Costruita sui dialoghi tra chitarre swampy e un piano honky tonk affidato alle
mani di Trent Brooks, Black And Blue non avrebbe
invece sfigurato tra i solchi dei primi album a nome Lynyrd Skynyrd, con i suoi,
neanche tanto velati, rimandi al southern stomp di Van Zant e compagni. Tanto
la title track, quanto soprattutto Prodigal Son,
con la loro ossatura elettroacustica, riprendono dal canto loro la lezione impartita
dall'Allman Brothers Band con l'agreste Brothers And Sisters, dimostrando, tra
pregevoli spunti solisti del mandolino e della sei corde elettrica, come i nostri
siano stati allievi più che diligenti.
Assetto acustico che ritroviamo
nelle deliziose armonie grassy di Miss What I Got,
così come in Pills, sapida country ballad
dove brilla l'enfatico soffiare dell'armonica di Mickey Raphael. E se in
Just Another Fool, riuscito connubio tra Americana e zydeco, si avvertono
echi della collaborazione tra la Band e Bobby Charles, Never Saw It Comin
è un'ideale anello di congiunzione tra dettami rootsy e le suggestioni jazz della
Crescent City. Cane Sugar rappresenta al meglio l'estetica musicale neworleansiana,
con la sua contaminazione tra le più disparate declinazioni della tradizione musicale
bianca e nera, attualizzando il tutto con una freschezza esecutiva che fa degli
Honey Island Swamp una delle più promettenti realtà tra quelle fuoriuscite
dalle torbide acque del bayou.