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southern,
americana di
Emilio Mera (08/07/2013)
Non capita a tutte la band indipendenti di suonare al grande e storico Grand Ole
Opry di Nashville: vetrina storica per un certo country e bluegrass tradizionale.
E' successo ai The Black Lillies band di Knoxville, Tennessee (con ben
dodici apparizioni, un record per una band alternativa) giunti alla loro terza
fatica sulla lunga distanza dopo 100 Miles Of Wreckage del 2011 e il loro esordio
Whiskey Angel del 2009. Nel loro nuovo album, dal bellissimo titolo (oltre che
candidarsi come una delle migliori copertine vintage dell'anno) Runaway
Free Blues, i dettami della musica del Sud degli States trovano giusta
sublimazione grazie ad un'unione tra un folk, country e rythm & blues originale
e moderno che non rinnega le loro radici sudiste. La band nasce dalle ceneri dei
CC String Band, formazione jazzy bluegrass, capitanata da Cruz Conteras (possessore
di quelle iniziali) alle chitarre, piano e mandolino oltre che alla voce, a cui
si aggiunge la brava Trisha Gene Brady alla voce e ukulele, Tom Pryor alle chitarre,
dobro e banjo, Jemas Cook batteria e Robert Richards al basso.
Tutte le
dieci canzoni sono state concepite "on the road" durante i duecento concerti suonati
su e giù per gli States nel corso dell'anno passato, quando hanno trovato qualche
giornata di pausa per buttarsi a capofitto nei Wild Chorus Studio di Knoxville
in compagnia del produttore Scott Minor degli Sparklehorse. Presenti banjo, pedal
steel e un suono molto raffinato ricco di pregevoli armonie, spesso acustico e
rilassato e altre volte più potente ed emozionale. In tutto il disco Conteras
e Trisha combinano egregiamente le loro voci riportandoci alla memoria altri grandi
duetti: George e Tammy, Gram ed Emmylou, John e June. Batte forte il sole sul
cruscotto su una Highway interstatale del Sud nell'iniziale ballad The
Fall, rarefatta e desertica con un bellissimo sottofondo di armonie
costruite su steel, mandolino e chitarra. Di ben altra fattura è Gold
And Roses affresco country con la steel che contorna alla perfezione
l'incontro tra le due voci. Azzeccate sono anche Ramblin Boy e By
The Wayside (sembra un classico della Carter Family) aromatizzate da
tanti sapori e fragranze sudiste costruite con steel, banjo e mandolino.
Si
respira aria di Muscle Shoals nel southern soul Baby
Doe, ricco di fiati che ricordano le mitiche produzioni nello studio
dell'Alabama. Goodbye Charlie, dedicata ad
un eroe della guerra del Vietnam, e la conclusiva Glow sono invece ballad
soffuse dal sapore tradizionale cantate sottovoce, che hanno tutto il fascino
di un cielo stellato in piena estate. Le due canzoni, dedicate a due ragazze,
sono i pezzi più pregevoli della raccolta: Ruby
è una cavalcata blues rock con batteria pulsante e chitarra elettrica sferragliante
mentre Catherine ha tutti i connotati di una
old time ballad dal sapore country con tanto di lap steel, violino e quel ritornello
"solo cieli azzurri" che rimbomba nelle orecchie. Il singolo Smockestack
Lady è forse il brano più azzeccato dell'album, un honky tonky suonato
a tutto volume con chitarra e armonica che sembrano rincorsesi l'uno con l'altra.
Come dice il titolo, che abbia inizio il viaggio in piena libertà su una highway
deserta del Sud degli States.