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old country waltz di
Marco Poggio (10/04/2013)
Se
con Potlatch,
l'esordio del 2007, il "Sindacato dei raccoglitori di fagioli" aveva ottenuto
rigogliose messi dalla coltivazione di terreni di natura alternative country,
con il nuovo Better The Devil, pare invece essere tornato a metodi
agricoli più arcaici, andando a dissodare vecchi appezzamenti country e folk.
Ideale humus lirico è poi la vena compositiva di Chuck Melchin, quanto
mai fertile, nel suo dar vita a piccole storie di disperazione, speranza e redenzione
che, sottoposte all'innaffiatura strumentale degli altri "raccoglitori", hanno
modo di dischiudersi in tutta la loro bellezza melodica. A cominciare dall'insinuante
Magnolia, nella quale si respira l'aria delle
campagne del West Virginia, con pedal steel e hammond ad enfatizzare ulteriormente
questa agreste sensazione di spazialità. Burning Sky
invece sposta l'asse delle coordinate musicali verso il border messicano, in una
sarabanda sonora condotta dallo strascicato spazzolare della batteria, e da una
polverosa sei corde elettrica, con la propria corrispettiva acustica a ricamare
speziate armonie tex mex.
E' tuttavia nei toni dimessi, di più pura estrazione
country, che i nostri paiono esprimersi al meglio, grazie ad una vocalità, quella
dello stesso Melchin, calda ed espressiva. Quest'ultimi permeano composizioni
quali Numb, dove ad una chitarra acustica
"tweediana" spetta il compito di tessere un'evocativa linea melodica,
resa ancor più avvolgente dall'ottimo interplay tra hammond e violino; o l'accorata
Jolene, tutta giocata sull'intreccio acustico
tra le corde della medesima chitarra e quelle del mandolino, con sullo sfondo
timidi spettri elettrici. Su ben altri ritmi si attesta invece Ditch
che, dopo un incipit attendista, si tramuta in un movimentato country'n'grass,
nel quale il banjo guadagna le luci delle ribalta, bissando il tutto poco più
avanti, nella ruralità old time di Tranquility.
Torna a far propri stilemi più classicamente country la slow ballad Sometimes
I Just Sits, che pare guardare all'opera del "rossocrinito" countryman
texano; proprio quel Willie Nelson con il quale, a livello vocale, il buon Melchin
presenta più di un'affinità.
Lydia's Lullaby,
come evidenziato dallo stesso titolo, è invece una carezzevole ninnananna, costruita
su di uno scheletrico impianto strumentale acustico, con solamente due chitarre
ad accompagnare la voce di Melchin, sorretta da sparuti contributi corali, e dal
flebile scorrere dell'archetto del violino. Come peraltro avviene nel conclusivo,
ed intimistico, commiato Cameo, dove il violino
viene tuttavia sostituito da una languida pedal steel. E' un piccolo artigiano
della canzone country folk Chuck Melchin, e Better The Devil, oltre a mostrarne
una volta di più le ottime doti da songwriter, conferma il "Sindacato dei raccoglitori
di fagioli" come una ben più che solida realtà. Non vi resta quindi che iscrivervi
a questa sigla sindacale e raccogliere così i gustosi frutti coltivati da Melchin
e soci.