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americana,
country rock di
Marco Restelli (22/07/2013)
There I go Again è la seconda prova della giovane texana Bonnie
Whitmore, dopo il buon esordio rappresentato da Embers to Ashes del 2011.
La cosa che più salta all'orecchio, già al primo ascolto, è la determinazione
o, in altre parole, il carattere dell'artista. I dieci pezzi - in stile americana
- presentati in questo disco, al di là di ogni ulteriore considerazione, si fanno
notare per quel piglio tipico della sua terra d'origine, che dimostra voglia di
emergere e legittimo desiderio di uscire dall'anonimato. A dire il vero l'obiettivo
riesce, a mio avviso, solo a metà, nel senso che la qualità (che, sia chiaro,
non scende mai sotto il "gradevole") e soprattutto la capacità di emozionare l'ascoltatore,
risultano piuttosto eterogenei.
Decisamente riuscita, ad esempio, la notevole
Heartbreaker nella quale con una ballata
midtempo, un po' rockeggiante, non le manda di certo a dire al suo (ex?) uomo:
"you ain'nothing but a heartbreaker you ain't nothing but a reason to cry you
can't help it's your nature I don't need to hear your alibis". Più chiaro di così
si muore. Dall'approccio più festaiolo e sicuramente radiofonico si evidenzia
Reckless and Young, con quei suoi violini
bene assestati a fargli da cornice, là dove You're Going to Love Me spiazza
invece per la sua dolcezza iniziale, che lascia presto il posto ad un ritornello
accattivante. Il testo è di chi sa il fatto suo in tema di amore e di chi è certo
che, prima o poi, il suo lui capitolerà. Non sono da meno Too
Much Too Soon - ideale per chiunque voglia evitare di lanciarsi subito
in un rapporto, rischiando di "lasciarci le penne", ben sapendo quanto sia comunque
difficile tenere a freno i sentimenti - e la finale, lenta ed acustica, Be
the Death of Me, con tanto di mandolino, nella quale la Whitmore dà
forse il meglio di sé.
Fin qui il lato positivo, perché in alcuni altri
episodi, come accennavo prima, purtroppo manca quel qualcosa che vada oltre l'impegno.
Mi limito a citare Borderline nella quale
è evidente l'intenzione di proporre qualcosa di originale, senza tuttavia riuscire
a stupire più di tanto, così come per In the Gavel,
che in fin dei conti non incide all'ascolto. La stessa title track, posizionata
in apertura, in realtà sa in qualche modo di già sentito da altre sue colleghe
che gravitano intorno al pianeta Alternative Country. Nel complesso, quindi, potremmo
serenamente definire There I Go Again un buon album che lascia ampi margini di
miglioramento ad una voce molto interessante e nelle cui corde potrebbe esserci
anche il disco memorabile che, però, questa volta è mancato. La terremo sicuramente
d'occhio per le sue prossime uscite, magari continuando a riascoltare, di questa
appena recensita, tutte le canzoni più belle.