Damien Jurado
Brothers and Sisters of the Eternal Son
[
Secretly Canadian 2014]

www.damienjurado.com

File Under: indie folk

di Fabio Cerbone (28/01/2014)

La parabola (in ascesa) di Damien Jurado è quanto mai singolare: sfiorando i vent'anni di carriera - tanto è passato dagli esordi che attirarono le attenzioni di una etichetta come la Sub Pop, intenzionata ad allargari oltre le maglie del grunge al crepuscolo - il folksinger di Seattle pare avere raggiunto solamente oggi, grazie al binomio artistico indissolubile con il produttore Richard Swift, una piena consapevolezza dei suoi mezzi, una peculiarità di linguaggio che è assolutamente riconoscibile, diremmo unica nel panorama del moderno cantautorato indipendente. Il percorso è stato costante e in crescita nelle ambizioni musicali, dal primo approccio di Saint Bartlett alla rivelazione di Maraqopa, album nel quale la "dipartita" verso approdi inediti, un intruglio di psichedelia, folk a bassa fedeltà, momenti di straniante melodia pop, aveva indicato una coraggiosa forma di espressività.

Non soprende dunque constatare che il qui presente Brothers and Sisters of the Eternal Son rappresenti una sorta di secondo capitolo del precedente lavoro o se preferite un ulteriore messa in scena delle tematiche di ricerca spirituale e umana che quel disco aveva svelato. Il concept che si cela dietro le canzoni è molto semplice e misterioso al tempo stesso: l'abbandono della società americana, simbolo forse per l'autore di una più grande deriva occidentale, da parte di un uomo che decide scientemente di nascondersi al mondo e intraprendere un viaggio in direzione ignota, dove incontrerà una serie di personaggi (una lunga sequenza di caratteri "Silver" fornisce il titolo a cinque episodi del disco). Scompare probabilmente, o si rifugia chi può dirlo, dentro quella stessa magica cupola che campeggia sulla copertina. Da un certo punto di vista è lo stesso Jurado ad essere protagonista della storia, da un'altra angolazione è un carattere astratto, mantenendo una qualità enigmatica che la musica di questo artista ha sempre posseduto.

In questa occasione persino più del solito, perché se in superficie Brothers and Sisters of the Eternal Son non si allontana troppo dalle fervide intuizioni del suo predecessore, è altrettanto vero che vi scava in profondità, aumentando il tumulto di suoni sintetici, di riverberi, di evasioni psichedeliche e soprattutto di ritmiche che il produttore Swift ha deciso di calare sul tavolo, dalla fluttuante Silver Timothy al piccolo capolavoro Silver Donna, centrale forse nello svolgimento dell'intero album, che incalza sul groove di derivazione dub delle percussioni e sul falsetto caratteristico dello stesso Jurado. Nella prima ideale facciata si respira l'aria più sperimentale e libera: lo spettrale tappeto di synth orchestrale in Magic Number, il familiare trait d'union di Return to Maraqopa (da qui il collegamento con il passato), luogo mitizzato al nucleo della storia, quella specie di western immerso in un rock "spaziale" che risponde al nome di Jericho Road, da qualche parte fra My Morning Jacket e Flaming Lips. Il secondo tempo invece, superata la vetta turbolenta della citata Silver Donna, sembra lentamente diradare le nebbie e approdare alla timidezza acustica di Silver Katherine e Silver Joy, antica radice folk dell'autore Damien Jurado, prima di chiudere sull'imbabolata filastrocca pop di Suns in Our Mind, fra interferenze e "pasticci" melodici che rilfettono quasi un sapore beatlesiano.


     


<Credits>