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Le Ren
Leftovers
[Secretly Canadian 2021]

Sulla rete: secretlycanadian.com

File Under: tepore folk


di Fabio Cerbone (15/11/2021)

Diretta, candida e devastante al tempo stesso, l’espressione musicale di Le Ren abita luoghi nostalgici per definizione. Una voce cullante, di cui innamorarsi perdutamente, che accompagna l’ascoltatore dentro le fragilità emotive di un’autrice che riesce mirabilmente a mantenersi in equilibrio fra l’eleganza della canzone folk più sofisticata e la rustica bellezza della roots music nord-americana. Canadese originaria dell’area rurale di Bowen Island, nella British Columbia, ora accolta dalla vivace scena artistica di Montreal, Lauren Spears in arte Le Ren porta dentro di sé un peso non indifferente, nonostante i suoi ventisei anni. Gli “avanzi” di Leftovers sono esperienze di vita, ricordi, sentimenti che passano dalla dedica alla madre nel primo singolo Dyan alla languida preghiera amorosa di Take on Me, lei che ha dovuto subire la dolorosa perdita dell’ex fidanzato in un tragico incidente automobilistico.

Concepito sulla scia dell’entusiasmo generato dall’ep Morning & Melancholia del 2020, in un primo momento destinato a prendere forma negli studi di Los Angeles, Leftovers ha rivisto i suoi piani seguendo le restrizioni dell’ultimo anno di pandemia, con la sola Spears a completare le registrazioni insieme al produttore Chris Cohen (Deerhoof, Weyes Blood) in quel di Portland, mettendo insieme un cast di partecipanti a distanza. Tra questi ultimi si distinguono la voce di Jess “Tenci” Showman nel duetto di Annabelle and Maryanne, la chitarra di Buck Meek dei Big Thief, il banjo di Kaia Kater, il violino di Saltwater Hank, il dulcimer di Kori Miyanishi, ma soprattutto la melliflua pedal steel di Aaron Goldstein, a spandere aromi agresti e tenerezze country su buona parte del materiale.

Tuttavia, definire Leftovers un disco allineato all’ortodossia dell’Americana sarebbe un delitto, perché nonostante gli studi e le frequentazioni bluegrass che la stessa Le Ren vanta nel suo curriculum di musicista, l’album abita luoghi più sospesi e ancestrali, mettendo in comunicazione, come già qualcuno ha fatto giustamente notare, la tradizione folk di entrambe le sponde dell’Atlantico, da Vashti Bunyan a Joni Mitchell (provate a farvi rapire da I Already Love You), alla misconosciuta Kate Wolf, per approdare all’oggi di Laura Marling (c’è tutto il suo esile incanto acustico tra le note di Friends Are Miracles e nel finale agrodolce di May Hard Times Pass Us By), una nuova madrina per Le Ren e tante altre colleghe.

Sono ballate talmente essenziali da giungere a noi a cuore aperto: non c’è una sola nota di troppo nell’ondeggiare sfibrato e dolcissimo di Was I Not Enough?, Who’s Going To Hold me Next? e Willow, bastano a se stesse nei loro valzer country sospesi nel tempo, e se la più facile delle accuse a Le Ren sarà la ripetitività delle forme e delle atmosfere, lasciate che la circolarità di queste melodie, così intime nel loro approccio (Your Cup potrebbe essere un buon punto di partenza), vi entri sotto pelle. Soltanto allora le qualità di Leftovers saranno svelate.


    


<Credits>