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Matt Sweeney & Bonnie Prince Billy
Superwolves
[Domino/ Drag City 2021]

Sulla rete: dragcity.com

File Under: indie folk duo


di Fabio Cerbone (16/06/2021)

Chimica artistica naturale quella che si sviluppa tra la voce di Will Oldham (in arte Bonnie Prince Billy) e le chitarre di Matt Sweeney, connubio musicale che aveva conosciuto una fugace collaborazione discografica nel 2005, attraverso il progetto denominato Superwolf, e che oggi si “moltiplica” in una nuova inattesa condivisione, Superlwolves. La differenza non è soltanto nel gioco di parole declinato al plurale, ma in un’intesa che si è fatta via via più sentimentale e intima, una messa in comune di idee, arrangiamenti e canzoni che il duo ha cominciato a intarsiare cinque anni fa, lasciando decantare il materiale per molto tempo.

La differenza si coglie e così Superlwolves appare meno umorale e chiuso del suo predecessore, concepito in due differenti sessioni tra Brooklyn (quelle curate da Sweeney) e Nashville (quelle gestite da Bonnie Prince Billy), con i due protagonisti impegnati a spedirsi a vicenda bozze delle liriche e appunti musicali, e ai quali si sono infine aggiunti gli apporti strumentali degli ospiti (presenza contenuta quella della band, va detto), soprattutto le comparse dei musicisti tuareg Mdou Moctar e Ahmoudou Madassane, i quali influenzano con le spirali delle loro chitarre i tre episodi più avventurosi della raccolta, la volteggiante Hall Of Death, una più dilatata Shorty’s Ark e il piccolo gioiello I Am A Youth Inclined to Ramble.

Superwolves non sorprende per chissà quale ignota formula, visto anche che Sweeney e Oldham si frequentano più o meno regolarmente da una ventina d’anni, anche fuori dalle pubblicazioni ufficiali, quanto per il senso di spontaneità che restituisce la sua forma musicale: il continuo rincorrersi fra la bellezza vulnerabile della voce e dei testi (crudi e accorati al tempo stesso, con quel loro carico di stupore) di Bonnie Prince Billy da una parte, e le evoluzioni e i delicati arpeggi delle chitarre di Sweeney dall’altra, mette al riparo il disco dalla facile accusa di riprendere linguaggi già noti ai due artisti.

Non ci saranno forse particolari rivelazioni nella tensione latente e un po’ acidula del primo singolo Make Worry for Me o della speculare Not Falling in chiusura, tra le preghiere folk elettrificate di God is Waiting e Good to My Girls o nel vagabondare acustico di Resist the Urge, My Blue Suit e You Can Regret What You Have Done, ma quanta delicata armonia traspare da queste canzoni, una capacità che solamente il Bonnie Prince Billy che sa dosare mestiere e ispirazione riesce a catturare, mentre Matt Sweeney, musicista con una visione produttiva più volte dimostrata negli anni, completa il quadro con le sensibili pennellate di colore del suo strumento (e le armonizzazioni vocali, ciò non va trascurato), rendendo Superwolves un disco semplicemente sincero.


    


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