Edwyn Collins
Understated
[
Aed/ Audioglobe
2013]

www.edwyncollins.com


File Under: brit wave

di Gianuario Rivelli (03/06/2013)

Quando si riemerge dagli abissi di un'emorragia cerebrale e ci si riscopre capaci di creare buone vibrazioni non si possono non riversare in musica tutte le emozioni di una rinascita. E'questo il pensiero fisso di Edwyn Collins sin da quando si è ripreso dalla grave malattia che lo colpì nel 2005. Da allora l'ex leader degli Orange Juice gronda gioia di vivere, gratitudine e nuova ispirazione e vuole elargire a piene mani tale ben di dio a chi lo ascolta. Ed ecco, dopo Losing sleep (2010), Understated, il nuovo frutto di cotante benemerite intenzioni: dinamite pop-rock e northern soul in cocktail frizzante da bere tutto d'un fiato. Dieci brani autografi più una cover (Love's Been Good to Me di Rod McKuen, peraltro non indispensabile) che alternano vari registri, ma col filo conduttore teso da melodie di presa immediata, sostenute da chitarre brillanti e testi che non usano giri di parole nel trasmettere quella positività di cui si diceva.

I postumi della malattia che limitano tuttora le capacità motorie di Collins rendono indispensabile l'intervento di un gruppo di amici (in particolare gli ottimi Barrie Cadogan - già con Primal Scream e Morrissey- e James Walbourne dei Pernice Brothers alle chitarre, l'ex Sex Pistols Paul Cook alla batteria) capaci di trasformare in canzoni il magma di note e accordi che frulla nella mente del cinquantatreenne songwriter di Edinburgo. Nessun dubbio che questo singolare transfert avvenga in modo eccellente e lo si capisce fin da subito con il soul bianco della trascinante Dilemna che si conclude con una sarabanda di chitarre e fiati o con il sinuoso midtempo blues Baby Jean ("I got music to see me through, I got art to ease pain"). Che la scrittura di Collins abbia cromosomi british doc è evidente nell'inebriante aroma sixties che permea Carry on Carry on (con tanto di cori e tutto l'armamentario che rimanda a quell'irripetibile età dell'oro) e Too Bad (That's Sad), esempi di pop a denominazione di origine controllata, ma anche in 31 Years che con la sua sei corde sfacciata e l'aria ribelle segue, seppure a distanza, la luminosa scia di un gigante come Paul Weller.

La dizione a volte non perfetta, altra brutta eredità di quanto successogli, non rappresenta mai un vulnus, bensì infonde tenerezza al suo canto: Down the Line ne è un esempio, con il nostro che sfoggia doti da impeccabile crooner. Verso la fine In the Now e la title track sono una doppietta segnata nell'area intasata di un pop rock vibrante, messe lì a rimarcare con grinta che Edwyn Collins è tornato per davvero e più forte di prima. Su tutto però svetta Forsooth, la figlia legittima di Sunday Morning (ascoltatela e capirete che non c'è bisogno del test del Dna), commovente inno alla vita per cuori incontaminati in cui Collins canta tra note celestiali la propria gioia di essere ancora vivo ("I'm so lucky to be alive…and I feel alive and I feel reborn") e in grado di realizzare un autentico gioiello come Understated. Faccina sorridente approssimata per difetto.


     


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