Quando si riemerge dagli abissi di un'emorragia cerebrale e ci si riscopre capaci
di creare buone vibrazioni non si possono non riversare in musica tutte le emozioni
di una rinascita. E'questo il pensiero fisso di Edwyn Collins sin da quando
si è ripreso dalla grave malattia che lo colpì nel 2005. Da allora l'ex leader
degli Orange Juice gronda gioia di vivere, gratitudine e nuova ispirazione e vuole
elargire a piene mani tale ben di dio a chi lo ascolta. Ed ecco, dopo Losing sleep
(2010), Understated, il nuovo frutto di cotante benemerite intenzioni:
dinamite pop-rock e northern soul in cocktail frizzante da bere tutto d'un fiato.
Dieci brani autografi più una cover (Love's Been Good to Me di Rod McKuen,
peraltro non indispensabile) che alternano vari registri, ma col filo conduttore
teso da melodie di presa immediata, sostenute da chitarre brillanti e testi che
non usano giri di parole nel trasmettere quella positività di cui si diceva.
I
postumi della malattia che limitano tuttora le capacità motorie di Collins rendono
indispensabile l'intervento di un gruppo di amici (in particolare gli ottimi Barrie
Cadogan - già con Primal Scream e Morrissey- e James Walbourne dei Pernice Brothers
alle chitarre, l'ex Sex Pistols Paul Cook alla batteria) capaci di trasformare
in canzoni il magma di note e accordi che frulla nella mente del cinquantatreenne
songwriter di Edinburgo. Nessun dubbio che questo singolare transfert avvenga
in modo eccellente e lo si capisce fin da subito con il soul bianco della trascinante
Dilemna che si conclude con una sarabanda
di chitarre e fiati o con il sinuoso midtempo blues Baby
Jean ("I got music to see me through, I got art to ease pain"). Che
la scrittura di Collins abbia cromosomi british doc è evidente nell'inebriante
aroma sixties che permea Carry on Carry on (con
tanto di cori e tutto l'armamentario che rimanda a quell'irripetibile età dell'oro)
e Too Bad (That's Sad), esempi di pop a denominazione
di origine controllata, ma anche in 31 Years che con la sua sei corde sfacciata
e l'aria ribelle segue, seppure a distanza, la luminosa scia di un gigante come
Paul Weller.
La dizione a volte non perfetta, altra brutta eredità di
quanto successogli, non rappresenta mai un vulnus, bensì infonde tenerezza al
suo canto: Down the Line ne è un esempio,
con il nostro che sfoggia doti da impeccabile crooner. Verso la fine In
the Now e la title track sono una doppietta segnata nell'area intasata
di un pop rock vibrante, messe lì a rimarcare con grinta che Edwyn Collins è tornato
per davvero e più forte di prima. Su tutto però svetta Forsooth,
la figlia legittima di Sunday Morning (ascoltatela e capirete che non c'è bisogno
del test del Dna), commovente inno alla vita per cuori incontaminati in cui Collins
canta tra note celestiali la propria gioia di essere ancora vivo ("I'm so lucky
to be alive…and I feel alive and I feel reborn") e in grado di realizzare un autentico
gioiello come Understated. Faccina sorridente approssimata per difetto.