File Under:
folk punk, ska college rock di
Emilio Mera (25/02/2013)
I
Camper Van Beethoven furono uno dei gruppi "INDIE" più geniali ed influenti
della seconda metà degli anni '80, insieme ai Beat Happening, alle Violent Femmes,
ai Feelies e ai Meat Puppets. Non hanno mai ottenuto il successo e la fama che
meritavano anche se la loro gioviale miscela di folk, punk, ska, surf, marcette,
psichedelica (definita anche pacific ocean Americana o Post Laurel Canyon a uso
e consumo per le radio dei college del nord California) è stata fondamentale nello
svolgimento della musica degli anni recenti (Arcade Fire, Wilco). La Costa
Perdida è il loro ottavo album in studio dopo il controverso e troppo
"political correct" New Romans Time del 2004 (un pesante concept album sullo stato
post America dopo il 09/11) . Ritroviamo la formazione storica del combo di Santa
Cruz, formata dal cantante chitarrista David Lowery, dal polistrumentista Jonathan
Segel oltre che da Greg Lisher, Chris Pedersen e Victor Krummenacher (che diedero
vita ai sottovalutati Monks Of Doom). Registrato in parte nello studio di casa
di Jonathan, grande importanza viene data al suono del violino (usato come strumento
principale al posto della chitarra) che è stato negli anni il marchio di fabbrica
del CVB sound.
L'album sicuramente ha i suoi alti e bassi e pur essendo
migliore del precedente, verrà sicuramente gustato dai fans di vecchia data. Rimane
nel loro sound la dolcezza della voce vellutata e nasale di Lowery, l'imprevedibilità
del violino, i crescendo di basso e batteria e soprattutto quelle divagazioni
acide e psichedeliche figlie di Zappa e dei Jefferson Airplane, oltre a quelle
ska punk come nella riuscita Peaches in The Summertime.
L'album si snoda su dieci brani partendo dall'iniziale e divertente Come
Down The Coast, un soft rock semplice e sincero figlio del suono West
Coastiano che sembra un piccolo omaggio agli amanti dei Cracker di Kerosene Hat,
l'imprevedibile Too High For The Love-In inzia
con un coro femminile e alcuni riff decisi per trasformarsi così, senza preavviso,
in un pezzo acido fatto di sali e scendi, di assoli di violino e chitarre, dove
David Lowery insiste con quel "Make Me a Sandwich" avvolto da un mantra psichedelico
e improvvisato. Se lo swampy blues You Got To Roll
non sembra funzionare molto su disco potrà dare probabilmente i suoi frutti nella
versione live, le dissonanze acide e indiane di Someday Love Will Sell Us Out
possono convivere con il resto delle canzoni solo in un album dei Camper.
La lunga Northern California Girls
è una sorta di Beach Boys sound miscelato con quello degli amati Cracker (a tratti
sembra di ascoltare una versione di Euro Trash Girl) che divaga sul finale in
un crescendo quasi prog tra violino, batteria e chitarra suonati a tutto volume.
La malinconica Summer Days regala momenti
di dolcezza e malinconia grazie alla voce profonda di David e agli intrecci ipnotici
del violino di Mr Segel. La title track pur assomigliando a tratti a "One Of These
Days" con quegli accenti country, tex mex, suona fresca e gioiosa mentre la finale
A Love For All The Time nulla aggiunge e
nulla toglie a un album che potrà forse aumentare la meritata notorietà dei Camper.
La Costa Perdida non sarà certo il migliore album dei Camper Van Beethoven, ma
mostra ancora una volta quell'imprevedibilità e quella gentilezza di suono che
ci sorpresero venticinque anni fa.
In esclusiva la traccia demo "Someday
Our Love Acoustic Demo" for free: alla pagina campervanbeethoven.com/dl
inserite il codice qtm2-mssq per scaricare gratuitamente il brano