Lisa Hannigan
Passenger
[
Pias/ Self  
2012]

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File Under: Folk orchestrato, songwriting

di Emilio Mera (24/01/2012)

Guardando il video del nuovo singolo dal titolo Knots, Lisa Hanningan si fa coprire interamente di vernici di colori diversi, divertendosi un sacco. E proprio i colori forniscono le immagini che escono dall'ascolto di questo suo secondo album, Passenger: c'e il verde dell'amore per la natura, il nero della malinconia e tristezza e il bianco della gioia e felicità. L'idea comune che avvolge i dieci brani contenuti è quella di viaggiare sia letteralmente come suggerisce il titolo, sia metaforicamente ( la lontananza da casa, la scoperta di nuovi luoghi e la conoscenza di nuove persone). Il tutto racchiuso in una strumentazione "da camera" composta da violino, violoncello e piano che accompagnano gli strumenti tradizionali ondeggiando tra il folk orchestrato, il rock e le sue irrinunciabili radici celtiche. A tutto ciò si aggiunge una voce vellutata che ti seduce canzone dopo canzone, capace di invocare innocenza e dolcezza, oscillando tra il timbro di Beth Gibbons, Igrid Michaelson e la connazionale Sinead O'Connor. Lisa, pur avendo sempre avuto ambizioni teatrali, ottenne una certa notorietà come seconda voce della band di Damien Rice. Abbandonando questo suo ruolo di backing vocals, si buttò a capofitto nella sua carriera solista ottenendo, con il suo primo album, vari premi e riconoscimenti come il Mercury Music Prize.

Quello che più si nota, ascoltando Passenger, é la maturazione raggiunta dall'artista, sviluppando il suono folk di See Saw (esordio che risale al 2008) in un album più completo dove l'orchestrazione dei brani e la produzione rasentano la perfezione. Produzione affidata a Joe Henry che non necessita di presentazione alle nostre latitudini, sia come producer che come songwriter. Registrato nella bellissima campagna gallese (cosa strana per un'irlandese purosangue), vede la partecipazione di alcuni amici di sempre come Lucy Williams al violino e Gavin Glass al piano (presenti nel primo album) oltre a nuovi compagni come Donagh Malloy alla tromba, Shane Fitzsimmons al basso e Ross Turner alla batteria. Un'esplosione di suoni apre l'album, dove la mano di Henry è evidente, con arrangiamenti rotondi e leggiadri basati sulle note soffuse di un piano e di un violino. Lisa intona Home con una carica ed un'energia unica. A Sail è introdotta dal battito della batteria che esalta la sua voce, mentre il singolo Knots e la successiva What'll I Do mostrano il lato più pop e gioioso (il bianco) di Lisa, costruito su melodie indovinate capaci di prenderti per mano al primo ascolto. La lenta O'Sleep è una riuscita love song che parla della distanza da casa, a cui contribuisce Ray LaMontagne alla voce.

Se la prima parte dell'album sembra più pop e di immediata assimilazione, la seconda (forse più apprezzabile) risulta più intima, lenta e malinconica. La fragile Paper House è costruita sul beat della batteria e sulla dolcezza di una fisarmonica, di alcuni violini e sulla sottile voce di Lisa. Little Bird profuma di venti del nord e del verde piovoso della sua madre patria mostrando il lato più intimista e naturalista della cantante cresciuta nella contea di Meath. La title track è una vera e propria gemma scandita dalle note del suo ukulele, che unisce la sua anima pop con quella intimistica mentre le soffuse Safe Travels e Nowhere To Go ti fanno sognare ad occhi aperti con dolci melodie che irradiano la voce di Lisa.

N.B Nell'edizione 2011 uscita per la Hoop Rec. troviamo un brano in più, la bellissima Blow the Wind per solo voce e violino, dall'anima molto celtica.


   


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