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indie-folk, lo-fi country di
Fabio Cerbone (11/05/2012)
La
Groenlandia mancava ancora all'appello nella grande mappa musicale del suono indie
moderno: ci pensa la cantautrice di origini Inuit Nive Nielsen ad ovviare
alla lacuna con un esordio che certamente farà parlare di sé, a cominciare dal
parterre di collaboratori illustri che generosamente offrono la loro firma in
questo Nive Sings! Andando con ordine varrebbe la pena ricordare
che l'artista è partita dalla piccola capitale dell'isola, Nuuk, alla volta del
mondo: Canada, quindi Inghilterra, dove ha studiato archeologia all'università
di Londra, infine, per strani casi del destino, si è ritrovata al centro di Hollywood,
recitando una piccola parte in un film al fianco di Colin Farrell. Soltanto in
un secondo momento sono arrivate le sue canzoni (scritte e musicate con il compagno
Jan De Vroede, polistrumentista e arrangiatore) e l'esibizione alla tv nazionale
danese di fronte alla Regina in persona.
Storia strampalata e quel tanto
esotica da laciare trasparire il retaggio di questa ragazza, anche se il nucleo
di Nive Sings! è perfettamente inserito nel gusto dell'attuale suono indie folk,
tra una voce esile e sussurrata, ballate un po' sghembe che mettono insieme sonorità
alternative country e gotiche con un armamentario figlio della filosofia a bassa
fedeltà. Non poteva essere altrimenti vista la pertecipazione di John Parish
alla produzione internazionale (in parte svoltasi a Bristol, quindi in Canada,
Stati Uniti e Groenlandia) e dei missaggi di Tchad Blake, che già dicono molto
sulla fortunata carriera di Nive Nielsen. Se ci aggiungiamo le presenze sparse
- poi ribattezzate nella fotografia d'insieme The Deer Children, i "cuccioli di
renna" - di Howe Gelb (Giant Sand) al piano e voce (inconfondibile il suo
tocco nella jazzy Pirate Song e in Done
& Gone), Matt Bauer (Alela Diane band) al banjo e persino di Patrck
Carney (Black Keys) alla batteria nella ghost track Tuttukasik,
ci formiamo un'idea abbastanza precisa del terreno sondato dall'intero album.
Non esattamente una ventata di aria fresca, almeno di non fermarsi alla
superficie un po' stravagante delle origini della Nielsen. Difatti, la sostanza
di Room o Good For
You, episodi in inglese che si alternano con sporadicche escursioni
in lingua inuit (la dolce nenia folk Aqqusernit,
con imprevedibile finale in stile fineral band New Orleans, la più nervosa ed
elettrica Uulia) non si discosta da quel tenore folk indipendente già evocato
ad inizio recensione: fragile impanto acustico, grazia da chanteuse ammaliante
che si accavalla ad orizzonti più roots (Dear Leopold,
tra le più interessanti), parente stretta di colleghe che l'hanno preceduta, tra
le quali Alela Diane, Jolie Holland, persino le CocoRosie, volendo allargare di
poco la visuale. Il tratto distintivo di Nive Nielsen sono forse le liriche, vignette
familiari che sembrano assumere a volte un tono più ironico del previsto, un approccio
positivo alla vita. Non sembrano tuttavia ancora sufficienti a rendere Nive Sings!
un debutto dalla personalità autonoma.