Dietro il moniker di Perhapst si cela il volto irsuto di John Moen. Crazy
uncle, come viene soprannominato nella cricca, ha imparato tanto dai suoi Decemberists.
Si potrebbe dire che un caleidoscopio di gruppi e gruppuscoli di recente creazione
traducono fin da piccini la lezione del quintetto di Portland, ma Moen perpetua
- e con questo non mi si venga a dire che è una cosa brutta - quel piglio upbeat
con cui Colin Meloy condì un Castaways and Cutouts più di un decennio fa, tanto
per fare un po' di storia. È sempre stato carino - scusate il termine viscido
e fastidioso - ascoltare i Decemberists anche al volgere, ripetuto a volte, di
certa sintonia rat pack aggiornata al duemila. Moen vi si ricollega spesso con
spunte blasonate, altre volte tirando fuori una indole personale che a me personalmente
non ha entusiasmato.
Poco male, anche perchè alla fine dei minuti che
vanno a concludere la dozzina, il risultato tutto sommato è accettabile. Parliamo
comunque di un uomo parecchio preso da quando ha iniziato a maneggiare le bacchette
della batteria e non solo, perciò con gli anni che pesano sulle spalle, è diventato
un obelisco di tanta giovane creatività indipendente americana di ieri e di oggi.
A John quel che è di John. Le prime tracce del suo ultimo lavoro, Revise
Your Maps - sarà un invito o un avvertimento? - fino alla title track
giocano con materiale bellino, ma niente più. Il solito frigidaire musicale da
camper estivo, tecnicamente ineccepibile. Ma ad un certo lasso - e stiam parlando
di Sorrow & sharme - si intravede una luce
gentilmente concessa dalla robustezza del basso che caparbio s'insinua nella ritmica
nerboluta. La successive True Sparrow e Find
Me pur ostentando un kitch-oriented - sembra quasi di sentire gli Wham versione
unplugged - battono comunque un colpo secco alla siccità di inizio gara anche
se - e ogni pentimento è sempre ben accetto - in Offering
the Blues Moen si accorge di aver esagerato un po' troppo e si immerge
nel manouche dolce e stradaiolo, quasi swamp. Risulta in stile, coerenza ed ironia,
il pezzo più riuscito dell'album.
Cosa volete che vi dica? Io ad ascoltare
Revise Your Maps mi sono divertito, non quanto avrei voluto, ma non tutte le ciambelle
vengono col buco. Diciamo che se avessi potuto scegliere tra Moen e la Peyroux,
avrei scelto Madeleine, ma è stata già spendidamente recensita e quindi ho ascoltato
attentamente e scritto del mio meglio. Io mi andrei a riascoltare King is Dead
dei Decemberists, fossi in voi. Tanto per salvare quei cento e passa giorni di
sole l'anno donati da madre natura all'Oregon.