The Shouting Matches
Grownass man
[
Middle West
2013]

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File Under: indie blues

di Fabio Cerbone (11/05/2013)

La notizia è curiosa e circolava già dall'inizio della primavera, poi è arrivato un disco nuovo di zecca, quasi in sordina e soprattutto pubblicato in gran fretta: Grownass Man, titolo quanto mai fedele alla ragione sociale di ispirazione vagamente blue collar del gruppo (e anche l'aspetto dei tre musicisti in copertina non si discosta molto), rimette in gioco il nome di Justin Vernon (Bon Iver) sotto una veste completamente inedita. Forse spiazzato dalle pressioni di un successo crescente, che è passato dall'adorazione della critica anche ad un soprendente consenso di massa, Vernon ha voltato la testa verso la sua adolescenza, le amicizie più strette e una forma di musica più primitiva. Nasce così, sotto l'insegna della più totale informalità, il progetto The Shouting Matches, trio di arcigne dinamiche rock blues sorto per caso sette anni fa in una cantina e mai più rispolverato, tutto immerso nell'iconografia del power trio anni 70, ma certamente con una sensibilità che non può non tenere conto del pedigree da indie rockers dei suoi membri.

Ecco dunque che l'avventura con Phil Cook (Megafaun) e Brian Moen (Peter Wolf Crier) assume una sua forma, ma soprattutto uno stile che tenta di rileggere con personalità le radici di certa southern music, catturando un blues elettrico e votato alla jam strumentale. Senza dubbio insolito per il passato di Vernon (che abbandona quasi in toto anche il suo caratteristico cantato in falsetto), così come per gli stessi Cook e Moen, qui concentrati sulla creazione di un groove rozzo e secco fin dal principio (Avery Hill), che abbia in mente il più paludoso dei sound possibili (Heaven Knows, con tanto di armonica distorta), da qualche parte fra i Black Keys meno sofisticati degli eosordi e dei North Mississippi Allstars con meno foga tecnica e timbriche roots. Ecco, il problema è che certe convulsioni sudiste come Mother, When? le abbiamo già sentite, e con più competenza e adesione al genere, proprio dai fratellini Dickinson, per cui ci perdonerete se la musica degli Shouting Matches non ci appare come una grande scoperta.

Certo, in questa occasione c'è di mezzo la stella luminosa di Bon Iver e qualcosa in termini di "chiacchiericcio mediatico" cambia eccome, ma alla resa dei conti vale soprattutto il risultato finale. In questa direzione, Grownass Man alterna momenti di assoluta rivelazione e altri di routine interlocutoria: nel primo caso ricadono le scorazzate r&b di Seven Sisters e New Theme, quest'ultima davvero una goduria, così' come il finale tutto curve e soul di I Need a Change, e aggiungiamoci pure la dolcissima cavalcata in minore di Gallup, NM, con una chitarra che sfarfalla tra Neil Young e Nels Cline in coda; nel secondo strumentali un po' inutili tra i quali la trama gospel di Milkman (la melodia della chitarra richiama il traditional I'll Shall Not be Moved) e Three Dollar Bill. Prendiamolo come un diversivo e poco più, seppure lampi di classe affiorino tra le righe. Dedicandogli più attenzioni in futuro, The Shouting Matches potrebbe anche diventare una via di uscita redditizia per lo stesso Justin Vernon, in arte Bon Iver.


    


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