Autori vari
Man of Somebody's Dreams
A tribute to Chris Gaffney
[Yep Roc 2009]



"Vixere fortes ante Agamemnona multi", cantava Orazio (poeta augusteo da non confondere con il cavallo disneyano che ha un debole per le vacche). Vale a dire: gli eroi ci sono sempre stati e sempre ci saranno, ma il loro ricordo è destinato a perdersi nelle tenebre del tempo, se le voci dei poeti non ne tramanderanno le gesta salvandone il nome dall'oblio. A ben vedere la musica che viene raccontata su queste pagine è fatta in gran parte da questi eroi senza gloria, nomi celebrati solo da noi modesti cantori con una predilezione per le storie di perdenti, non sempre magnifici. Chris Gaffney è stato uno di questi unsung heroes, portatore sano di una dedizione alla musica popolare americana che ha segnato tutta la sua esistenza, spenta troppo presto da un cancro al fegato che l'ha portato via nel giro di pochi mesi, a 57 anni, nell'aprile 2008. Lasciando a piangerlo non tanto e non solo il pubblico, ma tutti i compagni di strada (e di palco) di una vita.

Raccolti intorno a Dave Alvin e Dave Gonzalez (cioè l'altra metà degli Hacienda Brothers, il duo cui Gaffney aveva dedicato molte delle sue energie nell'ultimo decennio di attività) troviamo tre generazioni di coltivatori delle radici musicali americane: dagli immarcescibili Boz Scaggs e Dan Penn agli Ollabelle. In mezzo, molti dei nomi che contano di quel rinascimento roots che scosse la California negli anni '80 e di cui Gaffney fu, con la sua voce e il suo accordion, appartato ma indimenticato (da chi c'era) protagonista. Così le piantine seminate dal loro autore nel corso di trent'anni e più vengono amorevolmente annaffiate e offerte con cura e rispetto in un omaggio che profuma di blues, di country, di tex-mex e soul. Ognuno veste la scrittura tradizionale di Gaffney del proprio stile, con garbo e senza prevaricare la struttura delle canzoni, dimostrando come il suo songbook appartenesse sì alla serie b, ma nelle mani di musicisti di talento possa fare la sua bella figura anche in contesti più importanti.

Scopriamo così l'anima soul del suo songwriting, affidata a Bozz Scaggs (una Midnight Dream che profuma delle incisioni anni '70 di Al Green) e a Dan Penn (il country soul di I'm So Proud). Gli aromi del Texas e della California del Sud, caratteristici di tante delle composizioni di Gaffney, li ritroviamo invece esaltati nell'esecuzione di Joe Ely (la scatenata Lift Your Leg, che apre le danze), nell'honky tonk virato al noir dalla voce di James McMurtry (Tonight's the Night), nella title track suonata dai Los Lobos e nell'elegante interpretazione di Frank's Tavern dei Calexico. Senza dimenticare il lato più rock, tenuto vivo da Peter Case (Six Nights A Week) e dalla "fiesta" rock'n'roll di Silent Partner, guidata da Big Sandy con gli Straitjackets.

Ci sono poi numerosi richiami al country: dalla Glass House interpretata da Jim Lauderdale con il supporto degli Ollabelle, ad una misurata Quiet Desperation, riletta da John Doe. Alvin si tiene per sé Artesia, introdotta da un toccante talking in cui Dave spiega il senso della canzone: un ritratto per nulla scontato di una devastazione paesaggistica e culturale, di quanto le caratteristiche geografiche uniche del sud-ovest siano state modificate dal progresso, dai centri commerciali e dall'omologazione. Due le menzioni speciali: una per il racconto di Vietnam e disperazione di 1968, cantata con pathos da un Alejandro Escovedo in stato di grazia. L'altra per Tom Russell, che trasforma If Daddy Don't Sing Danny Boy in un rauco folk senza tempo. L'ultima traccia è riservata a Gaffney stesso, catturato in un'interpretazione inedita di un brano di Stanley Wykoff, Guitars Of My Dead Friends: con voce stentata, poco più di un bisbiglio, chiude l'album ricordandoci che, a festa finita, ci sarà un vuoto che non si riempirà più.

Dave Alvin ha iniziato a lavorare all'album mentre Gaffney era ancora vivo; i relativi ricavati sarebbero dovuti servire a finanziare le sue cure mediche. E' diventato invece un atto di amore e riconoscenza nei confronti di un amico. Ma anche un disco dannatamente buono. Che è quello che Gaffney avrebbe apprezzato di più, probabilmente.
(Yuri Susanna)

www.helpgaff.com
www.myspace.com/manofsomebodysdreams

La scaletta:
1. Lift Your Leg - Joe Ely
2. Midnight Dream - Boz Skaggs
3. Man Of Somebody's Dreams - Los Lobos
4. Artesia - Dave Alvin
5. Six Nights A Week - Peter Case
6. If Daddy Don't Sing Danny Boy - Tom Russell
7. Frank's Tavern - Calexico
8. Fight (Tonight's The Night) - James McMurtry
9. The Gardens - The Texas Tornadoes
10. Glass House - Jim Lauderdale and Ollabelle
11. Get Off My Back Lucy - Iguanas
12. 1968 - Alejandro Escovedo
13. King Of The Blues - Robbie Fulks
14. Quiet Desperation - John Doe
15. Tired Of Being Me - Dave Gozalez
16. Silent Partner - Big Sandy and Los Straitjackets
17. I'm So Proud - Dan Penn
18. Guitars Of My Dead Friends - Chris Gaffney


<Credits>