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The Third Mind
Live Mind
[Yep Roc 2025]

Sulla rete: thethirdmind.net

File Under: psychedelic rock


di Paolo Baiotti (18/03/2025)

Quando nel 2020 Dave Alvin (The Blasters, prima di una carriera solista di peso notevole) ha annunciato la formazione di una band di rock psichedelico che intendeva operare con le stesse modalità usate da Miles Davis per la registrazione degli storici album elettrici di fusion Bitches Brew e Jack Johnson, in pratica radunando ottimi musicisti in uno studio, scegliendo una chiave e un groove e registrando dal vivo per qualche giorno, per gli appassionati di questo genere per un momento è stato come tornare alla West Coast della seconda metà degli anni Sessanta, all’epoca dei primi Grateful Dead o dei Quicksilver Messenger Service.

Dave ha chiamato il bassista Victor Krummenacher (Camper Van Beethoven, Cracker), il chitarrista e tastierista Dave Immergluck (Counting Crows), il batterista Michael Jerome (John Cale, Richard Thompson, Charlie Musselwhite) e come ospite in un brano la cantante Jesse Sykes (leader di The Sweet Hereafter); insieme hanno inciso l’omonimo brillante esordio pubblicato agli inizi della pandemia, che ha impedito l’esordio sul palco della formazione. Due anni dopo sono tornati in studio per registrare Third Mind 2, uscito nel 2023 in contemporanea con l’atteso esordio al festival Strictly Bluegrass di San Francisco. Nel frattempo, Jesse è entrata a far parte a pieno titolo del gruppo, che nelle prime date americane si è presentato con Marc Karan (Rat Dog, Phil Lesh) alla seconda chitarra e l’ospite Willie Aron alle tastiere.

Per una formazione del genere un disco dal vivo è inevitabile: Live Mind, registrato a Los Angeles e Ventura nel febbraio 2024 e a Dallas qualche settimana dopo comprende cinque tracce dai due album in studio e due inediti, scorrendo con una certa fluidità, ma lasciando qualche dubbio. Se la partenza di Sally Go Round The Roses (singolo delle Jaynetts ripreso da Pentangle e Great Society) è perfetta con la sua ipnotica melodia folk, la voce sussurrata di Jesse e le chitarre psichedeliche che si aprono in un paio di assoli notevoli, la ripresa della sognante ballata Doralee da Reckless Burning degli Sweet Hereafter sembra ridursi a un omaggio a Jesse ricalcando la versione originale. Ci pensano Groovin’ Is Easy, il soul-blues degli Electric Flag trasformato in un’efficace jam psichedelica e la magnifica Morning Dew, il brano folk di Dobbie Dobson ricreato seguendo la versione dei Grateful Dead, a mostrare il lato migliore del gruppo, con il piano di Aron che affianca le affilate chitarre di Dave e Marc.

La parte centrale del disco è occupata dal travolgente strumentale East West, cover del brano della Butterfield Blues Band scritto da Mick Bloomfield e Nick Gravenites e ispirato dal jazz di Miles Davis con qualche influenza orientale, in cui le chitarre, il piano e l’armonica dell’ospite Jack Rudy sono protagoniste di una cavalcata esaltante, con l’apporto di una sezione ritmica mossa ed efficace. Questa versione è decisamente valida, ma paradossalmente sembra frenata rispetto a quella in studio dell’album d’esordio. Per scaricare la tensione ci vuole una ballata come A Little Bit Of Rain (Fred Neil), cantata da Jesse, che sfuma con un passaggio esemplare in Dark Star, l’immortale brano dei Grateful Dead, del quale vengono riprese l’introduzione e la prima strofa solo strumentale, quasi a chiudere un cerchio di esperienza psichedelica. Scelta coraggiosa, ma forse sarebbe stato meglio non limitarsi a poco più di tre minuti, considerando che il disco dura poco più di 60’.

In conclusione, Live Mind riafferma le capacità di improvvisare del quintetto, ma sembra valorizzarle solo in parte, lasciando alla fine l’impressione di un’occasione non del tutto sfruttata.



 

 

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