Bruce
Springsteen We
Shall Overcome - The Seeger Sessions
[Columbia/Sony
2006]
La superficie di We Shall Overcome - The Seeger Session
senza dubbio si mostra a noi con il volto più scanzonato e divertito che Bruce
Springsteen abbia offerto ai suoi ascoltatori da molto tempo a questa parte:
quel senso di assoluto abbandono che guida le informali registrazioni - tre fugaci
session tra il 1997 e il 2006 - non deve tuttavia ingannare sull'impegno e sul
messaggio che sta dietro un'operazione discografica come questa, "sbrigativa"
e amichevole quanto si vuole, ma con un peso specifico non indifferente nel periodo
storico che viviamo. Con l'indipendenza, la tenacia e la sfuggevole posizione
che da sempre lo contaddistinguono, Springsteen non ha svolto il compito secondo
le regole prestabilite: nonostante le esecuzioni di My Oklahoma Home e
Froggie Went a Courtin', chi pensa al disco "roots" o peggio ancora al divertissment
country di Bruce ha sbagliato obiettivo, perché We Shall Overcome "sfrutta" il
nome Pete Seeger a livello simbolico, lasciando una traccia per la lettura politica
di questa canzoni, ma musicalmente va oltre gli originali e si avventura in una
colossale festa di sonorità tradizionali americane che passano dal bluegrass allo
zydeco, dagli spirituals dei neri al folk degli immigrati irlandesi, da New Orleans
ai Monti Appalachi, secondo uno schema libero di imbrattare ogni stile, tenendo
ferma soltanto quella voce inconfondibile, che senza troppi filtri sembra più
vera che mai. Bisogna partire dalla visione del breve DVD allegato (tracce video
catturate in studio, commenti dell'artista e due inediti, tra cui una debordante
Buffalo Gals) per comprendere le ragioni dello Springsteen di We Shall
Overcome, il quale ammette esplicitamente le motivazioni di una registrazione
dove gli errori e la spontaneità colgono a volte il senso più profondo della comunicazione
di un musicista. Come dargli torto di fronte ad una sequenza commovente e trascinante
di traditionals: uno Springsteen così su di giri e "alticcio" non lo sentivamo
da tempo, contornato in maniera inusuale da chitarre acustiche, violini (Soozie
Tyrell, Sam Barnfield), banjo (Mark Clifford), accordion (Charles
Giordano) e un intera sezione fiati (Ed Manion, Mark Pender
e Richie Rosemberg). Quello che salta fuori dal cilindro è un roots sound
talmente sovraccarico che suona francamente come rock'n'roll sotto mentite spoglie:
lo sfacciato trasporto di Old dan Trucker, Jesse James e John
Henry ad esempio, il clima orgiastico di Jacob's Ladder e l'aria paesana
di Pay me My Money Down, un incrocio fra il dixieland e i Los Lobos, seguendo
il tracciato di figure mitologiche della frontiera americana e della formazione
di un popolo. Vivissime infine le colorazioni irish di Mrs. McGrath, uno
dei vertici assoluti della raccolta insieme alla struggente ballata Erie Canal
ed alle accese tonalità gospel di O Mary Don't You Weep, contrapposte al
folk celestiale di Shenandoah , il lamento straziante di un vecchio pioniere
o della stessa We Shall Overcome. Questo disco non è un divertimento,
questo disco è il tentativo di un uomo e di un musicista americano di catturare
il senso perduto di una nazione. (Fabio Cerbone) www.brucespringsteen.net
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