"I'm
proud of this band": sono le parole stesse di Tom Petty, scandite nell'introduzione
a The Live Anthology, che benedicono un rapporto unico e speciale
all'interno di uno dei più fortunati, longevi e caratteristici sodalizi del rock
americano. Essere orgogliosi della propria rock'n'roll band significa innanzi
tutto avere la consapevolezza di far parte di un'avventura unica, di una strada
percorsa dentro una delle testimonianze più sincere che l'american music abbia
assaporato, magari svelando molto anche del carattere di un artista e della sua
biografia personale. L'elemento infatti che distingue Tom Petty & The Heartbreakers,
perché è di questi ultimi, come entità inscindibile, che stiamo in fondo parlando,
è proprio la immedesimazione dell'uno con gli altri e viceversa, il rapporto di
assoluta complicità che soltanto alcune grandi esprerienze sorte negli anni '70
hanno saputo affermare nel corso del tempo. Con una tipicità tuttavia che sembra
dagli inizi distinguere il rocker della Florida dai suoi coetanei, mostri sacri
di un linguaggio rock ormai codificato: nella conduzione degli Heartbreakers spesso
Tom Petty si annulla, è parte integrante del suono che Mike Campbell e Bemmonth
Tench - gli inseparabili partner fin dagli esordi - e gli altri membri più o meno
onorari (lo scomparso Howie Epstein, Stan Lynch, Ron Blair, gli ultimi accoliti
Steve Ferrone e Scott Thurston) gli mettono a disposizione. Una reciprocità che
in altre situazioni abbiamo constatato, eppure differente per l'approccio: Tom
Petty è rimasto un semplice fan che ogni tanto ha voglia di nascondersi e annullarsi
(basterebbe tornare alla recente comparsa dei Mudcrutch), un esploratore di canzoni,
un'enciclopedia del folklore americano che si trascina dietro gli stessi Heartbreakers.
Il suo linguaggio non è però scolastico, ma curioso e imprevedibile, la sua conoscenza
vasta quanto lo è la preparazione tecnica dei singoli musicisti.
In
The Live Anthology le cover sono dunque l'aspetto più eclatante
e rivelatore: da Bo Diddley ai Grateful Dead, dal blues di Chicago al country
rock dei Byrds, dal sound della Stax ai primordi del rock'n'roll, alla psichedleia
dei sixties, gli Heartbreakers sono un juke box che cambia faccia restando se
stesso, raccontando sessant'anni di questa musica mantenendo saldi energia e conoscenza
storica. E sempre Tom Petty non può che sottolineare direttamente dalla sua penna
come le cover (I'm a Man, Green
Onions, Melinda,
Diddy Wah Diddy, Friend of the Devil,
Oh Well sono solo un piccolo campionario,
ma più che significativo) siano il vero elemento catalizzatore di questa band.
Qui risiede gran parte delll'understatment di questo artista: quando fece le valigie
per la California, con la proposta di firmare un nuovo fiammante contratto da
solista, non ci pensò un secondo a far saltare il banco, pestando i pugni sul
tavolo per portarsi appresso i suoi amici. Ecco, l'amicizia (evidentemente con
tutti le incomprensioni, i litigi, e persino qualche temporaneo abbandono che
vi si accompagnano), è un'ulteriore chiave per leggere The Live Anthology, la
sua forza d'insieme, nonostante la scelta di una scaletta che in quasi trent'anni
di registrazioni (si va dall'alba degli anni '80 al 2007) salta di decennio in
decennio, senza un ordine cronologico.
Qui ritorna allora insistentemente
l'impressione che Tom Petty & The Heartbreakers siano davvero la live band assoluta
del'american rock più classico, senza offesa per nessun altro concorrente, dipende
solamente dal punto di vista che si assume: se la E-Street Band si avvolge quasi
di spiritualità, di una fede che va oltre il gesto tecnico sul palco e si annulla
per sublimarsi nella figura di Bruce Springsteen, se altri contemporanei avversari
non hanno goduto della stessa continuità e probabilmente neppure della stessa
capacità strumentale (basti pensare alla Silver Bullet Band, pur grandissimi,
al fianco di Bob Seger), se altri ancora non hanno voluto scegliere con consapevolezza
di restare agganciati al sogno di una esclusiva rock'n'roll band (da John Mellencamp
a Steve Earle, troppo autori in proprio per sacrificarsi), resta unicamente Tom
Petty a simboleggiare questo rapporto indissolubile e democratico.
Si,
perché lui sarà pure al centro della scena, ma fino ad un certo punto, rendendosi
conto che il suono è solo e soltanto quello degli Heartbreakers. Non è riuscito
a liberaresene del tutto neanche quando ha voluto togliere il loro nome dai dischi
e fare il solista in Full Moon Fever o Wildflowers (e The Live Anthology ne è
piena di esempi, con Runnin Down a Dream,
una strepitosa It's Good to be King, I
Won't Back Down…). Tom Petty non possiede d'altronde la complessità
di Bruce Springsteen, forse non ha nemmeno il dono autorale (brutta parola, perdonate)
di altri suoi coetanei, eppure al fianco di Johnny Cash e nello sviluppo dei famosi
"American recordings" hanno chiamato lui, non altri, e c'erano naturalmente
gli Heartbreakers al completo, così come li abbiamo scovati in mille produzioni,
session, collaborazioni, persino con nomi sconosciuti, esordienti, outsiders assoluti.
Come dire: noi ci siamo sempre quando il rock'n'roll chiama. Ecco, potrebbero
essere la backing band definitiva, o forse addirittura la bar band d'America per
eccellenza, non fossero musicisti troppo bravi e addirittura un po' eccentrici
(perché altrimenti proporrebbero una succulenta versione del tema di Goldfinger
da 007?) per restare imprigionati in una simile definizione. Il fatto è che quando
assapori la sfacciata, impudente vitalità della loro gioventù (da Even
the Losers a Think About You per
arrivare agli inni di Refugee e American
Girl), quando cogli la maturità in Southern
Accents, Learning to Fly o nelle
poco lodate (e splendide) Crawling back to You
e Have Love Will Travel afferri anche il senso
più recondito di questo gruppo, il suo "stare sulla strada", come ci
insegna dalla notte dei tempi questa musica.
The Live Anthology è la summa
di un linguaggio, quello degli Heartbreakers, che sta alla base del nostro modo
di vivere, approcciare, esaltare quella creatura chiamata rock'n'roll. (Fabio
Cerbone)
Pubblicata in tre diverse edizioni sul mercato,
dalla più economica all'autentico feticcio per i fan accaniti, The Live
Anthology raccoglie incisioni dal vivo vagliate direttamente da Tom Petty
con i restanti Heartbreakers lungo trent'anni di storia, dai primi anni '80 al
più recente tour del 2007. La scelta è stata quella di non seguire un ordine strettamente
cronologico, ma di pensare i singoli cd come altrettanti concerti, guidati da
una immaginaria scaletta: il lavoro di missaggio ha permesso di legare fra loro
i periodi distanti delle registrazioni, senza lasciare quasi traccia degli stacchi
(non ci sono evidenti disparità nel suono). Di seguito riportiamo la scaletta
dell'edizione di base contenente i quattro cd (48 brani) e un piccolo libretto
con le note essenziali (si poteva fare di più, aggiungendo qualche foto e commento
degli altri membri del gruppo). Il piatto sostanzioso lo trovare nella limitata
edizione deluxe che espande la raccolta a cinque cd (indichiamo di seguito anche
la scaletta del quinto), arrivando a toccare 62 tracce, con l'aggiunta di un dvd
documentario (a cura di Martyn Atkins, dal Wildflowers Tour del 1995), un dvd
concerto (New Years Eve 1978 Santa Monica, California), il vinile rimasterizzato
dell'Official Live 'Leg bootleg album del 1976, un Blu-ray disc contenente le
62 tracce in stereo e surround sound, un libro fotografico con svariate liner
notes e memorabilia assortite. Per gli audiofili è stata approntata anche una
versione in sette vinili, sempre con libro allegato
Disc 1
1. Nightwatchman // 2. Even The Losers // 3. Here Comes My Girl // 4. A Thing
About You // 5. I'm In Love // 6. I'm A Man // 7. Straight Into Darkness // 8.
Breakdown // 9. Something In The Air // 10. I Just Want To Make Love To You //
11. Drivin' Down To Georgia // 12. Lost Without You // 13. Refugee
Disc
2 1. Diddy Wah Diddy // 2. I Want You Back Again // 3. Wildflowers // 4.
Friend Of The Devil // 5. A Woman In Love (It's Not Me) // 6. It's Good To Be
King // 7. Angel Dream (No. 2) // 8. Learning To Fly// 9. Mary Jane's Last Dance
// 10. Mystic Eyes
Disc 3 1. Jammin' Me // 2. The Wild One,
Forever // 3. Green Onions // 4. Louisiana Rain // 5. Melinda // 6. Goldfinger
// 7. Surrender // 8. Dreamville // 9. Spike // 10. Any Way You Want It // 11.
American Girl
Disc 4 1. Runnin' Down A Dream // 2. Oh Well
// 3. Southern Accents // 4. Crawling Back To You // 5. My Life/Your World //
6. I Won't Back Down // 7. Square One // 8. Have Love Will Travel // 9. Free Fallin'//
10. The Waiting // 11. Good Good Lovin' // 12. Century City // 13. Alright For
Now
Disc 5 (solo deluxe edition) 1. Think About Me // 2.
Down South // 3. I Need To Know // 4. Billy The Kid // 5. I'd Like To Love You
Baby // 6. Image Of Me // 7. Born In Chicago // 8. Like A Diamond // 9. The Last
DJ // 10. No Second Thoughts // 11. Ballad Of Easy Rider // 12. Don't Come Around
Here No More // 13. Too Much Ain't Enough // 14. County Farm